TECNOLOGIA SOLIDALE

L’intelligenza artificiale a scuola non è una minaccia: ecco il GPT che non dà risposte ma fa domande



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Per Roberto Castaldo, docente e innovatore digitale, l’intelligenza artificiale non minaccia l’educazione: può anzi rilanciarla. Con AllenaMente, un GPT ispirato a Socrate e a Project Zero, propone un non risposte pronte, ma domande per allenare la mente a pensare

Pubblicato il 13 giu 2025

Antonio Palmieri

Fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido



intelligenza artificiale

“E se l’intelligenza artificiale non fosse una minaccia per il pensiero, ma il suo più fedele allenatore?” Roberto Castaldo, lei cosa intende con questa affermazione?

“Intendo sottolineare che il cuore del problema che stiamo vivendo nelle nostre scuole non è se l’intelligenza artificiale generativa sia un pericolo o un’opportunità. Il vero problema non è l’intelligenza artificiale: è il modo in cui concepiamo l’educazione.”

L’intelligenza artificiale a scuola: un codice etico

Lei parla da uomo di scuola…
“Parlo da uomo che ama la scuola e conosce le straordinarie potenzialità del anche il digitale. Insegno informatica presso l’ISIS Europa di Pomigliano d’Arco (NA) e sono stato membro del Consiglio direttivo di IWA Italy, partecipando alla definizione dei profili professionali del web, ho contribuito alla creazione dell’indirizzo di Istruzione Professionale Web Community, e ho ideato il Manifesto e Codice Etico per l’Intelligenza Artificiale Generativa a Scuola

Però ISIS non è un bell’acronimo…
“Stia tranquillo. Sta solamente per Istituto Superiore d’Istruzione Secondaria…”

Tuttavia lei vorrebbe terremotare il sistema scolastico…
“Immagini di entrare in un’aula di una qualsiasi delle nostre scuole: dove gli studenti sono quasi sempre seduti in file ordinate, pronti a ricevere informazioni come contenitori vuoti da riempire. L’insegnante parla, gli studenti ascoltano – o fingono di farlo – prendono appunti e poi rigurgitano tutto durante le verifiche. Esistono delle eccezioni, ma questa scuola, pur con le migliori intenzioni, finisce per spegnere quella scintilla naturale di curiosità che caratterizza ogni essere umano.”

Una situazione che tutti noi riconosciamo. La scuola tradizionale, con il suo approccio essenzialmente trasmissivo, trasforma troppo spesso l’apprendimento in un processo meccanico.
“Gli studenti diventano – anzi, sono sempre stati – consumatori passivi di contenuti preconfezionati, perdendo quella capacità innata di porsi domande, di esplorare, di costruire significati personali. Magari lo studente sa ripetere formule matematiche, ma non sa applicarle a situazioni reali, conosce date storiche ma non comprende le dinamiche del presente, memorizza definizioni ma non sviluppa pensiero critico.”

Perché usare l’intelligenza artificiale a scuola

È come se avessimo una palestra dove invece di allenare i muscoli, ci limitassimo a guardare qualcun altro fare esercizio. L’intelligenza artificiale generativa e conversazionale come si inserisce in questo quadro?
“Quasi tutte le tradizionali attività didattiche, come la redazione di riassunti, sintesi e traduzioni, sono realizzabili in pochi istanti dalle GenAI. L’intelligenza artificiale sta di fatto trasformando radicalmente l’istruzione, ma ciò nonostante molte istituzioni educative sembra stiano a guardare, o ancor peggio fingono che non stia succedendo niente. Io invito a considerare questa situazione come un’opportunità per ripensare completamente cosa significhi fare scuola.”

Quindi qual è, secondo lei, il vero bisogno educativo del nostro tempo?
“Come diceva Jean Piaget: “L’obiettivo principale dell’educazione è quello di creare persone capaci di fare cose nuove, non semplicemente ripetere quello che hanno fatto altre generazioni”. Fermiamoci un momento a riflettere: cosa vogliamo davvero dai nostri studenti? Che sappiano recitare a memoria le tabelline o che sviluppino una mentalità matematica? Che ricordino tutte le battaglie della storia o che comprendano i meccanismi del cambiamento sociale?

La risposta a questa domanda retorica è scontata…
“…ma non praticata. Il vero bisogno educativo del XXI secolo è chiaro: siamo tutti diversi, le neuroscienze ce lo dicono da decenni, allora dovremmo eliminare test standardizzati, obiettivi e strade per arrivarci uguali per tutti, dovremmo dobbiamo finalmente trasformare gli studenti da consumatori passivi in creatori autonomi del proprio apprendimento. Non basta più trasmettere informazioni; dobbiamo alzare l’asticella e aiutare i giovani a sviluppare quella che potremmo chiamare “intelligenza generativa umana”.

L’intelligenza generativa umana

Cosa intende esattamente con “intelligenza generativa umana”?
“La capacità di porsi domande significative invece di aspettare risposte preconfezionate, costruire connessioni tra concetti apparentemente distanti, sviluppare pensiero critico per navigare un mondo pieno di informazioni contraddittorie, utilizzare al meglio gli strumenti che abbiamo a disposizione (GenAI in primis) e coltivare creatività per immaginare soluzioni innovative ai problemi. Insomma dobbiamo aiutare i nostri studenti a diventare pensatori abituali!”

E qui entra in scena la sua soluzione: AllenaMente. Di cosa si tratta?
“AllenaMente è un GPT che ribalta completamente il paradigma distorto dell’uso dell’intelligenza artificiale generativa in ambiti educativi. Le faccio un esempio pratico: immagini di porre ad AllenaMente la domanda “Qual è la capitale dell’Italia?”

Un qualsiasi algoritmo risponderebbe “Roma”…
“Esatto! AllenaMente, invece, risponde così: “Interessante domanda! Prima di dartela, che ne dici di esplorare insieme come si arriva a questa risposta? Cosa sai già sull’Italia? Come pensi che si possa definire una ‘capitale’? Quali indizi potrebbero aiutarti a scoprirlo da solo?”

Quindi nessuna risposta diretta? Un approccio completamente diverso. “AllenaMente non fornisce risposte, ma pone stimola domande nella speranza che un approccio simile possa diventare abituale, quasi istintivo. Si ispira principalmente alla maieutica socratica – quella tecnica con cui Socrate, facendo le domande giuste, aiutava i suoi interlocutori a “partorire” la conoscenza che già possedevano dentro di sé – e alle Routine di Pensiero (Thinking Routine) di Project Zero.

Che cosa è?
“Project Zero è un progetto di ricerca educativa fondato da Howard Gardner e David Perkins presso la Harvard Graduate School of Education, e Lale thinking Routine – ve ne sono circa ottanta debitamente censite e catalogate – è uno strumento per promuovere sviluppare e potenziare pensiero critico e abilità metacognitive, e stimolare un apprendimento attivo.”

Capito. Torniamo ad AllenaMente. Quali sono i principi fondamentali con i quali l’ha impostata?
“Primo: nessuna risposta diretta, l’applicazione non fornisce mai soluzioni immediate.
Secondo: attivazione del pensiero: ogni interazione è progettata per attivare specifici percorsi cognitivi.
Terzo: personalizzazione del percorso: si adatta al livello e allo stile di apprendimento dell’utente.
Quarto: autonomia progressiva: gradualmente, l’alunno diventa sempre più indipendente nel proprio processo di ricerca.”

Nessuna risposta immediata non rischia di allontanare chi studia? Per definizione uno studente ha fretta di finire i compiti e invece AttivaMente lo sfinisce di domande…

“Il problema si porrà fintanto che a Scuola si continuerà ad assegnare compiti a casa che una GenAI riesce a completare in pochi istanti: forse anche lei ed io, quando eravamo studenti, ci saremmo fatti “sostituire”… Quando un’AI fornisce risposte immediate a ogni domanda, allo studente può sembrare incredibilmente utile e rapida. Ma cosa può succedere realmente nel cervello dello studente?”

Credo di intuirlo, ma so anche che lei sta per dirmelo…
“Ci sono almeno quattro conseguenze negative.
1. Atrofia del pensiero critico: Perché sforzarsi di ragionare quando la risposta è a portata di clic?
2. Dipendenza tecnologica: Lo studente smette di fidarsi delle proprie capacità cognitive.
3. Perdita di motivazione intrinseca: Il piacere della scoperta viene sostituito dalla gratificazione estrinseca immediata (voti, genitori felici).
4. Superficialità dell’apprendimento: Si accumulano informazioni senza costruire vera comprensione.”

Per questo AttivaMente non fa gli esercizi al posto tuo, ma ti guida verso il movimento (di pensiero) corretto, ti motiva quando vuoi mollare e celebra i tuoi progressi.”

L’intelligenza artificiale, usata come un allenatore, come il personal trainer del pensiero umano e non come il suo sostituto…
“Proprio così. Quando abbiamo accesso immediato alle informazioni siamo portati a confondere la disponibilità dell’informazione con la conoscenza personale. In altre parole, pensiamo di sapere cose che in realtà sappiamo solo come trovare. In questo modo gli studenti non sviluppano memoria a lungo termine, non creano connessioni significative tra i concetti, non sviluppano resilienza cognitiva di fronte ai problemi complessi…”

…Cioè non imparano a pensare. Per quanto invece riguarda i suoi colleghi insegnanti, quale ruolo possono ritagliarsi?
“Un ruolo rinnovato: da trasmettitori di contenuti a motivatori di apprendimento, da dispensatori di nozioni ad abbattitori di barriere allo studio, da unica fonte del sapere a facilitatori di processi mentali. Secondo la mia visione, i docenti sono chiamati a guidare l’integrazione dell’IA come mezzo di supporto didattico e non come fine ultimo, e a favorire con ogni mezzo l’autonomia intellettuale e la capacità critica degli studenti.”

Traduzione?
“Possono progettare – per la prima volta da quando esiste la scuola su questo pianeta -e seguire percorsi individuali anche in classi numerose, focalizzarsi sui processi di pensiero piuttosto che sui contenuti memorizzati e migliorare progressivamente le continuare a riflettere sulle proprie pratiche didattiche, proprio grazie alle GenAI.”

In conclusione. Lei è ottimista sul futuro della scuola nell’era dell’intelligenza artificiale generativa e conversazionale?
“Il futuro dell’educazione non è nella demonizzazione o nella competizione con l’intelligenza artificiale, ma nella collaborazione intelligente con essa. È giunto il momento in cui fare una scelta: Dda una parte, possiamo utilizzare l’intelligenza artificiale per perpetuare un modello educativo obsoleto, rendendo gli studenti ancora più passivi e svilendo ulteriormente il ruolo della scuola e di ogni educatore. Dall’altra, riconoscendo che l’IA generativa è uno strumento eccezionale che deve inchinarsi alla pedagogia, possiamo sfruttarla per realizzare finalmente il diritto di ogni studente a beneficiare di un’educazione personalizzata, attiva e centrata sullo sviluppo del pensiero.”

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