CULTURA DIGITALE

Libri e innovazione: 4 titoli da leggere nell’estate 2020

La necessità di abbracciare l’incertezza come fonte di creatività, l’importanza di fare errori, il futuro di un pianeta sempre più spopolato: sono i temi di alcuni libri che possono essere letti in questa difficile estate del 2020. Per capire cosa sta cambiando. E diventare più resilienti

Pubblicato il 11 Ago 2020

Libri da leggere nell'estate 2020

L’estate è da sempre il momento più adatto per trovare il tempo di leggere libri, ma questa estate 2020, così diversa dalle altre, richiede anche letture di tipo diverso. Parlando di innovazione, è interessante riflettere, per esempio, su come gestire il sentimento di incertezza che ha  travolto cittadini e imprese a causa del virus. Resta importante capire come la spinta innovativa possa scaturire proprio dai momenti di difficoltà. Ma è anche opportuno meditare su come sarà un mondo sempre più spopolato e quali ripercussioni questo avrà sull’attitudine a innovare di individui e organizzazioni.

Ecco quattro suggerimenti forniti dal Financial Times.

Libri per l’estate 2020

  1. Radical Uncertainty: Decision-Making Beyond the Numbers di John Kay e Mervyn King

Con l’avvento della pandemia è emerso un sentimento comune: l’incertezza. L’argomentazione chiave di questo libro è che, mentre tutti noi desideriamo fortemente un certo livello di certezza riguardo al futuro, e fingiamo di essere in grado di crearlo, questo atteggiamento rischia di causarci problemi. A sostenerlo è John Kay, uno dei più importanti economisti britannici, consigliere di grandi istituzioni e amministrazioni pubbliche, e  Mervyn King, che è stato per 10 anni Governatore della Bank of England. Gli autori prendono in esame il modo in cui usiamo i modelli: decidiamo di affrontare questioni estremamente complesse, immaginiamo come potremmo comportarci se avessimo una perfetta conoscenza del futuro, dopodiché cerchiamo di costruire il modello. Tentiamo così di domare il rischio quantificandolo. Qual è il problema di un approccio di questo tipo? Che non abbiamo molti dei dati necessari – e rilevanti – perché possa funzionare. E questo rende i risultati “un insieme di sciocchezze numeriche”. Kay e King sostengono che sarebbe molto meglio accettare la nostra incapacità di prevedere e lasciare la porta aperta ai cambiamenti, o almeno alle “opportunità di approfittare di sviluppi che attualmente non si vedono”. Gli autori sottolineano che l’incertezza radicale è uno dei motori che spinge gli imprenditori, ma specificano anche che la mitologia tanto amata dell’Occidente dell'”imprenditore solitario” che portano un’idea al trionfo è, appunto, mitologia. Invece i buoni imprenditori attingono all’esperienza collettiva e all’intelligenza per promuovere l’innovazione. I limiti della “certezza” dimostrano il potere del giudizio umano sull’intelligenza artificiale. Nella maggior parte delle decisioni non è possibile fare previsioni o elaborare probabilità su cui fare affidamento. Invece di inventare numeri per colmare le lacune nelle nostre conoscenze, dovremmo adottare strategie commerciali, politiche e personali che siano solide e resilienti a eventi imprevedibili. All’interno della sicurezza di una narrazione di riferimento così robusta e resiliente, l’incertezza può essere abbracciata – dicono gli autori del libro – perché è fonte di creatività, entusiasmo e profitto.

Sembrerebbe un testo scritto apposta dopo che il Covid19 ci ha reso costantemente incerti sul futuro, anche immediato. Invece, sorprendentemente, è stato pubblicato poco prima della pandemia. Ma non è da escludere che, nelle eventuali ristampe, venga introdotto un capitolo dedicato alla pandemia.

QUI il video che illustra il libro, edito da WW Norton & CO e non ancora pubblicato in Italia

Mervyn King & John Kay - Radical Uncertainty: Decision-Making Beyond Numbers

Mervyn King & John Kay - Radical Uncertainty: Decision-Making Beyond Numbers

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2. How Innovation Works: And Why It Flourishes in Freedom di Matt Ridley

Ci piace pensare all’innovazione in termini di “rivoluzioni, scoperte e illuminazione improvvisa”, afferma Matt Ridley, giornalista scientifico britannico, a lungo all’Economist, membro della Camera dei Lord, imprenditore e autore, nel 2010, di un saggio che fece epoca, “L’ottimista razionale. Come evolve la prosperità” (Torino, Codice Edizioni, 2013). Ma questa – specifica lo scrittore – non è la realtà. L’innovazione è uno “sport di squadra” ed è un fenomeno che obbedisce alle logiche della selezione naturale, o meglio, del procedere per tentativi ed errori. Gli antichi greci conoscevano la potenza del vapore, ma non è stata sfruttata finché non è arrivato il misconosciuto francese Denis Papin e poi figure più note come James Watt e George Stephenson: a quel punto è stata costruita la ferrovia Liverpool-Manchester e la storia è cambiata. Ridley copre una vasta gamma di innovazioni tra cui quelle nella sanità pubblica e il lavoro di Lady Mary Pierrepoint nello sviluppo di inoculazione del vaiolo, la lampadina di Edison, l’ascesa dei computer e altro ancora, fino alla pandemia da Covid19. Alcune spiegazioni possono essere difficili da seguire, ma Ridley ha un tocco leggero e ironico.

QUI una video-intervista a Matt Ridley, autore del libro edito da Harper Collins nel 2020 e non ancora tradotto in Italia

Michael Shermer with Matt Ridley — How Innovation Works: and Why It Flourishes in Freedom

Michael Shermer with Matt Ridley — How Innovation Works: and Why It Flourishes in Freedom

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3. The 10,000 Year Rise of the World Economy di Philip Coggan

L’autore traccia un quadro completo della storia dell’economia mondiale, a partire dalle prime lame ossidiane ritrovate in quella che oggi è la Turchia. al confine tra Iran e Iraq, 7000 anni prima di Cristo. fino alla guerra commerciale sino-americana di oggi. Coggan –  giornalista d’affari britannico ed ex autore per The Economist della rubrica Buttonwood sulla finanza  – spiega che le economie storiche erano molto più sofisticate di quanto si potesse immaginare, legate tra loro da reti di credito e strumenti finanziari molto simili all’economia moderna. Coggan mostra come, in ogni fase del lungo viaggio, siano stati i collegamenti tra le persone a creare sempre le condizioni di prosperità, permettendo più commercio, più specializzazione, più idee e più libertà. Nel 1940, ricorda Coggan, il 20 per cento delle case degli Stati Uniti non aveva luce elettrica e il 30 per cento era senza acqua corrente. Nel 1800, l’85% del mondo viveva in condizioni di assoluta povertà e nessun paese al mondo aveva un’aspettativa di vita superiore ai 40 anni. Ora la media mondiale è più di 70. Dal 1820 la popolazione mondiale è aumentata di sei volte e il reddito pro capite  nove volte. Cifre basate sull’esistenza di un sistema di autogestione di “complessità vertiginosa”, dice Coggan. Che, a suo parere, funziona meglio quando il commercio e le persone sono liberi e il governo interviene in prevalenza nei momenti di vera crisi.

QUI una video-intervista all’autore

“More: The 10,000 Year Rise of the World Economy” by Philip Coggan

“More: The 10,000 Year Rise of the World Economy” by Philip Coggan

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4. Pianeta vuoto di  John Ibbitson e Darrell Bricker

(in uscita a settembre 2020 in Italia per Add Editore)

Tra i libri in uscita in Italia nel 2020 c’è “Pianeta vuoto”. La popolazione globale sta andando verso un rapido declino e in molti Paesi, come per esempio l’Italia, il fenomeno è già ampiamente iniziato. Il passaggio si deve in buona parte all’avanzamento più rapido del previsto dell’urbanizzazione, con gli effetti che questa ha sulla fecondità. Per la prima volta nella storia del genere umano, notano gli autori, nel 2007 più della metà degli abitanti del globo viveva nelle città. Oggi la percentuale è già salita al 55% e tra un trentennio si prevede arrivi al 66%. La vita urbana, così come un maggiore tasso di sviluppo, tende a ridurre il numero di figli a causa dell’aumento degli anni di studio, dell’organizzazione del lavoro, delle esigenze economiche delle coppie, dei mutamenti culturali o anche di fattori come lo smog, lo stress e comportamenti che riducono la potenzialità riproduttiva. In circa 30 anni sembra probabile che la popolazione globale inizierà a declinare, come già avviene in oltre 20 paesi. Bricker e Ibbtison affermano che il declino della popolazione non è necessariamente una cosa buona o cattiva, a meno che, naturalmente, la perdita di “ottimismo giovanile” porti anche a una perdita di innovazione. Ma è certamente un grande evento che cambierà la politica globale, ridurrà la crescita complessiva del PIL (anche se forse non pro capite), trasformerà la vita sociale e anche l’ambiente. Dovremmo pensarci, soprattutto ora che, negli ultimi mesi, con la pandemia, molti di noi hanno avuto un’idea di come sia la vita con meno persone.

Urbanization plays an important role in shifting population rates — Darrell Bricker & John Ibbitson

Urbanization plays an important role in shifting population rates — Darrell Bricker & John Ibbitson

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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