POLITICA & INNOVAZIONE

Enea Tech e Biomedical cerca un direttore generale, con Giovanni Tria presidente

Pubblicato il 19 Lug 2021

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Dopo l’approvazione del Decreto Sostegni Bis, comincia il percorso per rendere operativa Enea Tech e Biomedical, che prende il posto di Enea Tech. E si comincia dalla governance. Il Ministero dello Sviluppo ha affidato alla società di executive search Key2People la ricerca del direttore generale che, molto probabilmente, lavorerà con un presidente di nome Giovanni Tria.

Azzerato il consiglio d’amministrazione e rimosso il focus startup, dalla scelta del direttore generale si potrà comprendere che strada prenderà il nuovo fondo che parte con una dotazione di 650 milioni: 400 per interventi di riconversione in ambito farmaceutico, lo sviluppo di vaccini, la costituzione di centri di ricerca e  250 per finanziare nuove imprese nei settori ICT, deeptech, green e agritech.

La ricerca di Key2People è orientata verso un profilo proveniente dal mondo biotech o medtech , comunque con esperienze nel settore farmaceutico o della ricerca scientifica. E sembra che le preferenze possano andare verso una figura femminile, visto che sulla presidenza ha messo un’ipoteca Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia nel primo governo Conte. Tria è attualmente consigliere economico del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e con questa veste ha seguito direttamente la “ristrutturazione” di Enea Tech.

A nominare i vertici sarà il nuovo consiglio d’amministrazione: cinque componenti designati dal Mise (due), Enea (uno), dal Miur (uno) e dal ministero della Salute (uno).

Non è ancora chiaro quando potrà essere operativo Enea Tech e Biomedical. Al di là dei tempi necessari per le nomine del CdA, la selezione e l’ingaggio del general manager, restano da definire le regole di comportamento del nuovo soggetto e i perimetri di intervento. Quali saranno le modalità di investimento? Le stesse del cancellato Enea Tech? Quali centri di ricerca potrà finanziare? In quali ambiti? Solo da un nuovo decreto dovrebbero arrivare le risposte. E

Non dovrebbero, invece, esserci problemi per le risorse finanziare, anche perché si tratta di soldi già disponibili e non utilizzati. I 4oo milioni che costituiscono il rilancio arrivano infatti 200 da Cura Italia (gestito da Invitalia) e 200 da un fondo vaccini mai attivato. Si tratta quindi di un abile reimpiego di risorse già allocate.

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