Innovazione
Edicola italiana, una scommessa difficile per la stampa in crisi
Il chiosco digitale lanciato da un consorzio di editori con Digital Magics arriva tardi ma presenta alcune caratteristiche interessanti. Adesso lo attende la prova di un mercato dominato da Apple. La video-opinione di Paola Dubini, docente della Bocconi
di Giovanni Iozzia
Pubblicato il 21 Gen 2015

Per anni gli editori, e il management delle aziende editoriali, preoccupati di salvaguardare l’esistente e i loro bonus, hanno ritenuto che bastasse parlarne nei convegni e nelle convention aziendali, magari con qualche ospite scoppiettante e dissacratore. Senza vedere che i “clienti” nel frattempo invecchiavano o emigravano e le aziende inserzioniste guardavano i numeri, crescenti, e misurabili della Rete, credendo sempre meno alle rilevazioni generose della stampa. Ci è voluta la pazienza e la tenacia di un innovatore moderato come Enrico Gasperini, fondatore di Digital Magics, che tessendo per qualche anno una impensabile tela è riuscito a in un Consorzio tutti i principali editori italiani (da Mondadori a Rcs, c’è tutta l’industria), convincendoli che la migliore difesa è l’attacco. Da sferrare con l’aiuto di una startup, PremiumStore, su cui il suo venture incubator ha investito 1milione di euro.
Edicola Italiana, quindi, è un tentativo che va accolto con favore. Come dic nel video qui sotto la professoressa Paola Dubini del Dipartimento di Management e Tecnologia della Bocconi, ha degli elementi di novità che fanno sperare bene: l’account unico; la formula “all you can read” che dalla musica e dai libri viene sperimentata sui periodici; la possibilità di ricerca su tutte le testate in vetrina.
►La videoguida a Edicola Italiana.
Adesso bisognerà vedere se il sistema funzionerà, se i vecchi “clienti” troveranno conveniente migrare da AppleStore e i nuovi saranno attirati dalla semplicità del nuovo chiosco; se l’alleanza fra concorrenti resterà salda; se la dimensione nazionale del business è sostenibile. E se gli editori, e i loro manager, finiti i convegni e chiuse le riunioni, non continueranno a pensare che le copie digitali sono solo “cannibali” del loro business, una necessità da tollerare. Senza capire che prima o poi dovranno cambiare davvero anche i loro giornali di carta.