L'INTERVISTA

Criptovalute: cosa è successo nel 2022 e perché il terremoto continuerà nel 2023

“Il fallimento di FTX, la piattaforma mondiale di Exchange, non è la sola truffa nel mondo delle criptovalute e non si può escludere che ce ne saranno delle altre” dice a EconomyUp Christian Miccoli, CEO di Conio, startup che fornisce wallet per Bitcoin. E spiega perché hanno un ruolo chiave i token

Pubblicato il 30 Dic 2022

Foto di Kanchanara su Unsplash

Il 2022 è stato l’anno del crollo degli Exchange, siti per acquistare e vendere criptovalute, ma non è finita qui: il peggio potrebbe ancora venire. Ne è convinto Christian Miccoli, pioniere dell’online banking in Italia, già ai vertici di ING Direct e Che Banca! e co-fondatore nel 2015 di Conio, startup che ha lanciato il primo wallet Bitcoin per smartphone in Italia. “Si dice: le criptovalute hanno un problema. Non è così” afferma il CEO di Conio intervistato da EconomyUp. “Un conto sono le criptovalute, un conto i token emessi dagli Exchange: sono oggetti da guardare con forte sospetto perché vengono presentati come strumenti di investimento quando non è esattamente così. Ci vorrebbero più controlli e maggiore volontà di intervenire“. E su FTX, una delle principali piattaforme mondiali di Exchange, fallita a fine 2022: “Non è che FTX sia ‘la’ truffa per eccellenza: non è l’ultima e non si può escludere che ce ne saranno delle altre”.

Christian Miccoli, CEO di Conio
Ma ripercorriamo in breve cosa è successo nel 2022, per poi passare a una valutazione di cosa potrebbe succedere nel 2023.

2022: l’annus horribilis del mondo criptovalute

Gli ultimi 12 mesi sono stati particolarmente critici per chi si muove nel settore. Il prezzo dei Bitcoin è sceso del 65% dall’inizio del 2022, la criptovaluta Luna è crollata di valore, l’exchange FTX è finito in bancarotta. Quest’ultimo è stato il caso più eclatante: la società fondata nel 2019 con sede alle Bahamas, terza piattaforma di criptovalute al mondo, ha iniziato l’anno con una valutazione di 32 miliardi di dollari e ha assunto celebrità, tra cui Larry David e Tom Brady, per i suoi spot pubblicitari durante il Super Bowl, mentre dichiarava di avere oltre un milione di utenti e si propagandava come il “cavaliere bianco” in grado di salvare altre aziende di criptovalute dalle turbolenze del mercato. Ma, a novembre 2022, FTX è semplicemente fallita, al termine di una settimana in cui era stata ipotizzata la fusione con l’Exchange rivale Binance. In appena sette giorni avrebbe bruciato 17 miliardi di dollari. Il fondatore di FTX, Sam Bankman-Fried, 30 anni, sessantesimo nella lista dei miliardari del mondo di Forbes, è stato arrestato per frode telematica, frode in titoli, associazione a delinquere finalizzata alla frode in titoli e riciclaggio di denaro, per poi ottenere gli arresti domiciliari grazie a un’iperbolica cauzione.  John Ray, il nuovo CEO chiamato a supervisionare la bancarotta di FTX, ha detto di non aver mai visto prima “un fallimento così completo dei controlli aziendali”.

Criptovalute e corruzione politica?

Come è stato possibile tutto questo? “Sam Bankman-Fried – afferma Miccoli – nato a Stanford nel 1992, figlio di due professori di giurisprudenza della prestigiosa università californiana e laureato in fisica e matematica al MIT nel 2014, è stato uno dei più grandi finanziatori dei Democratici. Ha dato quasi 40 milioni di dollari a quel partito. La madre è tra le organizzatrici di una fondazione che finanzia i Democratici. Quando c’è un’interazione con la politica le cose di ingarbugliano”. Christian Miccoli non usa mezzi termini: “Ritengo che si tratti di una gigantesca truffa che nasconde anche un evidente problema di corruzione politica a livelli molto significativi”. 

Il CEO di Conio tiene però a precisare che vanno distinte le criptovalute dalle iniziative di Exchange. “Intanto – dice – gli Exchange hanno goduto di grande visibilità grazie a massicce campagne pubblicitarie, come quelle realizzate da FTX in Qatar. Doveva metterci in guardia quell’abbondanza di risorse finanziarie da parte di business che sono relativamente ‘poveri’. Mi spiego: gli Exchange non hanno margini clamorosi. È come se la Borsa di Milano si mettesse di punto in bianco a sponsorizzare i Mondiali del Qatar. Non lo fa anche perché non ha margini sufficienti”.

Il caso Binance

Anche Binance, l’altro big mondiale nel settore degli Exchange, ha portato avanti dispendiosissime campagne pubblicitarie. E anche questa piattaforma sta procedendo lungo un sentiero caratterizzato da elementi poco chiari, di cui in realtà si è scritto e dibattuto negli ultimi anni, senza però ottenere  risposte esaustive. Fondata nel 2017 da Changpeng Zhao, sviluppatore cinese noto come “CZ”, aveva inizialmente collocato la sede in Cina, per poi spostarla a causa dell’aumento delle restrizioni sulle criptovalute in quel Paese. Attualmente risulta avere il quartier generale alle isole Cayman.

Nel luglio 2021, la Consob ha impedito alle società del “Gruppo Binance” di  prestare servizi e attività di investimento in Italia, nonostante l’azienda sostenesse di non operare in alcun luogo specifico “dato che è decentralizzata e lavora con una serie di entità regolamentate in tutto il mondo”. Tuttavia, a maggio 2022, Binance è riuscita ad ottenere l’approvazione normativa in Italia e ha aperto una sede nel nostro Paese attraverso una società costituita da hoc, Binance Italy srl, collocata in un anonimo condominio di Lecce. Perché proprio a Lecce? Non è dato sapere. Si sa comunque che a fine 2022 è stato nominato un General Manager per l’Italia, Gianluigi Guida.

Le “responsabilità” dei token

In attesa di far luce sulle zone più oscure di questo innovativo fenomeno, Christian Miccoli indica un colpevole, anzi quello che, a suo dire, sono i principali colpevoli della recente crisi: i token emessi dagli Exchange. I token, lo ricordiamo, sono un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto a un determinato soggetto. “Appare chiaro – sostiene il CEO di Conio – che le fonti di guadagno degli Exchange non sono le commissioni che pagano i clienti, ma i token emessi. FTX emetteva FTT, l’FTX token. Quando emetto quel token sono io che decido tutto: non ci vuole niente a far sì che salga molto il prezzo, a creare aspettative. A quel punto la gente pensa che qualsiasi token sia un buon investimento. Il token FTT era la promessa di poter pagare con il token le commissioni future. In realtà era un Security Token, invece lo vendevano come Utility Token. Così gli Exchange propongono i token come sistemi di investimento. Non è corretto. E intanto accumulano fondi”.

Chi vigila sul mondo crypto

Ma chi vigila sulle aziende attive nel mondo delle criptovalute in Italia e nel mondo? “Dovrebbe farlo la Consob in Italia, la Sec negli USA. Ma quando c’è questa enorme euforia, non sono molti quelli che vanno a guardare cosa sta succedendo. Tuttavia – precisa Miccoli – in questo anno il mercato è  maturato. I regulator hanno gli strumenti per intervenire in questi casi. Magari dovevano farlo prima e con maggiore efficacia“.

Intanto la BCE si sta attrezzando per la sua valuta digitale. Nelle intenzioni sarebbe una versione digitale delle banconote, stessa sostanza (euro) ma forma diversa (elettronica). Sarebbe emessa dall’Eurosistema (la BCE e le banche centrali nazionali) ed universalmente accessibile ai cittadini. I test di fattibilità in corso presso le banche centrali riguardano blockchain di tipo permissioned, ossia quel tipo di DLT soggette a un’autorità centrale che determina chi può accedervi e che ruolo possa avere. Queste strutture dovrebbero coniugare i vantaggi di una blockchain “classica” con la necessaria regia che una banca centrale deve fornire al sistema dei pagamenti del paese.

“Tutto questo darà un impulso fortissimo alle criptovalute – commenta Miccoli – perché ci spingerà tutti a fare i conti con la valuta digitale”.

Cosa fa Conio

Conio non è un Exchange né una piattaforma di criptovalute. “È un business relativamente noioso – scherza Miccoli – facciamo servizi di wallet, non abbiamo strani token. La custodia è la tecnologia base che serve in questo settore. Ha un enorme valore per il cliente, perché, quando hai le criptovalute nel wallet, nessuno le può spostare. Il nostro è un sistema di custodia molto forte, che consente di recuperare i Bitcoin anche in casi estremi, perché la nostra chiave è ripartita su 3 organizzazioni diverse. La banca e Conio possono trasferire i Bitcoin agli eredi del proprietario o riattivare il suo conto qualora avesse perso la chiave”.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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