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Fintech, i numeri e le storie di una rivoluzione annunciata

Nel 2015 le startup finanziarie italiane hanno ottenuto 20 milioni di euro di finanziamenti. Cresceranno, perché la disruption, a livello globale, è cominciata. E le società tradizionali potrebbero perdere fino a 5miliardi di dollari. A meno che…

Pubblicato il 27 Dic 2015

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Nel 2015 le startup italiane del Fintech (Financial technology), termine che ci si riferisce all’utilizzo della tecnologia e di modelli di business innovativi nel settore dei servizi finanziari, hanno raccolto complessivamente almeno 20 milioni di euro. Una cifra importante, soprattutto se inquadrata nel contesto dell’asfittico venture capital circolante nel nostro Paese, che dà la misura di come questo settore stia crescendo, si stia affermando e stia portando una rivoluzione nell’ambito dei servizi finanziari. Rivoluzione che, in un momento di crisi del settore bancario tradizionale come quello che stiamo vivendo in questi giorni, può risultare ancora più travolgente.

I numeri parlando da soli. Uno dei finanziamenti più ricchi ottenuti da una startup italiana nel 2015, 16 milioni di euro a novembre, è andato a MoneyFarm, società che offre ai risparmiatori consulenza e prodotti di investimento, azioni, titoli di stato, valute, la prima nel nostro Paese a farlo solo online. Fondata nel 2011 da Paolo Galvani e Giovanni Daprà, ha ricevuto il mega-investimento dal fondo inglese Cabot Square Capital e da United Ventures. Un cifra record per l’Italia. L’operazione ha ricevuto l’approvazione da parte di Banca d’Italia e dell’Fca (l’authority britannica). La startup aspira ora a diventare leader europeo dei servizi di Digital Wealth Management unendo tecnologia, innovazione ed esperienza nella gestione del risparmio.

Qui la storia di MoneyFarm

Solo negli ultimi giorni di dicembre si sono contati almeno tre investimenti significativi nel Fintech italiano, per un totale di quasi 4 milioni di euro: Prestiamoci, BorsadelCredito.it e Cambio merci.com.

Prestiamoci, unica startup italiana autorizzata come finanziaria da Banca d’Italia per la gestione di una piattaforma di prestiti fra privati online, ha ricevuto 2 milioni di euro di investimenti. All’operazione hanno partecipato Innogest Sgr, il principale fondo di venture capital in Italia, come lead investor, Banca Sella Holding Spa, Club Italia Investimenti 2 e importanti investitori italiani e internazionali. Per la precisione Agata Spa, proprietaria del marchio Prestiamoci – società partecipata da Digital Magics, business incubator quotato su Aim Italia, il mercato di Borsa italiana dedicato alle piccole e medie imprese – ha ricevuto nell’aumento di capitale proprio il sostegno di Digital Magics, che ha coinvolto l’ampio network di investitori privati e istituzionali che supportano le startup e scaleup del portfolio dell’incubatore certificato. A seguito dell’operazione, Digital Magics detiene una quota del 17,2 % di Agata Spa.

Qui i dettagli sull’investimento ottenuto da Prestiamoci

BorsadelCredito.it, il marketplace-lending italiano totalmente online dove aziende e risparmiatori possono prestare denaro alle Pmi italiane, ha ottenuto un milione di euro da P101, società di venture capital specializzata in investimenti in società digital e hi tech. Borsadelcredito.it è nata a ottobre 2013 come piattaforma digitale di brokeraggio per il credito alle aziende. A settembre del 2015 ha aperto il canale del P2P lending come primo operatore per le aziende in Italia, in qualità di istituto di pagamento autorizzato da Banca d’Italia. In presenza di domanda di investimento sulla piattaforma e in 10 minuti si può inoltrare una richiesta di finanziamento online, in un massimo di 24 ore si ottiene una valutazione gratuita e, in caso di valutazione positiva, in massimo 3 giorni lavorativi si riceve il prestito richiesto. Nel corso dei due anni ha raccolto richieste di finanziamento da oltre 10 mila Pmi italiane, e da oltre 500 investitori interessati a questa forma di investimento.

Qui altre notizie su BorsadelCredito.it

Un’altra realtà più piccola sta facendo passi avanti: Cambiomerci.com, azienda che ha messo in piedi un circuito di moneta complementare aziendale, intende assumere 14 dipendenti in più a tempo indeterminato nei prossimi tre anni a fronte di un investimento di 618mila euro.

La conferma che il Fintech italiano è in rampa di lancio è arrivata anche da una recente classifica di Cbs Insight dove la connazionale Jusp, startup nata e cresciuta nel Polihub, incubatore del Politecnico di Milano, figura tra le magnifiche 109 “payment startups” che in tutto il mondo stanno rivoluzionando i pagamenti digitali.

Jusp, ideata da Jacopo Vanetti e Giuseppe Saponaro, fornisce un piccolo card reader che connesso a smartphone e tablet diventa un vero e proprio Mobile Point of Sale all-in-one con tutte le garanzie dei Pos bancari. Le transazioni avvengono in una manciata di secondi, basta collegare Jusp allo smartphone, avviare l’App gratuita di Jusp, inserire il Bancomat o la carta di credito del cliente e digitare il codice Pin o apporre una firma sullo schermo.

Qui la video-intervista al Ceo di Jusp, Jacopo Vanetti

Come sottolinea Cbs Insights, le payment startups stanno guadagnando sempre più slancio: dimostrazione ne è il fatto che le 109 startup internazionali prese in esame concluderanno il 2015 con una raccolta complessiva di finanziamenti per 3,4 miliardi di euro.

“Partito da Londra qualche anno fa, il Fintech sta creando nuove modalità di offerta di servizi finanziari che includono pagamenti, valute virtuali, gestioni patrimoniali, transazioni peer-to-peer (o P2P), prestiti e crowdfunding” commenta Giuseppe Donvito, Partner del fondo di venture capital P101. Nel mondo anglosassone il Fintech sta già mettendo in discussione il potere, finora incontrastato, delle grandi banche. Secondo una stima di Goldman Sachs, con questa rivoluzione le società di servizi finanziari rischiano di perdere 4,7 miliardi di dollari in entrata a favore dei nuovi operatori Fin-tech. Tra i casi più noti Lending Club (la più grande Ipo tecnologica del 2014), Funding Circle (servizi di prestito), Square (pagamenti online), Nutmeg (gestione patrimoniale) e TransferWise (pagamenti internazionali). Senza citare “l’antesignana” PayPal che, quotata (dopo la separazione da EBay) al Nasdaq lo scorso luglio 2015, ha raggiunto una capitalizzazione di circa 50 miliardi di dollari.

“L’effetto potenziale del Fin-tech – conclude Donvito – come catalizzatore per la crescita è tangibile. In questo scenario rivoluzionario le banche possono ancora giocare un ruolo attivo. Il mantenimento della leadership dei grandi player passa però necessariamente attraverso la consapevolezza che questo può avvenire solo attraverso la capacità di cogliere e fare propria questa innovazione: sviluppandola internamente o attraverso l’acquisizione strategica di nuove aziende Fin-tech”.

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