La spinta verso la co-innovazione industriale passa sempre più attraverso modelli territoriali capaci di mettere in rete imprese, startup e centri di ricerca. Nell’ecosistema italiano, i distretti di innovazione AI rappresentano oggi uno dei laboratori più interessanti di questa trasformazione, dove l’intelligenza artificiale non solo accelera la ricerca tecnologica ma diventa strumento di convergenza tra settori diversi.
Tra i casi più emblematici c’è ROAD – Roma Avanza District, un’alleanza tra grandi aziende nata per sperimentare tecnologie di frontiera in logica collaborativa, raccontata da Mattia Voltaggio, Program Manager Officer, durante l’Open Innovation Summit 2025 organizzato da Il Sole 24 Ore il 24 ottobre 2025.
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Dalla competizione alla co-innovazione
ROAD nasce con l’obiettivo di creare un ecosistema di sperimentazione condivisa, dove l’AI non è una tecnologia di settore ma un linguaggio comune. “È un’alleanza di grandi aziende che ha deciso di mettersi insieme per provare a fare co-innovazione nel senso pieno del termine, quello del trasferimento tecnologico”, ha spiegato Voltaggio.
Il distretto ha sede nell’area dei gasometri di Roma, una zona simbolica di rigenerazione urbana e industriale. Ma l’obiettivo, precisa Voltaggio, “non è solo locale: ROAD nasce per avere una prospettiva internazionale”. Il progetto, attivo dal 2023, fa infatti parte della rete IASP (International Association of Science Parks), una piattaforma globale che connette distretti scientifici e tecnologici di oltre 70 Paesi.
La logica è quella della condivisione delle competenze e delle infrastrutture, per ridurre tempi e costi di sviluppo e “mettere insieme hardware e software tra di loro per accelerare”. È un modello che punta alla creazione di valore collettivo, permettendo a diversi attori industriali di sperimentare tecnologie senza duplicare gli investimenti.
Robotica collaborativa e digital twin: due assi di sviluppo
Tra i principali ambiti su cui ROAD concentra la propria attività ci sono la robotica di collaborazione e i digital twin, considerati da Voltaggio i due filoni di maggiore potenziale di investimento nei prossimi anni.
Nel distretto, le imprese lavorano insieme per sviluppare soluzioni cross-settoriali che possano essere applicate sia all’industria energetica sia a quella dei trasporti o della logistica.
Un esempio è la sperimentazione di droni capaci di effettuare attività di traffic management autonomo, addestrati attraverso sistemi di intelligenza artificiale. L’obiettivo è estendere queste logiche anche alla guida autonoma e alle applicazioni basate su gemelli digitali, integrando il comportamento dei veicoli reali con i modelli virtuali.
Le dodici aree del distretto saranno dedicate, secondo Voltaggio, “alla sperimentazione di guida autonoma in parallelo con i digital twin”. Questo approccio consente di creare un ambiente di test fisico e digitale integrato, dove i dati generati dalle simulazioni alimentano l’ottimizzazione dei prototipi reali e viceversa. È un cambio di paradigma che rende il territorio stesso un laboratorio di innovazione.
L’intelligenza artificiale come catalizzatore industriale
Uno degli aspetti più interessanti del progetto ROAD è il ruolo dell’intelligenza artificiale come elemento di convergenza tra industrie. Voltaggio ha sottolineato che, nonostante la crescita vertiginosa degli investimenti globali – stimati in circa 300 miliardi di dollari nel 2025 – gran parte dei progetti aziendali rimane ancora ancorata alla “traditional AI”, quella più analitica e predittiva.
Il salto verso la generative AI e l’AI agentica, che agisce in modo autonomo nei processi, è ancora limitato, soprattutto nei comparti industriali. “Il grande contributo oggi è soprattutto sulla parte finale, quella che guarda al cliente, ma tutto ciò che è dietro è ancora abbastanza statico”, ha osservato.
In questo scenario, i distretti come ROAD possono avere un ruolo decisivo, fungendo da collante tra ricerca e applicazione, e da acceleratori di quella “fase agentica e physical AI” che spinge l’intelligenza artificiale oltre il software, verso la meccatronica, la robotica e le infrastrutture connesse.
Dall’AI alla formazione: preparare le competenze del futuro
La trasformazione tecnologica, tuttavia, non può prescindere da quella delle competenze. ROAD, insieme alle aziende che ne fanno parte, ha promosso la realizzazione di un progetto di mappatura dei nuovi mestieri della transizione digitale.
“Non esistono abbastanza professionalità sul mercato, quindi bisogna lavorare sull’empowerment delle proprie persone”, ha dichiarato Voltaggio. Il documento, disponibile in formato digitale, raccoglie oltre 1000 competenze mappate all’interno delle imprese coinvolte, con l’obiettivo di creare un linguaggio comune tra università, aziende e pubbliche amministrazioni.
Secondo i dati citati, il mismatch tra domanda e offerta di competenze in Italia riguarda quasi il 45% delle assunzioni, e nei prossimi cinque anni serviranno circa 4,5 milioni di nuovi lavoratori con competenze digitali o green. L’AI, sottolinea Voltaggio, non è solo una competenza tecnica ma “un abilitatore di apprendimento”, perché combina saperi diversi e permette di creare profili professionali ibridi, a metà tra digitale, energia e sostenibilità.
Il progetto serve dunque a due scopi: dialogare con il mondo accademico per anticipare i fabbisogni formativi e facilitare processi di upskilling e reskilling interni alle imprese. In questo modo, la collaborazione tra i membri del distretto non si limita alla tecnologia, ma investe anche il capitale umano.
Distretti come piattaforme di sistema
Il valore dei distretti di innovazione AI non risiede solo nella capacità di sviluppare prototipi o soluzioni specifiche, ma nella costruzione di un’infrastruttura collaborativa di lungo periodo. ROAD si configura come una piattaforma aperta, dove la sperimentazione tecnologica va di pari passo con la definizione di modelli di governance condivisi.
La sfida è duplice: da un lato, accelerare la trasformazione digitale dei processi produttivi; dall’altro, sostenere la trasformazione culturale delle organizzazioni. In questo senso, l’approccio multi-attore del distretto – che coinvolge grandi imprese, PMI e istituzioni – si avvicina alle esperienze internazionali dei poli tecnologici di Barcellona, Amburgo o Singapore, in cui le infrastrutture urbane diventano banchi di prova per l’intelligenza artificiale applicata.
L’AI come nuovo linguaggio dell’innovazione
Nel quadro delineato da Voltaggio, l’AI non è solo una tecnologia abilitante ma una metodologia di cooperazione. La sua funzione non si limita a ottimizzare processi, ma a rendere possibile una forma di innovazione in cui le aziende imparano a costruire insieme.
“Il super power dei distretti di innovazione è mettere insieme settori commerciali che non hanno un vantaggio competitivo nel superarsi l’uno con l’altro”, ha sintetizzato. Una logica che supera la contrapposizione tra industria pubblica e privata e sposta l’attenzione dalla proprietà della tecnologia alla condivisione dei risultati.





