Criptovalute, Stablecoin e finanza digitale, c’è da cambiare passo. Se anche un esponente del governo, candidato a guidare la Consob, scrive che “siamo a punto di rottura”, vuol dire che è arrivato il momento di comprendere, accogliere e gestire l’innovazione tecnologica nel mondo dei financial services e preoccuparsi delle regole e della protezione dei consumatori.
Chi ha paura delle cripto? si domanda provocatoriamente Federico Freni, sottosegretario al ministero delle Finanze e dell’Economia, in un intervento sul Sole24ore in cui ricorda che è finito il tempo della contrapposizione, che il Genius Act americano rappresenta una svolta e che “l’Europa chiamata ancora una volta a inseguire, deve oggi raccogliere questa opportunità. Diversamente, il rischio è quello di abdicare a un ruolo attivo nel contesto finanziario internazionale, anche e soprattutto sul fronte della regolamentazione”. Detto in altri termini, se stiamo ancora a discutere e a resistere saranno altri a decidere le regole di un gioco al quale non potremo fare altro che adeguarci.
Vediamo che cosa sono le stablecoin e perché sono la chiave di volta di una trasformazione che appare ormai inevitabile verso una finanza sempre più digitale.
La fase delle sperimentazioni è finita e non siamo più di fronte a una nicchia ma a un ambito strategico in cui normative, innovazione tecnologica e protezione degli utenti dovranno convivere.
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Che cosa sono le stablecoin
Le stablecoin sono una particolare categoria di criptovalute progettate per mantenere un valore stabile ancorato a un asset sottostante, tipicamente una valuta fiat come il dollaro statunitense o l’euro, oppure a beni come l’oro. L’obiettivo principale delle stablecoin è quello di limitare la volatilità estrema cui sono soggette le criptovalute tradizionali come Bitcoin ed Ethereum, rendendole strumenti più adatti per pagamenti, trasferimenti di valore e uso quotidiano nel sistema finanziario digitale.
Tra gli esempi più noti di stablecoin c’è Tether (USDT), ancorata al dollaro USA, utilizzata su scala globale per transazioni digitali e trading di criptovalute. Altri esempi includono USD Coin (USDC) e Dai, una stablecoin decentralizzata basata su algoritmi.
Perché le stablecoin sono il futuro della finanza
Paesi come gli Stati Uniti hanno già iniziato a riconoscere e regolamentare le stablecoin attraverso leggi come il Genius Act, che ne disciplina in modo specifico la gestione e la sicurezza, rendendole strumenti ufficialmente accolti nell’ecosistema finanziario. Anche altre nazioni come il Giappone e la Svizzera hanno implementato normative chiare per autorizzare e vigilare sui fornitori di stablecoin, contribuendo così a un quadro internazionale di crescente legittimazione e diffusione di queste valute digitali stabili.
Le stablecoin, spiegano gli esperti, sono strumenti che si collocano tra la moneta tradizionale e gli asset digitali: non sono moneta vera e propria ma rappresentano un surrogato ancorato a una valuta fiat stabile. Secondo il sottosegretario Freni queste valute digitali debbano essere “integralmente coperte da asset liquidi e a basso rischio”, evitando il rischio che le riserve vengano impiegate in investimenti rischiosi che possono minare la stabilità finanziaria.
Questa caratteristica permette alle stablecoin di abilitare un futuro finanziario con tempi e costi di transazione ridotti, favorendo pagamenti digitali istantanei, inclusione finanziaria e interoperabilità tra mercati. La regolamentazione deve garantire un equilibrio tra flessibilità e sicurezza, con controlli periodici su trasparenza e conformità.
Il Genius Act: una pietra miliare per la finanza digitale
Gli Stati Uniti hanno promulgato la prima legge federale dedicata alla regolamentazione delle stablecoin, il Genius Act, che impone requisiti stringenti per la copertura delle stablecoin con asset liquidi e a basso rischio, come il dollaro o titoli di Stato a breve termine. Secondo Freni, questa normativa rappresenta un’opportunità senza precedenti per “rileggere con gli occhiali della laicità” lo sviluppo di tecnologie che possono rivoluzionare i servizi bancari e finanziari, ponendo fine a una stagione di contrapposizioni tra chi vede le cripto come una minaccia e chi invece si affida ciecamente all’innovazione tecnologica.
Il Genius Act garantisce trasparenza attraverso obblighi di audit e controlli severi, e crea un ecosistema più affidabile e sicuro nel quale le stablecoin non possono essere utilizzate per investimenti rischiosi o per riserve insufficienti. La legge si basa su principi di chiarezza normativa, protezione dei consumatori e responsabilità, facendo propria la lezione del Bank Secrecy Act per prevenire abusi e comportamenti illegali.
Questo sistema normativo punta anche a rafforzare il ruolo internazionale della moneta statunitense, favorendo la stabilizzazione dei tassi di interesse attraverso un maggiore appeal del debito e del credito collegati a stablecoin pienamente garantite.
Europa: opportunità mancate e prospettive normative
Mentre gli Stati Uniti stabiliscono un quadro chiaro e permissivo che permette di attrarre innovazione e investimenti, l’Europa arranca nel definire un modello coerente e tempestivo. Il regolamento MiCAR rappresenta senz’altro una best practice importante, ma la sua piena attuazione e l’organizzazione delle autorità di vigilanza restano sfide aperte.
Anche per questa ragione il sottosegretario Freni pungola l’Europa ad assumere un ruolo in questa trasformazione, a “raccogliere questa opportunità” e a non rinunciare a un ruolo attivo nel contesto finanziario globale, altrimenti rischia di perdere terreno, soprattutto nella capacità di influenzare il fronte regolatorio e di attrarre startup fintech e istituzioni innovatrici. La mancata definizione di regole chiare e flessibili rischia di rallentare la digitalizzazione dei servizi finanziari e l’adozione responsabile delle criptovalute.
Il ruolo cruciale della trasparenza e della vigilanza
Adesso, infatti, il punto è impegnarsi a rivedere le regole della finanza nella nuova dimensione delle critpovalute. C’è una forte necessità, avverte Freni, di garantire una forte trasparenza attraverso audit, controlli e una vigilanza attiva degli operatori e degli intermediari. Solo così si può superare “il retaggio secondo cui le stablecoin siano un surrogato della moneta tradizionale”, imponendo un sistema di tutele e responsabilità adeguato per proteggere i consumatori e il sistema finanziario nel suo complesso.
In Italia, nel solo 2024, 1.666 virtual asset service provider (VASP) erano registrati per gestire attività cripto per un valore superiore a 2,6 miliardi di euro, numeri che indicano una crescita significativa e la conseguente necessità di adottare regole trasparenti, leggibili e flessibili.
Federico Freni lancia una provocazione: di fronte a un sistema più regolato e trasparente, con normative chiare e coperture certe, “chi ha paura delle cripto?” Questa domanda mette il punto sul dibattito culturale ed economico che accompagna la digitalizzazione della finanza. La paura nasce spesso da una mancanza di chiarezza e dalla percezione di rischi elevati, che una normativa come quella del Genius Act contribuisce a dissipare.
Il futuro delle stablecoin, e più in generale delle criptovalute, sarà quindi determinato dalla capacità degli Stati, delle istituzioni finanziarie e delle imprese di collaborare per definire regole in grado di tutelare, innovare e promuovere la crescita economica digitale.






