DIGITAL TRANSFORMATION

Banche italiane, un Comitato sul Digitale per valutare l’impatto delle tecnologie

Lunedì 23 settembre primo incontro tra ABI, l’associazione delle banche italiane, e sindacati sul rinnovo del contratto. Una delle principali novità è l’istituzione di una cabina di regia per governare il digitale e valutarne l’impatto sul lavoro. Ecco come dovrebbe funzionare e le perplessità dei sindacati

Pubblicato il 20 Set 2019

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In un momento di svolta per le banche italiane, ricordiamo che dal 14 settembre è entrata in vigore la direttiva europea PSD2 sull’open banking, l’Abi (Associazione Bancaria Italiana) propone la creazione di un Comitato sul Digitale per gestire l’impatto delle nuove tecnologie sull’industria bancaria. È questa la grande novità del rinnovo del contratto dei bancari, al centro dell’incontro tra l’associazione di categoria e i sindacati lunedì 23 settembre. In agenda altri appuntamenti il 10 e il 24 ottobre su un tema che ovviamente coinvolge l’occupazione negli istituti di credito: sono circa 15mila gli esuberi solo nelle principali banche e altri se ne aggiungeranno nei prossimi mesi.

Banche italiane, come sarà e cosa farà il Comitato sul Digitale

L’idea di stabile quella che è stata battezzata come “la cabina di regia per governare il digitale” nelle banche italiane è stata lanciata in una lettera inviata da Salvatore Poloni, Presidente del Comitato per gli affari sindacali e del lavoro dell’Abi, ai sindacati. Si tratta, in sostanza, di un comitato che ha l’obiettivo di studiare l’impatto delle nuove tecnologie e della digitalizzazione sul comparto bancario. L’Abi, propone, dunque, la creazione di un organismo bilaterale paritetico composto da rappresentanti per ogni organizzazione sindacale che ha siglato il contratto nazionale e da un uguale numero di componenti Abi. Il comitato, che dovrebbe riunirsi ogni tre mesi, dovrebbe partire in via sperimentale e potrebbe elaborare eventuali proposte da sottoporre alle parti anche per possibili adeguamenti del contratto collettivo nazionale di lavoro.

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Perché Abi vuole istituire un Comitato sul Digitale

La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica sono importanti prospettive per un rinnovo contrattuale che sappia affrontare i grandi cambiamenti – si legge in una nota di Abi -, fornendo alle aziende e alle persone che vi lavorano gli strumenti per gestire in modo sostenibile la rapida evoluzione dei contesti produttivi, dei mercati e dei trend comportamentali della clientela.

Il nuovo contratto – puntualizza l’Associazione Bancaria Italiana – dovrà guardare alle nuove generazioni per attrarre i giovani esperti nelle professionalità emergenti del mondo dell’innovazione, che si affacciano al lavoro con esigenze diverse da quelle più tradizionali. Ecco perché un comitato sul digitale potrebbe risultare importante.

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Banche italiane, i dubbi dei sindacati sul Comitato sul digitale

In una nota congiunta, i sindacati hanno reso noti i dubbi sulla proposta avanzata da Abi. “Non ci convincono i requisiti e le competenze che Abi vorrebbe assegnare alla cabina di regia, che non potrà mai essere un semplice momento di monitoraggio, ma un luogo di contrattazione e di confronto sulle trasformazioni inerenti la digitalizzazione sia in fase nazionale sia nei gruppi e nelle aziende” spiegano. Ci sono poi dubbi su come le nuove tecnologie potrebbero influire sul contratto nazionale: “Non permetteremo fughe in avanti di quelle aziende che potrebbero cercare di realizzare, richiamando l’introduzione di nuove tecnologie, forme atipiche, parasubordinate o ibride di attività lavorative in deroga alle regole del contratto nazionale” riporta la nota sindacale. No, infine, alla forma sperimentale proposta da Abi: “Siamo completamente contrari. Niente sperimentazione, una volta raggiunta un’intesa sulle competenze e ruoli in sede di cabina di regia, la stessa dovrà essere parte integrante e stabile del nuovo contratto nazionale”.

Banche e lavoro, esuberi e assunzioni crollate dal 2012

Dei 290mila colletti bianchi che lavorano negli istituti della galassia Abi, quasi il 40% ha oltre 50 anni, e un altro 34% ha tra 40e 50 anni: i giovani 20-40enni sono dunque in minoranza, solo il 26% del totale, e solo il 2,8% ha una posizione dirigenziale. Del resto, negli ultimi 7 anni le assunzioni di nuove leve sono crollate, passando dalle 6.657 del 2012 alle 1.538 del 2018. Nonostante il rallentamento del turnover, però, la questione esuberi resta aperta: solo tra i due maggiori gruppi bancari italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit, sono oltre 15mila (9mila dei quali già usciti); a questi se ne aggiungono però altri 15mila tra Mps, Banco Bpm, Ubi Banca, Bper, Crédit Agricole, Carige e Bnl.

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