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Politiche dell’innovazione, perché non copiamo dalla Spagna?

L’Italia si sta muovendo ma non ha ancora fatto nulla di comparabile con la Francia o la Spagna. Quest’ultima ha volumi di innovazione doppi rispetto al nostro Paese. Che cosa è stato fatto di diverso? Sono state definite le priorità e si è deciso di puntare sulle startup con un piano strategico a 10 anni

Pubblicato il 02 Mar 2021

onetti spagna

“Copiare, copiare, copiare…e poi innovare” è il mantra di Enrico Pandian, caro amico e imprenditore seriale (Supermercato24, Checkout Tecnologies tra le altre sue startup).

Non vale solo per le imprese. Vale anche per la politica. Da anni (rectius decenni) vedo in Italia un gran parlare di innovazione, ma senza una chiara direzione nè una forte convinzione.

Vero. Qualcosa si sta muovendo (il Fondo Nazionale Innovazione, Cassa Depositi e Prestiti, Enea Tech, …) ma nulla di ancora comparabile a quanto è stato fatto in altri Paesi europei.

Non mi riferisco alla Francia che si è mossa in modo sistematico e deciso già dai tempi di Hollande e ha successivamente ampliato gli sforzi con Macron (per chi fosse interessato rimando alla mia conversazione allo Scaleup Summit di Parigi dello scorso dicembre con Axelle Lamaire, già Ministro del Digitale e dell’Innovazione).

Mind the Chat with Axelle Lemaire (Former french Minister for Digital and Innovation)

Mind the Chat with Axelle Lemaire (Former french Minister for Digital and Innovation)

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Mi riferisco invece alla Spagna che, non a caso, ha volumi di innovazione doppi rispetto a noi.

Che cosa è stato fatto di diverso in Spagna?

Si è individuato il problema e coerentemente sono state definite le priorità di azione. Lo descrive, con una chiarezza quasi devastante, Francisco Polo che, l’anno scorso, è stato nominato Alto Commissario per la ‘España Nación Emprendedora’, un nuovo organo introdotto da Pedro Sanchez.

Il punto di partenza è stato riconoscere che, a seguito della precedente crisi del 2008, la Spagna abbia subito una gigantesca e repentina distruzione di posti di lavoro nelle attività a bassa produttività. E che le vittime della crisi siano stati in prevalenza i giovani (il cui tasso di disoccupazione è schizzato al 55%). E che la successiva ripresa sia stata lenta e non abbia ripristinato la situazione precedente (ricorda qualcosa?).

Da qui è emersa la consapevolezza che si doveva rifondare la struttura industriale del Paese. Tre strade possibili:

  1. La prima, a lungo termine, è l’educazione. Risultati attesi a 20 anni.
  2. La seconda è la ricerca e sviluppo. Ritorni a 5 anni e più.
  3. La terza sono le startup. Anche qui non si attendono ritorni nell’immediato. Tuttavia, a differenza delle prime due, quest’ultima leva 20 anni fa non esisteva.

La Spagna ha deciso di puntare sulle startup con un piano strategico a 10 anni

Il tempo ci dirà con che risultati. Però una direzione è stata presa. Lato nostro, vorrei vedere una simile determinazione. Peraltro, non serve inventarsi nulla. Basta “copiare” quello che gli altri hanno già fatto. Ma senza perdere altro tempo, visto che i frutti non arriveranno nell’immediato.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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