TECNOLOGIA SOLIDALE
Non siamo tutti Jack Dorsey, che ha donato 1miliardo di dollari contro il coronavirus, ma chi può deve dare
Il fondatore di Twitter ha creato un fondo contro la pandemia dove ha messo quasi un terzo del suo patrimonio. Pochi hanno le sue possibilità economiche ma la sua scelta ci ricorda che siamo esseri relazionali e in situazioni di emergenza chi può deve dare (ciò che può). Anche la tecnologia aiuta a essere solidali
di Antonio Palmieri
Pubblicato il 10 Apr 2020
Non siamo tutti Jack Dorsey. Il fondatore di Twitter ha donato quasi un miliardo di dollari per superare la crisi provocata dal Coronavirus. Dorsey ha creato un fondo apposito, dove ha convogliato circa 19 milioni di sue azioni di Square, corrispondenti a 997 milioni di dollari, il 28% del suo patrimonio personale.
Non siamo tutti Dorsey, ma la morale che traggo dalla scelta del giovane miliardario americano è che chi può deve dare. In attesa di un intervento statale (mi astengo da commenti) chi può deve dare ciò che può.
La tecnologia aiuta a essere solidali. Helpmi.me ti permette di destinare un “bond” al tuo negozio di fiducia. Uniteforitaly ti fa scegliere quale ospedale italiano sostenere. Sono solo due esempi di uso della tecnologia per donare. Ce ne saranno decine. Senza dire di chi continua a pagare i propri collaboratori anche se in questo momento non possono lavorare a causa delle restrizioni in essere.
Chi può deve dare. Perché la vita si conquista donandola, ognuno come può. Siamo esseri relazionali. Da soli affondiamo, perché siamo sulla stessa barca. Lo ricordava qualche giorno fa il Papa. A proposito: buona Santa Pasqua a tutti.