Lezioni di business

La carica degli studenti-imprenditori

Startupper under 18. Si sono sfidati in BIZ Factory, all’interno del programma “Impresa in azione”. Il presidente della giuria ci racconta perché è importante cominciare a scuola e quale sarà il progetto che, alla competizione europea di luglio a Tallin, rappresenterà l’Italia. Che ha ancora molto da fare sul fronte dell’educazione imprenditoriale

Pubblicato il 09 Giu 2014

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Stefano Mainetti, Consigliere Delegato del Polihub, con un gruppo di studenti che hanno partecipato a Biz Factory

Si è tenuta il 5 e 6 giugno scorsi presso il Vodafone Village di Milano BIZ Factory, la competizione che da undici anni premia l’intraprendenza e lo spirito innovativo degli studenti delle scuole superiori italiane, ideata da Junior Achievement. Stefano Mainetti, consigliere delegato di Polihub che ha presieduto la giuria scelta per valutare le classi in gara, racconta questa esperienza.

20 agguerriti team di aspiranti imprenditori provenienti da tutta Italia hanno animato per due giornate l’headquarter italiano di Vodafone con i loro stand e i loro elevator pitch. Fin qui, per uno come me che vive le sue giornate tra startupper o aspiranti tali, tutto potrebbe sembrare normale. Se non che questi team erano composti da ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni. Proprio così: siamo abituati, ormai, alle startup nate negli ambiti universitari, ma nelle scuole superiori proprio no!

Junior Achievement è l’organizzazione che già 10 anni fa in Italia parlava di educazione imprenditoriale proponendo un metodo d’apprendimento singolare, ovvero lasciare gli alunni imparare facendo. La formula è semplice: prendi un docente di scuola superiore fortemente appassionato alla crescita dei suoi studenti, abbinalo ad alcuni manager o imprenditori locali e chiedi semplicemente loro di instillare tra gli studenti il coraggio di sognare. E così la creatività diventa contagiosa, l’energia diventa innovazione, un semplice gruppo di compagni di classe diventa una vera e propria impresa perfettamente funzionante.

Succede nell’ambito del programma “Impresa in azione” che nell’ultimo anno scolastico ha raggiunto 7000 studenti, dando vita a oltre 300 progetti imprenditoriali. Dei 100 ragazzi che ho incontrato e valutato in questi giorni, scelti come finalisti di ogni regione italiana coinvolta, ho apprezzato la freschezza e la semplicità propria della loro età, ma anche la determinazione e la voglia di portare avanti le loro idee come riscontro spesso negli imprenditori più grandi.

Ho lavorato per 24 ore con una giuria composta da altre 8 persone, manager, imprenditori nel sociale, esperti di finanza e di marketing, per vagliare con cura i materiali economico-finanziari preparati da questi teenager, conoscere nel dettaglio i loro prodotti (alcuni davvero innovativi!), farci convincere dai loro pitch e ammaliare dalle loro strategie di vendita, con il delicato compito di scegliere la migliore impresa di studenti italiana, che ci rappresenterà alla competizione europea che si terrà a luglio a Tallin. Alla fine abbiamo scelto di premiare il team proveniente dell’Istituto Marco Polo di Cecina per la loro ottima preparazione, l’originalità del prodotto realizzato (“DiVino Ricordo”, un bicchiere ottenuto dal taglio delle bottiglie di vino prodotte nella Costa degli Etruschi), nonché i risultati raggiunti in così pochi mesi di operatività.

Al di là delle valutazioni – una competizione lascia sempre dei vincitori ma anche dei vinti, e per la giuria non è facile dover deludere le speranze di così tanti giovani – sono rimasto positivamente colpito da questa realtà. Il lavoro di Junior Achievement e dei tanti docenti e professionisti d’azienda che volontariamente partecipano alle sue iniziative è importante ed efficace: il 15% dei giovani tra i 21 e i 29 anni che hanno partecipato a questi programmi in Europa e il 26,6% oltre i 29 anni, infatti, hanno avviato una loro attività di business. Questa percentuale è particolarmente significativa se messa a confronto con il dato complessivo europeo relativo alla propensione all’imprenditorialità dell’intera popolazione giovanile appartenente alla stessa fascia d’età che si attesta tra il 6 e il 10%.

Diventare imprenditori non è solo un fatto personale. I paesi che hanno avviato politiche per introdurre l’educazione imprenditoriale nei percorsi di carriera degli alunni dalla scuola primaria con opportuni investimenti hanno ottenuto nel medio periodo un impatto socio-economico significativo. Anche su questo tema, l’Italia purtroppo non si posiziona bene. Eppure per me oggi, i giovani e le scuole di Junior Achievement sono la speranza che anche il nostro Paese può cambiare!

* Stefano Mainetti è Consigliere Delegato del Polihub, l’incubatore del Politecnico di Milano

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