TECNOLOGIA SOLIDALE

Elezioni 2018: tre proposte alla politica da Luca Spaziani, disabile appassionato di hi-tech

In vista dell’appuntamento elettorale, l’autore di “DigitAbili – L’innovazione tecnologica come opportunità per superare l’handicap” fa le sue proposte al governo che verrà: favorire l’uso del digitale e consentirne pari opportunità di utilizzo. Perché la digitalizzazione della società può portare vantaggi a tutti

Pubblicato il 16 Gen 2018

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Siamo in campagna elettorale. Per questo motivo, chiudendo “Tecnologia solidale 2017”, ho invitato i partecipanti a mandare proposte per una politica digitale e solidale.
Ecco la prima, di Luca Spaziani, autore del libro “DigitAbili – L’innovazione tecnologica come opportunità per superare l’handicap”pubblicato da Franco Angeli. Cieco dalla nascita, Luca è laureato in Comunicazione, specializzato in giornalismo e si occupa di tecnologie assistive.
Luca Spaziani
1. Favorire l’uso del digitale.
Se è vero che la densità e la qualità di tecnologie disponibili nell’ambiente circostante rappresenta uno dei fattori che l’Oms identifica come “barriere” o “facilitatori” ai fini della determinazione del grado di disabilità di una persona, allora una politica attenta all’innovazione dovrebbe anzitutto favorire la diffusione di un’adeguata cultura del digitale in tutti gli strati della società.
Se qualsiasi atto della vita quotidiana può essere compiuto anche in digitale si crea un’alternativa che rende quell’azione potenzialmente più idonea ad essere svolta in autonomia anche da una persona disabile.
Si tratta di adottare interventi volti a semplificare la vita di tutti i cittadini ma che per i disabili hanno un valore aggiunto ulteriore. Digitale non è sinonimo di accessibile, lo sappiamo (e a questo è dedicata la prossima proposta), ma di sicuro è sinonimo di maggiore versatilità rispetto al mondo fisico.
2. Garantire pari opportunità nell’accesso al digitale. 
Digitale non è sinonimo di accessibile. Occorre quindi che la politica faccia di più per garantire pari opportunità nell’accesso ai servizi, agli strumenti e alle piattaforme digitali. Esse non sono un qualcosa di aggiuntivo rispetto alla vita normale (come forse era quando è stata approvata la legge n. 4/2004), ma ne sono parte integrante ed essenziale.
Bisognerebbe quindi imporre sanzioni a chi non rispetta le linee-guida previste dalla legge sulla accessibilità ma anche chiarire meglio la platea dei soggetti obbligati a rispettarla.
Bisognerebbe anche lavorare di più sulla formazione di chi scrive siti Internet e App, magari prevedendo dei bandi per corsi specifici oppure obbligando gli enti formativi che erogano corsi di programmazione ad inserire nei loro piani di studio un tot di ore dedicate all’accessibilità.
3. Far fruttare il potenziale.
Il digitale è parte integrante della realtà attuale ma non ne è ancora (per fortuna!) l’unico aspetto. Occorre quindi attuare degli interventi per far sì che i disabili possano mettere a frutto il potenziale di crescita, di emancipazione e di opportunità che grazie ad esso sono in grado di acquisire.
Se io, persona non vedente, grazie al digitale posso studiare fino a laurearmi ma poi non trovo lavoro perché il sistema messo in piedi con il collocamento mirato non funziona, rischio di disperdere il mio potenziale. Altro esempio: se sono un disabile motorio e grazie al digitale con pochi clic prenoto una visita guidata in un museo ma poi scopro che la struttura non è accessibile, ho perso il mio potenziale di autonomia.
Il mondo non può (e forse nemmeno dovrebbe) essere fatto a misura di disabile, ma un’attenzione da parte della politica su alcuni temi specifici sarebbe auspicabile. Si tratta di temi che apparentemente possono essere anche molto lontani dall’innovazione digitale in senso stretto ma in realtà sono ad essa collegati: la tecnologia infatti, nella misura in cui abilita sempre di più i disabili, li porta ad esigere maggiori attenzioni affinché la promessa offerta dal digitale di avere un ruolo più attivo nella società diventi realtà.
Grazie, caro Luca Spaziani. E andiamo avanti…

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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