L'INTERVISTA

L’innovazione che nasce dal multiculturalismo: Katia Bassi e il progetto Silk FAW a IAB Forum 2021

Il multiculturalismo sarà un valore forte del brand che sarà lanciato nel 2022 da Silk FAW, la joint venture sinoamericana nata per produrre hypercar elettriche nella SIlicon Valley. La managing director Katia Bassi, che sarà ospite di IAB Forum, racconta come la società farà innovazione. Con un’officina dei talenti..

Pubblicato il 12 Nov 2021

Katia Bassi, managing director di SIlk FAW

“Tecnologia e innovazione possono nascere solo dal multiculturalismo, perché nel mondo della scienza contano le persone, indipendentemente da razza, sesso, fede”. Katia Bassi espone questo come primo valore di un brand che ancora non c’è, quello che viaggerà sulle hypercar di Silk FAW, la joint venture sinoamericana che ha scelto la Motor Valley italiana per il suo primo stabilimento produttivo. Bassi, che è managing director della società, racconterà come si costruisce un global brand da zero allo IAB Forum 2021. In particolare un brand per auto elettriche di nuova generazione e di altissimo livello, prodotte in poche migliaia di esemplari l’anno. EconomyUp ha incontrato Katia Bassi per farsi raccontare come nascerà il brand e quanto tecnologia e innovazione contribuiranno alla sua identità.

Katia Bassi conosce bene il mondo dell’auto e il distretto di Reggio Emilia, visto che ha lavorato in Aston Martin ed è stata la prima donna a entrare nel board della Lamborghini. Da pochi mesi ha accolto la sfida di guidare la società nata su iniziativa di Jonathan Krane, finanziere americano fondatore di un fondo specializzato in investimenti in Cina, che è riuscito a chiudere un’insolita alleanza in territorio europeo fra una società americana, la sua Silk, e la mitica FAW, la First Automobile Works, il più grande produttore cinese, compagnia nata negli anni 50 del secolo scorso per volontà di Mao.

Silk-FAW è un progetto che prevede un investimento da 1,34 miliardi di euro (di cui l’85% arriveranno da Krane), 400 assunzioni entro il 2022 e l’avvio della produzione dei primi modelli nel 2023 nello stabilimento di Gavassa, frazione di Reggio Emilia. Una scommessa importante per un distretto eccellente del Made in Italy che ha bisogno di innovazione.

A che punto siete della costruzione del marchio con cui arriveranno sul mercato le autovetture di SIlk FAW? Non deve essere facile, visto che si tratta di un marchio globale, hi-tech e hi-level, dal momento che le vetture costeranno milioni di euro…

“Il brand non c’è ancora. In Cina probabilmente resterà Hongqi (che vuol dire bandiera rossa, ndr.). Ma per il resto del mondo va trovato un brand per un segmento che ancora non esiste, una nicchia di mercato non ancora presidiata: l’hypercar elettrica. Stiamo aspettando il lavoro delle agenzie in gara. Più che il nome in sè il brand sarà importante per i valori che deve rappresentare. Abbiamo chiaro che vogliamo rivolgerci a un pubblico mediamente giovane, attento alla sostenibilità ma nella sua versione avanzata, che si chiama well being”.

Quanto tecnologia e innovazione saranno ingredienti del nuovo brand?

“Tecnologia e innovazione sono ingredienti importanti, Ma un punto forte per noi è il multiculturalismo. Nel mondo della scienza, della ricerca non contano sesso, religione, razza ma le persone che si raccolgono in una comunità per raggiungere un obiettivo. Quindi per noi il multiculturalismo non è solo nella struttura societaria ma è qualcosa di più ampio, legato soprattutto alle competenze”.

Katia Bassi, quando vedremo il nuovo brand?

Il brand sarà lanciato nel primo trimestre 2022 per cominciare a comunicare l’identità di marca. A fine 2023 comincerà la produzione dei primi modelli.

Perché la scelta della Motor Valley per un progetto come SIlk FAW? Che cosa può portare in un distretto così importante del made in Italy?

La questione ha due aspetti. Quello che ha spinto Jonathan Crane a venire a Reggio Emilia è che se pensi di produrre una vettura di lusso super sportiva di nuova generazione non puoi immaginare altro luogo che la Motor Valley. Qui c’è la storia, il fascino e la credibilità per fare quel tipo di auto.

E il secondo aspetto?

È quel che manca alla Motor Valley. Non c’è un percorso verso l’elettrico, non ci sono ancora le competenze. SIlk FAW ha attivato proprio questo: un processo che porterà allo sviluppo di queste competenze, dai motori alle batterie. Anche per questa ragione è stato deciso di non avere un centro di innovazione interno e stabile.

Cioè? Volete portare innovazione in Motor Valley senza avere un centro di innovazione? Come farete?

Avremo un centro di innovazione diciamo mobile. Stiamo lavorando alla creazione di un’officina dei talenti, in collaborazione con università italiane e internazionali. Vorremmo avere 200 ricercatori che stanno con noi per tre anni per studiare i veicoli del futuro, le energie possibili e non solo l’elettrico. Ogni tre anni cambiano, cosi si produce un refresh delle idee. Sarà un lavoro che andrà a beneficio di tutto il territorio. Il progetto è già partito sotto la guida dell’ingegnere Roberto Fedeli, che è il responsabile di tutto ciò che è tecnologia e innovazione.

Quindi l’officina dei talenti sarà scollegata dal business e dalla produzione?

Sì, perché la vera ragione di questa officina è dare nuovo vigore alla Motor Valley in termini di competenze e di ricerca. Insomma portare innovazione per non far perdere l’expertise di eccellenza che ha, per renderla più contemporanea.

L’innovazione che porterà Silk FAW sarà solo di prodotto, visto che siete elettrici nativi?

No, c’è innovazione anche nella produzione visto che lo stabilimento integra tutte le tecnologie dell’Industria 4.0. C’è poi da ricordare che un’auto elettrica di nuova generazione è anche un potente personal computer in grado di fare molte cose, sia per il guidatore sia per i passeggeri. Non dimentichiamo che tante delle innovazioni nate nell’industria automobilistica sono poi state “esportate” in altri settori.

Katia Bassi, state avviando partnership con aziende di altri settori?

Non possiamo svelare su che cosa stiamo lavorando ma posso dire che stiamo lavorando a 360 gradi e stiamo scandagliando diversi settori interessanti per il nostro target. Le nostre prime auto usciranno fra tre anni quindi dobbiamo avere una certa capacità di prevedere quali saranno i trend e come cambieranno i comportamenti.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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