INTERNAZIONALIZZAZIONE

L’innovazione che cambia la Puglia: più produttività, più talenti, più apertura internazionale



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Dalla produttività delle imprese allo spopolamento: la Regione Puglia punta su innovazione, competenze e apertura internazionale per rafforzare il tessuto economico e rendere il territorio più attrattivo

Pubblicato il 26 dic 2025



Puglia, l’apertura internazionale
Puglia, l'apertura internazionale

La Puglia vuole investire sull’innovazione locale o “conquistare” l’estero? Nella visione della Regione le due cose non sono separate: l’internazionalizzazione serve a far crescere un ecosistema che, per reggere nel tempo, deve diventare più produttivo e più capace di trattenere persone. È questo il filo conduttore dell’intervista di EconomyUp a Gianna Elisa Berlingerio, Direttora del Dipartimento Sviluppo Economico della Regione Puglia, che mette subito in evidenza due elementi chiave: produttività delle imprese e spopolamento del territorio. “Le strategie attuate dalla Puglia per contrastare queste problematiche includono l’investimento in infrastrutture, innovazione tecnologica (attraverso bandi e startup) e lo sviluppo delle competenze. In particolare, l’internazionalizzazione mira a promuovere le eccellenze industriali della Regione, come l’aerospazio e le biotecnologie, non solo i settori tradizionali. L’obiettivo finale di tutte queste iniziative è rendere il territorio attrattivo per i talenti, sia locali che internazionali, attraverso collaborazioni internazionali strategiche con entità come Microsoft, Amazon e l’Agenzia Spaziale Italiana”.

Un approccio integrato per l’evoluzione dell’ecosistema

A incorniciare questa impostazione, c’è la lettura “di sistema” proposta da Silvia Visciano, Dirigente della Sezione Ricerca e Relazioni internazionali della Regione Puglia, che mette in relazione politiche industriali, capitale umano e apertura verso l’esterno: «L’evoluzione dell’ecosistema regionale dell’innovazione in Puglia si fonda su un approccio integrato che connette politiche per il capitale umano, cooperazione tra università e sistema produttivo, strumenti di open innovation e apertura verso i principali ecosistemi europei e mediterranei. L’obiettivo è quello di rafforzare la capacità del territorio di generare innovazione endogena, sostenere la crescita delle imprese ad alta intensità di conoscenza e promuovere uno sviluppo economico sostenibile e inclusivo, capace di trattenere e attrarre talenti». È una dichiarazione che fa da chiave di lettura anche per le iniziative più operative: dalle collaborazioni con i grandi player ai partenariati euro-mediterranei, fino ai programmi europei che aumentano visibilità e opportunità.

Due criticità, un obiettivo: persone e produttività

Berlingerio lo dice esplicitamente: «Con il tempo abbiamo individuato due criticità: da un lato la produttività delle imprese pugliesi, dall’altro il graduale spopolamento del territorio. La strategia regionale lavora su entrambe. Da una parte, punta a rendere il territorio più attrattivo per i talenti; dall’altra, a rafforzare ciò che incide in maniera durevole sulla produttività. Produttività che è fatta da tre componenti: il funzionamento delle infrastrutture, i capitali per le nuove tecnologie – quindi l’innovazione tecnologica – e le competenze». È su questo triangolo che si innesta la politica di ricerca e innovazione: non un capitolo separato, ma un driver che orienta bandi e scelte.

La Puglia si sta perciò impegnando in una politica “di continuità”: accompagna persone e imprese dall’idea imprenditoriale alla validazione tecnologica e di mercato, fino alla crescita e alla scalabilità industriale, integrando finanza, servizi, competenze e relazioni con il mondo della ricerca. Un’azione che non sostiene solo i progetti di R&S delle imprese, ma anche il rafforzamento dei legami con università e centri di ricerca, strumenti di open innovation e partenariati strategici.

Innovazione come “motore”: verso la trasformazione profonda e l’internazionalizzazione

Come si traduce, concretamente, questa spinta all’innovazione nell’economia reale? Berlingerio chiarisce che l’obiettivo non è “modernizzare” per principio, ma orientare gli investimenti verso un salto di qualità competitivo: «In tutti i nostri bandi il progetto di innovazione o di ricerca e sviluppo è centrale, e gli altri investimenti lo accompagnano. L’idea è creare nuova tecnologia e cambiare il modo in cui le imprese stanno sul mercato». La differenza, sottolinea, è tra un semplice aggiornamento degli impianti – lo “svecchiamento del parco macchine” -e una trasformazione più profonda che riguarda organizzazione, processi produttivi e modello operativo dell’azienda.

E qui entra anche l’elemento internazionale: secondo la Direttora, innovare significa anche aprirsi a nuovi mercati, attraverso un programma di internazionalizzazione triennale che individua Paesi prioritari e, soprattutto, i settori su cui la Puglia può giocare una partita credibile. «Ci sono gli ambiti tradizionali, come agroalimentare e turismo, ma il focus principale è sull’industria e sulle sue eccellenze: aerospazio, energia e biotecnologie», spiega. In questa visione, l’internazionalizzazione non è un capitolo separato, ma uno strumento per aumentare la produttività e, allo stesso tempo, creare percorsi di lavoro e crescita professionale capaci di trattenere e attrarre capitale umano qualificato.

Accordi e reti: dalla ricerca ai mercati, passando per Europa e Mediterraneo

Per Berlingerio le collaborazioni internazionali non sono un elemento accessorio, ma una componente strutturale della strategia regionale. «Avere un’atmosfera industriale particolarmente innovativa è essenziale per creare prospettive di crescita professionale attrattive per i talenti: quelli nati in Puglia, quelli pugliesi che sono altrove e anche quelli che non sono nati qui». È in questa prospettiva che la Regione lavora su più leve: protocolli con grandi player tecnologici (tra cui Microsoft e Amazon), relazioni con soggetti di eccellenza e presenza attiva nelle reti europee dell’innovazione.

L’azione si sviluppa su diversi livelli. Da un lato, accordi con centri di ricerca e realtà nazionali di riferimento – come l’adesione agli Osservatori del Politecnico di Milano su open innovation e startup thinking – per monitorare i trend tecnologici e inserire le esperienze pugliesi in network più ampi. Dall’altro, partenariati con attori internazionali, a partire dal CIHEAM di Bari, per promuovere startup e iniziative innovative nel bacino del Mediterraneo, rafforzando il ruolo della Puglia come piattaforma euro-mediterranea. A questo si affiancano le collaborazioni con player globali su digitalizzazione, cloud e intelligenza artificiale, con l’obiettivo di portare sul territorio tecnologie avanzate, competenze specialistiche e accesso ai mercati internazionali.

Berlingerio collega questi strumenti anche a riconoscimenti e asset di ecosistema: la Puglia è stata identificata come Regional Innovation Valley nell’ambito di una selezione europea e la strategia #mareAsinistra è stata inserita tra le iniziative europee di riferimento per l’attrazione dei talenti. Sul piano delle filiere, torna a citare in particolare l’aerospazio e l’innovazione legata all’agro-industria, richiamando il sostegno all’ESABIC (European Space Agency Business Incubator Center) di Brindisi, la collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e il rapporto con il CIHEAM, che ha una sede strategica a Valenzano, nel Barese.

L’impatto atteso: tecnologie di frontiera, filiere e lavoro qualificato

L’obiettivo delle collaborazioni internazionali è produrre effetti misurabili lungo più direttrici. La prima riguarda l’accesso a tecnologie e competenze di frontiera, dal digitale all’AI, dalla manifattura avanzata alla salute, fino ad ambiente ed energia, che consente alle imprese di sviluppare prodotti e servizi a maggiore contenuto innovativo. La seconda è l’accelerazione del trasferimento tecnologico, favorita dal confronto con ecosistemi più maturi e dall’inserimento in reti di ricerca e innovazione. La terza direttrice riguarda l’apertura ai mercati internazionali, attraverso partnership industriali, partecipazione a progetti europei e ingresso in filiere globali, con ricadute attese su crescita dimensionale, export e posizionamento competitivo. Infine, queste dinamiche generano una domanda crescente di profili altamente qualificati sul territorio, con impatto sull’occupazione stabile e ad alto contenuto professionale.

C’è anche un effetto “di sistema”: l’aumento della resilienza del tessuto produttivo. Diversificare mercati, fonti di finanziamento e partner tecnologici riduce la dipendenza da singoli contesti e rafforza la capacità delle imprese di adattarsi a transizioni e fasi di instabilità.

Berlingerio sintetizza questa strategia in un indicatore chiave: «Le persone». È qui che innovazione e internazionalizzazione si incrociano: non come binari separati, ma come un unico disegno che mira a far crescere le imprese, aprire mercati e rendere la Puglia un luogo in cui valga la pena restare, o tornare, per lavorare e innovare.

(Contributo editoriale realizzato in collaborazione con Regione Puglia)

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