La trasformazione della sostenibilità d’impresa sta passando dal linguaggio dei bilanci a quello dei dati. Nelle startup e nelle PMI, la gestione dei parametri ESG non è più un adempimento ma una leva per migliorare processi e cultura aziendale. È quanto emerge dall’intervento di Andrea Zuanetti, amministratore delegato e co-fondatore di Up2You Srl SB, tra le imprese analizzate dal Social Innovation Monitor del Politecnico di Torino nel suo Report 2025 sulle startup a impatto sociale e ambientale.
Up2You Srl SB è una Società Benefit italiana (con sede a Milano) e B Corp certificata che sviluppa soluzioni digitali per la sostenibilità: misura l’impronta di carbonio di aziende, prodotti ed eventi, supporta piani di riduzione e gestisce la compensazione CO₂ tramite crediti certificati (Verra, Gold Standard), tracciati anche su blockchain/NFT. È stata fondata nel 2020 da Andrea Zuanetti, Alessandro Broglia e Lorenzo Vendemini e conta decine di clienti e un team in crescita.
La testimonianza di Zuanetti mette a fuoco un punto cruciale: la sostenibilità digitale non si misura soltanto con gli indicatori ambientali, ma attraverso la capacità delle aziende di trasformare i dati in consapevolezza e partecipazione.
Indice degli argomenti
Le PMI italiane di fronte alla rivoluzione ESG
Per molte PMI italiane, la sostenibilità è diventata una necessità strategica. “Spesso si trovano perse di fronte alla molteplicità di richieste dei clienti e dei player finanziari”, ha osservato Zuanetti.
I nuovi standard di rendicontazione — dalle direttive europee alla normativa italiana sulla finanza sostenibile — impongono alle imprese di monitorare le proprie performance ambientali, sociali e di governance con strumenti sempre più precisi. Tuttavia, la sfida principale resta operativa: tradurre la complessità normativa in azioni comprensibili, scalabili e verificabili.
Le piattaforme digitali nascono per rispondere a questo bisogno. Permettono di raccogliere e aggregare informazioni su energia, emissioni, governance e formazione, automatizzando processi che fino a pochi anni fa erano frammentati. L’obiettivo, spiega Zuanetti, è ridurre la distanza tra analisi ESG e decisione aziendale, trasformando i dati in leve di gestione.
Il digitale come strumento di democratizzazione della sostenibilità
Nel suo intervento, Zuanetti ha descritto un approccio integrato in cui software e consulenza coesistono.
La piattaforma sviluppata dal team consente alle aziende di effettuare una sola data entry per tutte le metriche ESG e generare automaticamente i diversi output richiesti — dai bilanci di sostenibilità ai questionari di valutazione degli investitori o delle banche.
Questa semplificazione ha un effetto culturale oltre che operativo: “Ci rivolgiamo non solo all’ESG manager, ma anche a chi si occupa di risorse umane o amministrazione, parlando la lingua del business”, ha spiegato Zuanetti.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle piattaforme di gestione ESG non serve a sostituire l’analisi umana, ma a rendere i dati più accessibili e comprensibili.
Il software può infatti suggerire correlazioni, previsioni e modelli di miglioramento, facilitando le decisioni anche in imprese che non dispongono di team dedicati alla sostenibilità.
Dal calcolo delle emissioni al coinvolgimento interno
Il cuore del digitale ESG non è solo nella misurazione, ma nella partecipazione.
Oltre alla rendicontazione, le soluzioni tecnologiche più avanzate offrono strumenti per coinvolgere dipendenti e stakeholder nella costruzione di pratiche sostenibili.
Un esempio è l’uso della gamification come metodo formativo: i dipendenti possono partecipare a sfide e percorsi interattivi che li avvicinano ai temi ambientali e sociali, migliorando i tassi di adesione rispetto ai corsi obbligatori tradizionali.
“La formazione non deve essere un dovere ma un’esperienza”, ha sottolineato Zuanetti.
L’idea è che la sostenibilità diventi parte dell’identità aziendale, non un obbligo imposto dall’esterno.
Questo approccio risponde anche alla crescente domanda di trasparenza da parte del mercato, che premia le imprese capaci di dimostrare comportamenti coerenti e verificabili, non solo dichiarazioni.
Dati, catena del valore e trasparenza
Una parte significativa del lavoro riguarda la misurazione delle emissioni e la gestione della catena di fornitura.
Il calcolo delle emissioni dirette e indirette (Scope 1, 2 e 3, secondo il GHG Protocol) è oggi uno standard richiesto da investitori e clienti corporate.
Zuanetti ha ricordato che i sistemi digitali più evoluti consentono di coinvolgere fornitori e partner nella raccolta dei dati, creando un effetto di filiera che aumenta la precisione dei risultati e la consapevolezza lungo tutta la catena del valore.
Questo approccio, validato da enti indipendenti come Rina, permette di integrare la sostenibilità nei processi produttivi e di finanziamento.
Non si tratta più di un esercizio di reporting, ma di una componente di governance che influenza il modo in cui le imprese prendono decisioni e gestiscono i rischi.
Sostenibilità e competitività: il ruolo delle startup
Il report del Social Innovation Monitor ha mostrato che le startup a impatto sociale ottengono ricavi medi più alti e una crescita più stabile rispetto alle startup tradizionali.
Nel caso di Up2You, la sostenibilità diventa una leva di competitività: le aziende clienti non cercano solo di rispettare norme o ottenere certificazioni, ma di trasformare la sostenibilità in valore di mercato, utilizzando i dati per innovare prodotti e servizi.
Zuanetti ha sottolineato la coerenza tra modello aziendale e missione: “Oltre a proporre certificazioni e percorsi ESG, siamo noi stessi una Società Benefit e startup innovativa a vocazione sociale”.
Un dettaglio che non serve a promuovere un brand, ma a evidenziare la tendenza sempre più diffusa delle imprese italiane a integrare obiettivi di impatto nei propri statuti, rendendo l’impegno misurabile e duraturo.
Dalla compliance alla cultura dell’impatto
Il percorso descritto durante la presentazione del Politecnico di Torino riflette un cambiamento più ampio.
La sostenibilità digitale non è più una risposta alle richieste normative, ma un linguaggio condiviso che attraversa i reparti aziendali, coinvolge dipendenti e crea trasparenza verso l’esterno.
Le piattaforme e gli strumenti tecnologici sono solo l’infrastruttura: la vera trasformazione avviene quando i dati diventano cultura e la cultura diventa decisione.
La sfida per le imprese italiane, e per le startup in particolare, è mantenere questo equilibrio tra tecnologia e partecipazione.
L’ESG digitale, come mostra il caso Up2You, non rappresenta un punto di arrivo ma una nuova grammatica del fare impresa, in cui la sostenibilità smette di essere un obbligo e diventa un modo di costruire valore condiviso.




