POINT OF VIEW: AVANADE

L’innovazione che funziona: che cosa vuol dire essere una Frontier Firm dove AI e persone lavorano insieme 



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Non basta adottare nuove tecnologie, bisogna trasformarle in cultura aziendale: è il modello di Frontier Firm secondo Avanade che, con Microsoft, ha organizzato una riflessione collettiva su Modern Work & Security 

Pubblicato il 9 ott 2025



La Frontier Firm secondo Avanade
La Frontier Firm secondo Avanade

C’è una nuova frontiera su cui le aziende devono e possono giocare la partita della competitività e della crescita con un importante cambiamento che non solo è tecnologico ma soprattutto culturale. È la frontiera dell’intelligenza artificiale generativa, vista non più come strumento da comprendere ma come alleato che pensa con noi.  

È questo il messaggio emerso nel corso dell’evento promosso da Avanade e Microsoft con Nextwork360 dal titolo Oltre il Presente – Work Smarter. Work Safer (sotto un momento dell’evento): una riflessione su come il lavoro del futuro, per essere davvero moderno e sicuro, debba basarsi su una nuova relazione fra persone e assistenti digitali. Si può fare, a partire da subito, passando velocemente dalle intenzioni alle azioni.  

La frontier firm: l’AI diventa parte del pensiero manageriale

Le imprese che Avanade definisce frontier firm non si limitano ad adottare nuove tecnologie: le trasformano in cultura aziendale. Per queste organizzazioni, l’AI non è una piattaforma tecnologica ma un agente di cambiamento, capace di agire dentro i processi e di evolvere insieme alle persone. “Il concetto di AI agentica, che abbiamo esposto nel Green Paper su AI Agentic Opportunity in occasione del Forum Ambrosetti, descrive proprio questa nuova alleanza tra intelligenza artificiale e decisione umana”, spiega Paolino Montanino, da settembre General Manager di Avanade Italia. “Le aziende oggi non hanno bisogno di tecnologie da vetrina, ma di soluzioni che si integrano, semplificano e fanno accadere le cose”. 
La sfida, insomma, non è più “adottare” l’AI, ma allenarla: renderla parte del pensiero operativo e manageriale quotidiano. L’innovazione che funziona non è quella che promette, ma quella che accade. 

La tecnologia invisibile: non si vede ma si sente

Nel contesto del Modern Work, la tecnologia deve diventare “invisibile” nel senso migliore del termine: deve accompagnare, non sostituire. 
È una visione che Matteo Mille, Chief Sales Enablement & Operations di Microsoft Italia, sintetizza con un’immagine semplice ma efficace: “La tecnologia che funziona è quella che si sente, non quella che si vede”. Lui si è presentato con il suo “avatar professionale” a cui può delegare numerose attività (dall’aggiornamento di un meeting a cui non è riuscito a partecipare all’analisi dei dati di un report di vendita). Il Mille01 può anche dialogare con gli agenti di altri colleghi o reparti dell’azienda, permettendo di ottimizzare l’impiego del tempo del manager.  

L’effetto collaterale è rilevante: non serve sapere tutto, ma sviluppare una sensibilità tecnologica capace di capire quando e come l’AI può intervenire. Copilot, gli agenti AI, i sistemi di sicurezza predittiva diventano così compagni di lavoro, non strumenti da interpretare.

Il Modern Work: una visione integrata dell’AI in azienda

Il Modern Work, nella visione di Avanade, è un ecosistema in cui collaborazione e benessere si fondono con efficienza e velocità.
Come ricorda Claudia Ortolani, Workplace Client Solution Lead della società, “il lavoro intelligente non è quello che ci fa correre, ma quello che ci accompagna, che ci conosce, che lavora con noi. Il Modern Work non è solo una risposta operativa, ma una visione integrata di come possiamo affrontare il cambiamento culturale in azienda, con una tecnologia che diventa parte della nostra vita professionale quotidiana”.
Il Frontier Work è questo: un modello che aiuta a pensare meglio, agire prima e vivere con più equilibrio, perché integra gli strumenti di AI nel flusso quotidiano delle attività, senza costringere le persone a cambiare linguaggio ogni volta.

Microsoft Copilot è il simbolo più diffuso di questo cambiamento epocale: non un assistente virtuale da interrogare, ma una presenza che trasforma il modo di organizzare riunioni, scrivere report, analizzare dati.
Nelle imprese che lo stanno adottando in Italia, emerge però una consapevolezza comune: serve un quadro chiaro di governance, interoperabilità e fiducia.
La cultura del Modern Work nasce dalla chiarezza dei ruoli e dalla responsabilità condivisa su come i dati vengono usati, protetti e interpretati. Da qui la necessità di vedere la sicurezza non come qualcosa a cui pensare dopo, ma come ingrediente originale della ricetta del modern work.

La fiducia intelligente: la sicurezza che abilita

In un ecosistema sempre più automatizzato, la sicurezza non può essere un vincolo, ma una condizione di partenza. È la tesi di Fabio Vernacotola, Security Solution Area Lead di Avanade: “Dobbiamo superare la visione della sicurezza come ostacolo e a riscoprirla come abilitatore di velocità e innovazione. Chi guiderebbe una Ferrari senza freni?”, provoca Vernacotola. “La sicurezza è ciò che consente di accelerare senza perdere il controllo” 

Il paradigma è quello dello Zero Trust, che non significa diffidenza, ma fiducia progettata. Nell’era dell’AI agentica, la sicurezza diventa “by design”: non più un add-on a valle dei processi, ma un principio integrato, che accompagna l’adozione dell’AI sin dalle sue fondamenta.
“E così come l’AI può introdurre rischi nuovi – dalla prompt injection alla perdita di contesto – può anche diventare parte della soluzione, attraverso sistemi di monitoraggio intelligenti, modelli predittivi e automazioni di difesa”, aggiunge Vernacotola.

(Nella foto sotto un altro momento dell’evento)

La leadership nell’era dell’AI non è tecnica ma cognitiva

In questa nuova architettura del lavoro, la leadership è chiamata a un ruolo di interpretazione più che di controllo. 
Come sottolinea Fabio Moioli, Executive Search & Leadership Advisor di Spencer Stuart, “l’AI non sostituisce il giudizio umano, lo amplifica. Ci aiuta a cogliere segnali e a decidere con più consapevolezza”.  

“La vera competenza del leader nell’era dell’intelligenza artificiale non è tecnica, ma cognitiva: saper leggere ciò che i sistemi restituiscono, filtrare i dati attraverso visione e empatia, e tradurli in decisioni di valore.
Le doti più importanti restano umane — il coraggio, la capacità di sintesi, la responsabilità — ma vanno esercitate in un ambiente in cui l’AI diventa un partner”, spiega ancora Moioli.

Si tratta, quindi, di creare in azienda un nuovo equilibrio, che richiede non solo competenze e formazione, ma una nuova cultura organizzativa della fiducia: senza questa la tecnologia porta solo automatismo, non nuovo valore. Il Modern Work, invece, è una trasformazione che parte dal modo di pensare, e solo dopo dal modo di lavorare. Il rischio, in sintesi, non è affidarsi troppo all’AI, ma di affidarsi male.

Fare accadere le cose: l’innovazione che funziona

“Oltre il presente”, il titolo dell’evento, non è solo un titolo evocativo. È un invito ad abbandonare la retorica del futuro per concentrarsi su ciò che oggi è già possibile.Fare accadere le cose significa prendere il cambiamento nelle proprie mani e integrarlo con visione e pragmatismo”, conclude Montanino. “Non basta parlare di innovazione, bisogna farla entrare concretamente nei processi aziendali, per rendere il futuro più vicino”.

L’AI agentica, la sicurezza integrata, i nuovi modelli di collaborazione sono già qui. La sfida delle imprese italiane — e dei loro leader — è trasformarli in cultura, metodo e fiducia condivisa. Perché la vera innovazione non è quella che stupisce, ma quella che funziona. 
E nel lavoro moderno, funzionare significa unire tecnologia e persone in un equilibrio che, più che oltre il presente, guarda dentro il presente per farlo evolvere. 

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