INNOVAZIONE E SOCIETà

Lavoro, automazione e nuove opportunità: il ruolo dell’AI per l’automotive



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L’adozione dell’AI per l’automotive solleva timori occupazionali ma apre a nuove opportunità, dalla manutenzione predittiva alla sicurezza stradale. Uzain Jabbar (T-Systems) la definisce «una nuova rivoluzione industriale», con potenziali benefici che vanno oltre la mobilità

Pubblicato il 15 ott 2025



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L’industria automobilistica sta entrando in una fase di trasformazione radicale in cui il software e l’intelligenza artificiale hanno un ruolo centrale. Non si tratta più soltanto di rendere i veicoli connessi o di aggiornarli da remoto, ma di integrare sistemi capaci di prendere decisioni, prevedere guasti, dialogare con l’ambiente circostante e migliorare la sicurezza. Nel podcast CC-Podcast.Telco di Carrier Community, Uzain Jabbar, Specialist Software Engineer di T-Systems, ha analizzato l’impatto dell’AI per l’automotive, soffermandosi non solo sugli aspetti tecnologici ma anche sulle conseguenze per l’occupazione e per la società.

L’automazione e il rischio di perdere competenze

Uno dei punti più forti sollevati da Jabbar riguarda il lavoro. L’ingegnere afferma: «Potremmo vedere persone perdere l’impiego senza la possibilità di acquisire nuove competenze, perché l’AI opera in tempo reale e riduce lo spazio per l’upskilling». La preoccupazione è che i processi automatizzati, capaci di imparare e adattarsi da soli, non lascino margine ai lavoratori per reinventarsi come accadeva in passato.

Negli anni Settanta e Ottanta, l’arrivo dei robot nelle catene di montaggio suscitò timori simili. Molti immaginavano un’industria senza lavoratori. In realtà, la robotizzazione modificò il modo di produrre ma non cancellò l’occupazione. Anzi, il settore automobilistico ha continuato a impiegare milioni di persone, con mansioni diverse e più specializzate. La differenza, sottolinea Jabbar, è che l’intelligenza artificiale non si limita ad automatizzare compiti manuali, ma entra in campi che tradizionalmente richiedevano competenze cognitive: diagnosi, analisi, previsione. Questo rende più difficile immaginare una semplice ricollocazione dei lavoratori.

L’AI per l’automotive come leva di sicurezza e innovazione

Se da un lato emergono paure, dall’altro le potenzialità sono enormi. Jabbar ricorda che l’intelligenza artificiale può prevenire incidenti attraverso la condivisione in tempo reale di dati tra veicoli. Con la comunicazione Vehicle-to-Everything (V2X), le auto possono trasmettersi informazioni su velocità, posizione e condizioni della strada, reagendo prima che un essere umano possa farlo. Questa funzione, combinata con le reti 5G a bassa latenza, ha il potenziale di salvare vite.

Un altro ambito citato è la manutenzione predittiva. Analizzando i dati dei sensori installati sui veicoli, l’AI può segnalare in anticipo quando un componente rischia di guastarsi. Non si tratta solo di un risparmio economico per il consumatore, ma anche di una misura di sicurezza che riduce la probabilità di incidenti causati da malfunzionamenti improvvisi.

L’adozione dell’AI per l’automotive apre inoltre la strada a modelli assicurativi più personalizzati. Le compagnie possono basare le polizze sullo stile di guida effettivo dell’automobilista, valutato grazie ai dati raccolti in tempo reale. Questo introduce vantaggi per i conducenti prudenti, ma solleva interrogativi etici sulla gestione della privacy e sull’uso dei dati personali.

Dall’automotive alla società: prospettive più ampie

Nell’intervista, Jabbar invita a guardare oltre i confini dell’auto. L’intelligenza artificiale, sviluppata per l’automotive, può avere ricadute positive in campi come la sanità o la sostenibilità ambientale. «Creare farmaci contro il cancro o identificare, attraverso immagini satellitari, dove scavare pozzi d’acqua in Africa» sono alcuni esempi citati.

Questa visione amplia l’impatto dell’AI, mostrando come innovazioni nate nel contesto della mobilità possano contribuire ad affrontare sfide globali. L’automobile diventa così non solo un prodotto tecnologico avanzato, ma anche un laboratorio di applicazioni che possono essere trasferite ad altri settori.

Una nuova rivoluzione industriale

Secondo Jabbar, l’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenta «un’altra rivoluzione industriale». Così come il motore a vapore e la produzione di massa hanno trasformato l’economia tra XIX e XX secolo, e come i robot hanno ridisegnato la manifattura nel secondo dopoguerra, l’AI per l’automotive promette di rivoluzionare le basi stesse della produzione e del lavoro.

La novità rispetto alle rivoluzioni precedenti è la velocità con cui il cambiamento avanza. L’AI si sviluppa a ritmi molto più rapidi di qualsiasi tecnologia del passato, costringendo governi, aziende e cittadini ad adattarsi in tempi strettissimi. La questione non è solo tecnologica, ma culturale e sociale: come gestire un’innovazione che evolve più velocemente delle istituzioni chiamate a regolamentarla?

Fiducia nell’innovazione e controllo umano

Pur riconoscendo i rischi, Jabbar mantiene un atteggiamento fiducioso: «Sono ottimista sul fatto che l’umanità possa affrontare queste trasformazioni e trarne beneficio, piuttosto che subirle». L’intervistatore Eric ricorda che l’AI, per quanto potente, dipende ancora dall’energia elettrica: «Chi può staccare la spina siamo noi». È un modo per riaffermare che il controllo ultimo resta in mano all’uomo.La riflessione si chiude con un richiamo storico: anche le precedenti rivoluzioni industriali avevano generato resistenze e paure, ma col tempo si sono tradotte in nuove opportunità. L’AI per l’automotive appare dunque come un passo inevitabile nel percorso evolutivo della mobilità, con la sfida di accompagnare l’innovazione con politiche e strategie capaci di proteggere i lavoratori e garantire un uso etico dei dati.

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