Con le dimissioni del CDA e il saluto dell’amministratore delegato Alberto Nagel, per Mediobanca comincia la fase di integrazione con Monte dei Paschi di Siena che ha chiuso con successo l’OPAS sullo storico istituto di piazzetta Cuccia (62% circa delle azioni).
L’operazione è unanimamente definita “storica”. Per chi lavora sull’innovazione dei servizi finanziari, la domanda adesso è: la fusione MPS-Mediobanca accelererà o no la trasformazione digitale delle due banche e, più in generale, contribuirà a potenziare l’ecosistema fintech italiano? La risposta non può essere netta in questo momento. Molto dipenderà dalle scelte che farà la nuova leadership del gruppo che nascerà dalla fusione.
L’operazione aiuterà l’innovazione se in tempi brevi (i primi 100–180 giorni) ci sarà la convergenza di identità, dati e canali, lasciando i core alla fase due. Gli ingredienti tecnologici ci sono e la discontinuità al vertice di Mediobanca è il segnale che l’allineamento può essere rapido. Se le premesse positive avranno un seguito, non solo le due banche correranno più veloci ma l’intero fintech italiano troverà un compratore più competente e standardizzato, cioè esattamente ciò che serve per fare crescere l’ecosistema delle startup e non solo.
Vediamo che cosa trova la nuova leadership di MPS-Mediobanca e quali opportunità di innovazione avrà, tenendo conto di piattaforme tecnologiche, data governance, prodotti “embedded” e condizioni regolamentari poste dalla BCE.
Indice degli argomenti
MPS-Mediobanca, quali sono i tempi e le richieste BCE?
Partiamo dai numeri e dai tempi: MPS ha raccolto circa il 62–63% di Mediobanca e punta ora a rafforzare il controllo con la riapertura dei termini. In parallelo Nagel lascia e lo fa con una citazione di Orazio che lascia trasparire l’amarezza e la voglia di rivalsa del manager (“Graecia capta ferum victorem cepit”: la Grecia conquistata – dai Romani – conquistò il selvaggio vincitore).
Il prossimo passo, probabilmente, sarà il delisting di Mediobanca se MPS raggiungerà il 90% del capitale dopo la riapertura dei termini dell’offerta.
Sul fronte regolatorio, la BCE ha dato il via libera all’operazione già a giugno e ha chiesto a MPS di presentare entro sei mesi dall’acquisizione del controllo un piano di integrazione con focus su capitale, funding, IT e cybersecurity, oltre a policy di retention per i profili chiave. Tradotto: i primi 180 giorni saranno decisivi. È un vincolo, ma anche una guida operativa che spinge a mettere subito in fila identità digitale, data layer e canali prima di toccare i core banking.
Innovazione e tecnologia, cosa portano le due banche?
Per molti aspetti MPS e Mediobanca sono complementari, anche sul fronte delle tecnologie e dell’innovazione. MPS porta una forta presenza retail, una rete distributiva estesa e un’infrastruttura di open banking connessa all’ecosistema di open finance CBI Globe per i servizi PSD2, il che significa standard di integrazione consolidati verso terze parti (TPP) e un ponte naturale con l’ecosistema fintech italiano. È una base utile per open finance e per accelerare l’onboarding di soluzioni di terzi.
Mediobanca, lato innovazione, ha compiuto negli ultimi anni un salto deciso su due fronti:
Wealth & Premier: il rebranding di CheBanca! in Mediobanca Premier ha portato con sé un developer portal pubblico e un’impostazione API-first del canale, prerequisito per integrare servizi modulari (es. advisory data-driven, KYC – Know Your Customer – digitale, onboarding paperless) senza rifare tutto da zero.
Consumer finance/embedded: Compass ha industrializzato il BNPL “PagoLight” nei POS fisici e — dal 2024 — anche nel canale e-commerce tramite la piattaforma XPay di Nexi. Questo è un pezzo di “embedded finance” pronto a scalare su qualunque merchant collegato.
Se saranno ben integrati retail + connettori di sistema (MPS) e front-end/API + prodotti embedded (Mediobanca), la capacità di creare valore in tempi brevi aumenterà significativamente.
Quali sono le possibili sinergie MPS-Mediobanca?
Che cosa potrà fare la nuova leadership di MPS-Medioabcna nei primi 100 giorni sul fronte della tecnologia e dell’innovazione? Ecco cinque fronti aperti:
1) Un accesso unico e più sicuro per tutti
La semplificazione non è un vezzo: è il primo segnale che il nuovo gruppo vuole correre. Un solo login per clienti MPS e Mediobanca/Premier, con controlli di sicurezza che si attivano quando serve, riduce attriti su app e home banking e taglia i costi di gestione. È anche la base per qualsiasi servizio digitale più maturo.
2) Dati (e AI) al servizio di proposte utili, non invasive
L’unione fra i dati “di tutti i giorni” di MPS e quelli “di relazione” di Mediobanca consente all’AI di anticipare bisogni reali: un piano d’investimento sensato, una carta più efficiente, una copertura assicurativa adeguata. Meno campagne generiche, più suggerimenti che il cliente riconosce come pertinenti. Il metro? Tasso di adozione dei consigli e valore nel tempo dei clienti che li accettano.
3) “Compra ora, paga dopo” anche nella rete MPS
Il BNPL PagoLight è già rodato online e sui POS evoluti Nexi. Portarlo subito nei negozi serviti da MPS è una mossa quasi plug-and-play: il cliente spalma la spesa in rate chiare, l’esercente vende di più e incassa subito. Qui i numeri arrivano in fretta: attivazioni, scontrino medio, soddisfazione. Se crescono, vuol dire che la leva funziona.
4) Un’esperienza Premier per i clienti ad alto potenziale
Per la fascia affluent di MPS non serve riscrivere i sistemi: basta accendere la vetrina giusta. L’interfaccia di Mediobanca Premier offre app più curata, consulenza basata sui dati, firma digitale senza carta. È un passaggio rapido che eleva l’esperienza e prepara il terreno a servizi più avanzati.
5) Porte davvero aperte ai fintech
La connessione di MPS all’infrastruttura nazionale di open banking (CBI Globe) è un acceleratore naturale. Significa integrazioni standard, tempi più brevi per testare e mettere in produzione soluzioni “a mattoncini”: identificazione più rapida, valutazione del credito più trasparente, antifrode più efficace. Se il gruppo manterrà onboarding snelli e criteri chiari, diventerà uno sbocco stabile per l’innovazione domestica.
Le difficoltà di integrazione fra le due banche
Non sarà, ovviamente, tutto rose e fiori il percorso di integrazion di MPS con Mediobanca. Ecco quali potranno essere le principali difficoltà che avrebbero effetto anche sui processi di innovazione:
Cultura aziendale e sistemi di incentivazione L’unione di una banca retail “di massa” con una banca di investimento/wealth richiede KPI coerenti con la trasformazione digitale: adozione canali self, penetrazione prodotti API-based, CLV digitale (Customer Lifetime Value). Se i sistemi di incentivazione restano “tradizionali” e ancorati ai vecchi canali di distribuzione, l’innovazione si irrigidisce.
Infrastrutture e software eterogenei. La coesistenza di core e middle layer diversi comporta rischi di duplicazione funzionale e data quality. La sequenza è cruciale: prima IAM (Identity e Asset Management) e data platform, poi canali, poi core e/o migrazioni selettive.
Competenze e talenti. La BCE ha chiesto esplicitamente una strategia di retention; senza pacchetti competitivi c’è il rischio di perdere data scientist, cloud architect, product owner digitali. Ogni fuga in questa fase provocherebbe mesi di ritardo.
Governance e tempi politici. Il cambio al vertice è necessario ma non sufficiente. Serve un PMO (project management office) per integrazione digitale “blindato” rispetto ai fisiologici assestamenti di governance, con mandato e obiettivi pubblici (almeno verso l’interno dell’azienda ) per evitare il classico congelamento che segue a un’acquisizione.
La fusione MPS-Mediobanca è un vantaggio per il fintech?
Torniamo alla domanda iniziale: la fusione MPS-Mediobanca oltre a essere un’opportunità di crescita e di innovazione per i due istituti di credito è un vantaggio anche per l’ecosistema italiano del fintech?
Se si realizzeranno tutte le condizioni esposte finora, la risposta è sì. Perché sul mercato ci sarà un player con una domanda qualificata e standard aperti. Un gruppo più grande e più aperto sulle API tende a comprare più regtech/fintech verticali e a chiederne l’integrazione con metriche precise. Per l’ecosistema italiano significa, quindi, cicli di vendita più brevi e integrazioni meno artigianali.
Il nuovo gruppo, poi, potrà dare una spinta importante all’embedded finance. La filiera Compass–Nexi è già in produzione: portarla “a scala” su merchant e canali MPS può far crescere rapidamente l’offerta di pagamenti rateali trasparenti e di micro-credito nativamente integrato nell’esperienza d’acquisto, senza scorciatoie regolamentari.
Ma c’è un rischio, quello del “giardino recintato”. Dopo la fusione MPS-Mediobanca, per un player con tanto potere contrattuale potrebbe essere forte la tentazione di alzare i requisiti di onboarding (o le fee) per i partner più piccoli. Come evitare o ridurre questo rischio? L’argine potrebbe essere una policy di open innovation pubblica (SLA, tempi standard, metriche di successo dei pilot) e, idealmente, sandbox documentate sul portale sviluppatori Premier.
Questa fusione aiuterà l’innovazione e il fintech se sarà gestita come integrazione di piattaforme e non come somma di perimetri. I punti complementarietà fra le due banche sono molti, i vincoli della BCE costringono MPS a mettere IT, cybersecurity nella to do list dei primi sei mesi, il veloce rinnovo della leadership dovrebbe consentire di allineare rapidamente strategie e road map. I rischi di deragliamento non mancano (partire dal core delle piattaforme, mancanza di trasparenza verso i partner fintech, la fuga di figure chiave) ma le condizioni per una svola ci sono. Lo vedremo già a partire dai prossimi mesi.
(Nota di trasparenza. Questo articolo è stato sviluppato in collaborazione con l’intelligenza artificiale per ampliare le capacità dell’autore nel reperire fonti, analizzarle e organizzarle. L’AI ha affiancato, senza mai sostituirle, le scelte creative e argomentative, che restano pienamente umane).





