OPEN WORLD

Che cosa sta succendendo al corporate venture capital? O si evolve o scompare



Indirizzo copiato

Dopo tre anni di exit scarse, il panorama è cambiato: rallentano gli investimenti, vengono liquidate le partecipazioni e le aziende chiudono o esternalizzano i corporate venture capital. Sopravviverà solo chi saprà essere strategicamente essenziale

Pubblicato il 22 lug 2025



alert corporate venture capital

Dimenticate il Corporate Venture Capital (CVC) dell’era dei tassi di interesse bassi. Quello gonfiato dall’euforia da startup boom e venture capital facile.

Dopo tre anni di “exit drought”, il panorama è cambiato. È calata una sobria realtà.

A parte le big tech con miliardi da spendere in AI startup, quello cui stiamo assistendo sono grandi aziende che:

  • stanno rallentando gli investimenti e prendendo più tempo tra un deal e l’altro;
  • cercando di convincere i CFO che vale ancora la pena sostenere una CVC unit;
  • liquidando (in silenzio) una parte del portafoglio (dal 20% al 50% secondo le stime di Olav Ostin di TempoCap) sui secondary market.

La domanda (da un miliardo di dollari) è se stiamo vivendo una sbornia post-hype o se invece siamo nel mezzo di una fase di evoluzione e maturazione dell’industria del CVC. 

Le notizie recenti non aiutano tantissimo ad avere chiarezza in quanto passano messaggi con segno diverso

CVC Mattanza: Diageo entra nella lista delle vittime

L’ultimo nome illustre ad abbandonare la scena del CVC è Distill Ventures, l’investment arm di Diageo nato nel 2013. E’ stato il primo a lanciare uno spirits industry accelerator e a plasmare il “no & low alcohol” trend, con brand iconici come Seedlip e Ritual Zero Proof (poi acquisiti da Diageo stessa). Distill ha investito oltre $300M in più di 35 startup (qui maggiori dettagli).

C’era allineamento strategico e c’erano exit. Eppure, non è bastato. Complice un cambio di CEO, un warning sui profitti e un nuovo focus sui brand premium, Diageo ha chiuso i rubinetti di Distill Ventures a inizio 2024. Il mantra ora è “disciplined capital allocation” e “balance sheet deleveraging”. In altre parole, la “bar tab” di Distill è chiusa.

CVC spin-off? Sempre di più e funziona. Parola di BBVA

Nel 2016, BBVA ha lanciato Propel Venture Partners, rendendo la sua unità di CVC (prima BBVA Ventures) indipendente (ne parlo qui). Con questa mossa il corporate venture capital si è di fatto aperto a contributi di terzi e ha spostato il suo focus da obiettivi strategici ad obiettivi finanziari. Questo schema è stato seguito da molti altri (Santander, SAP, Siemens, E.ON, Allianz, AXA, …) rendendolo di fatto un trend (qui un articolo dove trovate un’analisi più completa). 

Sembrerebbe funzionare. La notizia è che Propel ha appena chiuso il sui Fund V, raccogliendo altri $100M (per un totale di $436M in commitment). Fatto non scontato e con grande importanza segnaletica. Difatti, nel mondo opaco del VC, dove i ritorni reali (IRR) raramente vengono pubblicati, la vera misura del successo è la capacità di continuare a raccogliere capitali. E Propel lo ha fatto, di fatto segnalando che I CVC se vengono gestiti come VC funds possono generare ritorni.

Che cosa resta degli obiettivi strategici?

Il vero ruolo del corporate venture capital dovrebbe essere Strategic-with-a-capital-S”. Quindi non produrre ritorni, ma fare “strategic warfare”, ossia influenzare il futuro dell’industria.  E, come ricorda Mark S. Brooks: “If your CVC isn’t shaping your industry’s future, someone else’s will — with your customers.” Ma, se le aziende le chiudono o li esternalizzando trasformandoli in strumenti finanziari, come fanno a fare market intelligence e innovando andando oltre l’oggi? 

Hangover o Double Down? A voi la scelta

Il CVC non è morto. Ma è certamente cambiato.

Alcune unit si spengono silenziosamente. Altre si reinventano.
A sopravvivere sarà chi saprà essere non solo interessante, ma strategicamente essenziale.

You only live as long as the corporate wants you” ha commentato, con una punta di amarezza, Karen Xiang, ex investment manager di Distill. L’allineamento strategico con la casa madre è tutto. E va mantenuto nel tempo, dimostrando il valore creato in base a KPI chiari e definiti (“il successo va definito insieme. Altrimenti lo definiranno per te”) e sapendo che le esigenze delle grandi aziende cambiano nel tempo.

E quindi? Abbiamo davanti due scenari polari:
🔹 Hangover: ridurre, vendere, esternalizzare, chiudere.
🔹 Double Down: evolvere governance, abbracciare secondaries, investire nel futuro.

Il gioco è ancora aperto. Probabilmente nessuno dei due dominerà la scena, ma, di certo, le regole non saranno più le stesse.

guest

0 Commenti
Più recenti Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati

0
Lascia un commento, la tua opinione conta.x