“Telecom punta a raddoppiare i 4,5 milioni da investire sulle startup”

«Lo faremo con la creazione di un “veicolo” aperto al contributo di soggetti italiani e internazionali», rivela Salvo Mizzi, che coordina la nuova attività della società: almeno cinque operazioni l’anno, le prime entro l’estate, con una priorità a quelle selezionate con WorkingCapital

Pubblicato il 05 Mar 2014

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«Siamo già al lavoro. Abbiamo già iniziato a vedere alcuni dossier e contiamo di fare i primi investimenti prima dell’estate». Salvo Mizzi è particolarmente soddisfatto della decisione di Telecom Italia di aprire una nuova fase nel rapporto con le startup: investire 4,5 milioni nel triennio 2014-2016. Non poteva esserci miglior modo per festeggiare il quinto compleanno di Working Capital, il programma dell’azienda dedicato alle startup, che cadrà a fine marzo. A due mesi dall’apertura del quarto acceleratore Wcap a Bologna, dopo quelli di Milano, Roma e Catania.
All’interno della nuova direzione “Strategy e Innovation” gestita direttamente dall’amministratore delegato Marco Patuano, è stata creata una struttura che comprende sia il progetto Working Capital come è stato fino a oggi sia una nuova funzione che si occupa degli investimenti nel capitale delle startup (corporate venture capital) e dell’Albo Veloce (la lista di fornitori innovativi individuati per le startup selezionate e accelerate da WCap).

«È un bel passo avanti, un modo per completare il percorso cominciato ormai da qualche anno, dagli acceleratori ai grant d’impresa e all’albo veloce adesso si plana sugli investimenti diretti», dice Mizzi.

Come siete arrivati a questa nuova attività?
Il corporate venture capital non è disciplina molto diffusa in Italia anche se adesso si affacciano progetti che gli assomigliano. Dopo l’esperienza Kauffman e la partnership con la Society, di cui oggi sono Corporate Fellow, in TI ci siamo ispirati ai modelli dei grandi acceleratori. Del resto tutti le aziende “peers” di Telecom Italia (Da At&T a Deutsche Telecom, Orange o Telefonica) hanno sposato nel tempo questo tipo di strategia: il miglior modo per produrre innovazione non è limitato a dipartimenti interni ma deve essere un sistema sempre più aperto verso i luoghi in cui le innovazioni accadono. Ecosistemi, startup, community e università. Questo per essere veloci ed evitare la burocratizzazione. E adesso Telecom Italia è la prima grande azienda in Italia a supportare il mondo dell’innovazione in maniera continua, determinata e tempestiva.

Su quali startup punterete? Quelle selezionate da Working Capital avranno la priorità?
Certamente una delle priorità sarà la valorizzazione del lavoro fatto in questi anni e quindi ci sarà una corsia privilegiata per il mondo WCap. Ma niente dogmi, tutto è possibile.

Quante sono le startup nell’albo veloce?
Quasi 90. Sarà il primo cerchio del mirino. L’albo veloce certifica che la startup è pertinente al nostro core business o coerente a nuovi mercati da presidiare in base ai nostri piani strategici. Per questo il primo contratto con la startup scelta è incentivato con uno “sconto interno” del 50%.

Quali saranno i tempi degli investimenti?
Stiamo già valutando tre o quattro dossier provenienti dal lavoro già svolto. Mi sembra ragionevole pensare di chiudere qualcosa già nei prossimi mesi. Il taglio degli investimenti sarà tra 100 e 500mila euro nei settori digital e Internet con particolare attenzione al mobile e al green.

Non rischiate di andare in concorrenza con i soggetti che fanno venture capital?
No, anzi. Partiamo dal presupposto che il venture capital sia uno degli strumenti fondamentali dell’ecosistema. Noi vogliamo convivere con il mondo Vc e collaborare anche creando syndication con i soggetti più interessanti.

Quindi potreste trovarvi in startup con venture capitalist?
Assolutamente. La nostra valutazione sarà fatta sulla base della coerenza del progetto con il nostro piano strategico, nell’execution c’è ampio spazio per alleanze che ci aiutino ad accelerare.

Con quali obiettivi vi state muovendo?
Il target minimo è cinque operazioni l’anno, secondo i tagli dell’investimento.

Chi deciderà operativamente l’investimento?
Lavoriamo a stretto contatto con i vertici del Gruppo. E stiamo individuando al nostro interno un responsabile della gestione dei finanziamenti seed. Sarà una figura con competenze ed esperienze finanziarie.

Ci sarà un fondo?
Vedremo. Stiamo valutando la costituzione di un veicolo ad hoc aperto a partnership, anche a collaborazioni strettissime con soggetti che possano fare fund matching.

Raccoglierete quindi altri capitali?
L’obiettivo è portare il veicolo a una dimensione di 9 milioni di euro, con il contributo di uno o più soggetti, in una logica di sistema. Il partner ideale sarà un soggetto come un investitore italiano o internazionale, un venture capitalist come un fondo istituzionale o di private equity.

E come utilizzerete il crowfunding?
Come leva per ampliare la capacità di investimento e coinvolgimento. Introdurremo il crowdfunding sia nella forma reward based sia in quella equity based.

Lo farete direttamente?
Pensiamo di utilizzare come piattaforma Starteed, che abbiamo finanziato l’anno scorso con un grant Wcap e testato con il Festival del Giornalismo con un bel risultato. Sulla parte equity vediamo una collaborazione con un partner istituzionale, come prevede il regolamento Consob.

Mizzi, come valuta la visita di Matteo Renzi in in h-Farm in occasione della sua prima uscita da premier?
Un fatto sicuramente positivo, che rappresenta una bella continuità nell’interesse mostrato negli ultimi anni. Adesso aspettiamo di capire quale seguito operativo avrà questa attenzione. Siamo curiosi e interessati a tutto ciò che favorisce innovazione e digitale. Anzi, a questo punto lo stesso concetto di “Agenda digitale” va superato. Bisogna puntare seriamente a una “Agenda innovazione”. E bisogna farlo adesso. Mi piacerebbe molto, personalmente, un coinvolgimento diretto in questa nuova Agenda di Enrico Moretti e Mariana Mazzucato. Due economisti italiani “star” che insegnano all’estero e che il mondo consulta per capire come si torna a crescere.

Che cosa si potrebbe fare concretamente e senza costi?
L’adozione del nostro albo veloce per tutta la pubblica amministrazione sarebbe una straordinaria riforma a km zero per spingere startup e innovazione. Basterebbe utilizzare il registro delle Startup innovative del MISE, trasmetterlo alla PA e dire: questi sono i soggetti che possiamo utilizzare per cambiare passo e aumentare l’efficienza. Sarebbe una piccola, grande rivoluzione. No cost.

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