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U-Start Conference, a Milano startup di tutto il mondo

Nella conferenza che riunisce nuove imprese e investitori da ogni parte del globo, 19 progetti imprenditoriali in gara, selezionati da U-Start, la società di scouting di progetti innovativi a livello internazionale. Nella prima giornata successo per le neoimprese brasiliane e africane

Pubblicato il 13 Mag 2014

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Nuove imprese dai Paesi emergenti, investitori internazionali, guru dell’innovazione. Durante eventi come la U-Start Conference si riesce a capire quanto l’ecosistema startup sia qualcosa di globale che non può essere confinato a singoli territori o Stati. E vedere che Milano è in grado di ospitare una manifestazione del genere senza sfigurare è un buon biglietto da visita sia per la città che per tutta la scena della nuova imprenditoria made in Italy. “Il talento è ovunque”. Così Stefano Guidotti, ceo di U-Start, società specializzata in scouting di imprese ad alto potenziale di sviluppo in Europa, Africa ed America Latina, ha aperto la due giorni (13 e 14 maggio) internazionale in cui si incontrano tutti gli investitori in ambito seed ed early stage del proprio network, il mondo dell’innovazione e del venture capital europeo e statunitense e le 19 startup internazionali più promettenti, vincitrici delle quattro conferenze U-Start locali.

A tenere banco durante la prima giornata di incontri è la discussione sui trend di investimento in ambito startup e sul capitale umano di cui vanno in cerca business angel e venture capitalist. Quali sono le imprese che piacciono di più agli investitori? “Quelle che si basano sui dati e sono affidabili, ostinate, ambiziose e appassionate”, dicono Andrea Di Camillo di P101 Ventures, Fausto Boni di 360 Capital Partners, Jimmy Fussing Nielsen della danese Sunstone Capital e l’argentino Guimar Vaca Sittic di Fabrice Grinda Investments. In Italia, secondo Di Camillo, i settori su cui verranno convogliate molte risorse sono “l’ecommerce e l’immobiliare: per il primo gli spazi di crescita sono ancora molto ampi, mentre per il real estate c’è molto spazio per le soluzioni hi tech”. Dagli immobili alle smart city il passo è breve. Ecco allora che la prima startup a presentarsi sul palco è un’italiana, Smart-I, che ha sviluppato un lampione intelligente, Smart Eye, che permette di risparmiare energia e di aggiungere servizi utili al cittadino (sorveglianza, informazioni sulla mobilità, dati sul clima…).

Ma a prescindere dalle aree produttive su cui saranno concentrati gli investimenti, tutti gli investitori presenti confermano un’attenzione sempre maggiore verso i Paesi emergenti. Ed è proprio un componente dei Brics, il Brasile, ad inaugurare i pitch della U-Start Conference. Quattro le startup verdeoro in scena: Zero Paper, che ha sviluppato un software che aiuta le microimprese a gestire con semplicità le questioni finanziarie; Intoo, una piattaforma che aiuta le Pmi a trovare credito presso le banche; NearBytes, un sistema che attraverso i suoni permette agli smartphone di comunicare in prossimità con altri dispositivi e di abilitare servizi come i pagamenti, i giochi, le promozioni, l’apertura e la chiusura di porte e contenitori; Love Mondays, un Linkedin in salsa brasiliana che dà la possibilità, a chi cerca un impiego, di sapere come si lavora in certe aziende direttamente dalle recensioni in forma anonima dei dipendenti.

Un esperimento che ha destato l’interesse di molti partecipanti è stata Investment Lab, la dimostrazione live, organizzata da Startupbootcamp, di una trattativa tra uno startupper, un consulente legale e un venture capitalist. Tra il serio e il faceto, il già menzionato Jimmy Fussing Nielsen di Sunstone Capital, Mirko Trasciatti di Fubles e Massimiliano D’Amico dello studio Bird & Bird hanno discusso le clausole di un contratto tra investitore e startup davanti alla platea.

Una startup italiana che si confronta con un investitore straniero. Uno scenario piuttosto inedito nell’ecosistema tricolore, dove – nota Andrea Prandi, direttore Relazioni esterne e comunicazione di Edison e fondatore dell’associazione Smartitaly – molte nuove imprese hanno il difetto di essere troppo “local” e di non sapersi pensare fin dall’inizio come aziende attive a livello internazionali. “Per destare interesse da parte di chi investe e di chi assegna premi (Edison ha lanciato Start, che mette in palio 100 mila euro per ciascuna delle tre startup vincitrici, ndr) le startup devono essere globali, sostenibili e scalabili”, dice.

E visto che di approccio globale si parla, nel pomeriggio del giorno 1 di U-Start Conference c’è un momento dedicato alle startup del Sudafrica: CapeRay, che ha sviluppato un sistema che mira a rivoluzionare lo screening per la diagnosi del tumore al seno; Mellowcabs, che progetta minitaxi ecosostenibili; wiGroup che agevola le transazioni tramite cellulare; Over, un’app per aggiungere testi e icone alle foto; SteadiDrone, che realizza droni per usi civili.

Le startup dei Paesi emergenti si mettono in luce, quindi. Ma c’è chi, come Mattia Corbetta, della Segreteria Tecnica del ministero dello Sviluppo economico, sottolinea come l’ecosistema italiano sia in crescita e l’Italia possa essere attraente per gli investitori esteri, anche in virtù delle agevolazioni fiscali previste per venture capital e business angel. “La nuova politica pro-startup ha fatto nascere oltre 2.300 nuove imprese”, ricorda Corbetta. “L’Italia sta diventando un posto ideale per le startup innovative”.

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