Pitti Immagine, tutti i numeri della moda uomo italiana

Mentre a Firenze è in corso l’evento dedicato al menswear italiano, ecco i dati del settore: un fatturato di 9 miliardi di euro, incremento dell’export (+2,4%) e dell’import (+7,6%). Gli Usa sono il primo mercato di sbocco; in Europa delude la Francia (-6,9%) mentre sono favorevoli Germania (+4,8%), Regno Unito (+8,9%) e Spagna (+10%)

Pubblicato il 13 Gen 2016

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La moda maschile made in Italy piace e continua a crescere: secondo le stime elaborate da Smi (Sistema Moda Italia) su dati Istat, nel 2015 il fatturato del settore ha registrato un incremento del +1,8%, approssimandosi ai 9 miliardi di euro. Certo, è una crescita moderata se si considera il fatto che lo stesso settore ha chiuso il 2014 con una crescita del +3% rispetto al 2013, approssimandosi agli 8,8 miliardi di euro.

I dati sono stati elaborati in occasione dell’89esima edizione di Pitti Immagine Uomo, importante rassegna internazionale di moda in programma a Firenze dal 12 al 15 gennaio. Ecco, allora tutti i numeri del menswear italiano.

Nel 2015 il valore della produzione assisterebbe ad un lieve peggioramento rispetto al 2014, flettendo del -3,2%. Con riferimento al mercato estero, per i dodici mesi si stima una crescita delle vendite oltreconfine pari al +2,4%, corrispondente a poco più di 5,6 miliardi di euro. Rispetto ai più che discreti ritmi sperimentati dall’export di moda uomo nel periodo 2011-2014, dunque, nel 2015 si profila un affievolimento. Nonostante ciò, l’incidenza del fatturato estero sul turnover totale si conferma superiore al 63%, anzi dovrebbe salire al 63,4%. Nel caso dell’import si registra una tenuta del trend positivo, che porta a prevedere un incremento medio annuo nella misura del +7,6%, per un totale di 4 miliardi circa. A fronte del suddetto andamento degli scambi con l’estero, per l’attivo commerciale settoriale si prevede un calo; il surplus dovrebbe scendere, infatti, al di sotto di 1,7 miliardi.

Con riferimento agli sbocchi della moda uomo made in Italy, si sottolinea la soddisfacente performance dei mercati UE, che da gennaio a settembre 2015 hanno messo a segno un incremento del +3,3% assorbendo il 52,9% dell’export totale di settore, mentre l’area extra-UE nel suo complesso non supera il +0,9%.

Guardando con un maggior grado di dettaglio al Vecchio Continente, la Francia, superata dagli USA, scende al secondo posto nel ranking dei principali sbocchi del menswear italiano, presentando, in controtendenza rispetto alla media settoriale e UE, un decremento del -6,9%. Di contro, la Germania sperimenta un incremento del +4,8% (in accelerazione, peraltro, rispetto al 2014), mentre Regno Unito e Spagna crescono rispettivamente del +8,9% e del +10%.

Con riferimento alle principali piazze extra-europee, si sono mentenuti decisamente favorevoli gli USA, che presentano nel periodo monitorato un aumento del +16,2%, divenendo così il primo mercato di sbocco con il sorpasso proprio di Francia e Germania (l’anno scorso, si ricorda, erano in terza posizione).

Camiceria e cravatte assistono a dinamiche positive, mentre i comparti preponderanti, ovvero vestiario e maglieria esterna, sono rimasti interessati dal trend negativo, unitamente all’abbigliamento in pelle. Il vestiario ha ceduto il -3,7%, performando, quindi, meglio della maglieria, in flessione del -7,3%, piuttosto che della confezione in pelle, in calo del -12,4%. In controtendenza, risultano invece la camiceria, il cui sell-out cresce del +5,8%, grazie soprattutto al favore accordato ai modelli classici, nonché le cravatte, che rimbalzano del +19,3% dopo anni in sofferenza. In ambito retail crescono le catene, l’e-commerce e i grandi magazzini.

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