E-commerce

Catawiki, perché l’azienda hi-tech che cresce più al mondo è una casa d’aste

Nata nel 2008 in Olanda come “wikipedia” degli appassionati di fumetti, è diventata una piattaforma per la messa all’asta di oggetti di collezionismo, gioielli e auto d’epoca. Ora è premiata da Deloitte come la società internazionale il cui fatturato è cresciuto più rapidamente dal 2011 al 2014. Ecco come ha fatto

Pubblicato il 09 Feb 2016

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I founders di Catawiki

C’è qualcosa di nuovo oggi tra le aziende hi-tech, anzi di antico. La società tecnologica che a livello internazionale ha registrato il più alto tasso di crescita del fatturato dal 2011 al 2014, toccando un incredibile + 45.080%, non è un’azienda che produce robot, o si occupa dell’Internet delle Cose o del clean-tech, ma è una casa d’aste, Catawiki, che vende in prevalenza oggetti vintage e per collezionisti quali vino, fumetti rari, gioielli, monete, dischi, minerali, oggetti di design, auto d’epoca. Il tutto online, naturalmente.

A consacrarla a numero uno assoluto dell’area Emea (più di venti Paesi in Europa, Medio Oriente e Africa) è stata la quindicesima edizione della “Technology Fast 500 Emea”, una delle più autorevoli classifiche nel settore tecnologico impegnata a premiare gli sforzi e la dedizione di startup e aziende che hanno registrato il più alto tasso di crescita dei ricavi negli ultimi 4 anni.

Una sorpresa, forse, per quelli che pensano che il business risieda solo ed esclusivamente nelle tecnologie innovative. Nel caso di Catawiki l’idea è vecchia quasi come il mondo – rivendere oggetti usati, sia pur pregiati – e la tecnologia utilizzata è essenzialmente Internet.

Chissà se nel 2008, quando Catawiki è nata ad Assen, in Olanda, i suoi fondatori, René Schoenmakers, un collezionista di fumetti, e Marco Jansen, uno sviluppatore, si sono resi conto di avere tra le mani un cavallo da corsa in grado di galoppare a una velocità vertiginosa. Va detto che la startup era partita con un modello di business molto diverso: all’inizio era una comunità online per collezionisti che si alimentava attraverso il crowdsourcing degli utenti, focalizzata solo sui fumetti. In seguito nel database sono stati inclusi francobolli, monete e carte telefoniche. Una sorta di wikipedia degli amanti delle collezioni, insomma, infatti il nome è un mix tra le parole “catalogue” e “wikipedia”.

La svolta verso un modello di business redditizio è arrivata tre anni dopo, nel 2011, quando Catawiki ha cominciato a mettere all’asta migliaia di oggetti diversi. Originariamente in olandese, il sito è diventato disponibile in inglese nel 2011, in francese e tedesco nel 2012 e in italiano, spagnolo e cinese nel 2015.

Negli anni si è data da fare per fronteggiare il suo principale rivale, il colosso dell’e-commerce eBay, puntando su una nicchia di oggetti antichi, rari e pregiati. Gradualmente è riuscita ad attrarre l’attenzione dei grandi investitori: a settembre 2014 ha raccolto 10 milioni di euro in un round di finanziamenti guidato da Accel Partners, società di venture capital della Silicon Valley che ha investito in passato anche in Facebook e Spotify. A luglio 2015 un colpo ancora più grosso: ha ottenuto 75 milioni di euro in un round guidato da Lead Edge Capital, investitore con sede a New York che, tra gli altri, ha anche supportato la crescita del gigante cinese dell’e-commerce Alibaba e dell’unicorno europeo Delivery Hero.

Catawiki mette in vendita ogni settimana circa 25 mila lotti, le aste settimanali sono un centinaio, ha 12 milioni di visitatori al mese e si avvale della consulenza di 140 esperti. Tutti gli oggetti possono avere differenti prezzi di riserva, ma ogni asta viene battuta a un euro per incoraggiare le persone a fare un’offerta. Le commissioni sono pari al 9% più le tasse pagate dall’acquirente e il 12,5% dal venditore, 20% in modo combinato.

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