Bonus psicologo 2022, l’opinione della startup che offre visite a 45 euro: utile ma per pochi ed esclude i giovani

In Senato è in discussione il Bonus psicologo 2022. “Un segnale positivo ma solo per lo 0,1% degli italiani”, osserva Danila De Stefano, CEO della startup Unobravo, fondata nel 2019, che segnala altre criticità: un albo che non c’è, i limiti di reddito e per i professionisti che possono erogare il servizio

Pubblicato il 18 Feb 2022

Danila De Stefano, CEO e founder di Unobravo
È in discussione al Senato il cosiddetto bonus psicologo 2022 per contribuire alle spese di sessioni di psicoterapia degli italiani provati dalla pandemia e dai cambiamenti che ha imposto e preoccupati dalle conseguenze della crisi socio-economica.
L’attuale formula del bonus psicologo prevede lo stanziamento totale di 10 milioni di euro a cui ne verranno aggiunti altri 10 per potenziare i servizi di salute mentale. In base al reddito ISEE (che per usufruire del bonus comunque non può superare i 50.000 euro) ogni persona potrà ricevere fino a un massimo di 600 euro per svolgere sedute di psicoterapia con professionisti iscritti all’”albo degli psicoterapeuti. 

Bonus psicologo 2022 solo per lo 0,1% degli italiani

“Si calcola quindi che potrebbero usufruire del bonus un totale di appena 16mila persone, su una popolazione di circa 60 milioni di abitanti, cioè solo lo 0,1% della popolazione italiana. Una vittoria? Un po’ sì, ma non proprio”, commenta Danila De Stefano, CEO e founder della startup Unobravo, fondata nel 2019 poco prima dello scoppio della pandemia, che propone un servizio di psicoterapia con sedute on line con uno psicologo a un prezzo medio di 45 euro (da 20 nel caso dei gruppi terapeutici a un massimo di 80) con il primo incontro sempre gratuito.
Il bonus”,continua Danila De Stefano, “anche se non risolve il problema della disponibilità e accessibilità dei servizi di assistenza psicologica, è certamente un segnale positivo in una cultura dove ancora oggi alberga lo stigma e le persone tendono a ‘sopportare’ sofferenze invece di prendersi cura della propria salute mentale. Attenzione però a confonderlo con una vera vittoria da parte di chi necessita di sostegno psicologico a causa dei danni psicologici portati dalla pandemia, ne usufruiranno in pochissimi.

Le criticità del bonus

La formula del “nuovo” bonus psicologo, infatti, presenta alcune criticità: i fondi stanziati, come già accennato, coinvolgeranno solo una minuscola percentuale della popolazione italiana, il reddito massimo previsto non è poi così alto e si parla di un “albo degli psicoterapeuti” che in Italia non esiste. Quest’ultimo fattore denota tristemente una limitata conoscenza della materia in questione e così anche delle problematiche legate alla categoria di psicologi e psicoterapeuti italiani.
Inoltre, solo i professionisti con un minimo di 3 anni di attività con partita IVA potranno erogare il servizio, cosa che – se  fosse confermata –  escluderebbe chi pratica la professione da meno tempo o ha aperto la partita IVA da poco nonostante un’esperienza pregressa come dipendente. Oltre a “tagliare fuori” numerosissimi italiani che necessitano di sostegno, esclude numerosi professionisti della salute mentale.
Noi di Unobravo“, prosegue Danila De Stefano, “abbiamo seguito con molto interesse, sin dal primo giorno, lo sviluppo della proposta del bonus psicologo. Trovo che questo bonus sia stato un segnale positivo in risposta alle persone che hanno iniziato a farsi sentire attraverso la petizione creata su Change.org in protesta all’eliminazione del bonus dello scorso gennaio e che, a gran voce, chiede che la salute mentale sia considerata al pari di quella fisica. La manovra può incoraggiare le persone a prendersi cura di sé e spronare a scegliere di intraprendere un percorso di terapia. Allo stesso tempo però, per come è stata pensata e per il budget investito, ha ancora ampi margini di miglioramento: sarei quindi molto cauta nel festeggiare qualcosa che è ancora in via di definizione e presenta parecchie problematiche già dal principio. Il cambiamento vero si potrà vedere nel lungo termine e solo attraverso un potenziamento serio dei servizi pubblici. Purtroppo” – conclude De Stefano – “questo non si vede ancora all’orizzonte e siamo piuttosto noi privati a scegliere di offrire servizi psicologici a costi calmierati per essere accessibili anche a chi ha meno disponibilità economica.

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