Dal 2020 a oggi Milano è stata per almeno 4 volte al primo posto in varie classifiche come prima smart city d’Italia, come si può vedere nello schema sottostante. E quando non era prima era comunque in pole position. Numerose sono state in questi anni le iniziative dedicate a potenziare la sua “smartness”, dallo sviluppo di un Gemello Digitale Esteso per migliorare l’offerta di servizi pubblici digitali al recente lancio di uno SmartCity Lab, incubatore e acceleratore certificato, laboratorio di ricerca e di sperimentazione di nuove tecnologie. L’attuale inchiesta sull’urbanistica, però, suscita alcuni interrogativi che arrivano a includere il concetto stesso di smart city.
Indice degli argomenti
📊 Milano nelle classifiche delle Smart City italiane
| Anno | Classifica / Fonte | Milano al 1° posto? | Note |
|---|---|---|---|
| 2025 | City Vision Score 2024–2025 | ✅ Sì | Primeggia per smart economy e mobilità |
| 2024 | Osservatorio Smart City Polimi 2024 | ✅ Sì (percezione degli italiani) | Seguita da Bolzano e Trento |
| 2024 | ICity Rank 2024 (FPA) | ❌ No | In testa Bergamo, Bologna, Firenze |
| 2023 | City Vision Score 2023 | ✅ Sì | Seguita da Trento e Bolzano |
| 2023 | ICity Rank 2023 (FPA) | ❌ No | In testa Bergamo, Firenze, Milano, Modena (pari merito) |
| 2022 | ICity Rank 2022 (FPA) | ✅ Sì (pari merito con Firenze) | Milano e Firenze in testa |
| 2020 | EY Smart City Index | ❌ No | Trento prima; Milano perde il primato |
Cos’è una smart city
Essere una smart city, una città intelligente, può significare molte cose: un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese; dove le reti di trasporto urbano funzionano in modo efficiente e sostenibile, così come gli impianti di approvvigionamento idrico, di illuminazione e riscaldamento degli edifici, di smaltimento dei rifiuti; dove le risorse sono gestite in modo intelligente fino a renderla economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente.
Milano è tutto questo? Secondo la maggior parte delle classifiche sì. O almeno è in posizione avanzata rispetto a tutte le altre città italiane.
Poi però è arrivata l’inchiesta.
Caso Milano: cosa è successo
L’inchiesta – o meglio le inchieste, perché ce ne sono diverse – riguarda presunti abusi commessi negli ultimi anni da persone che lavorano nell’amministrazione di Milano, costruttori, architetti e progettisti, per autorizzare e accelerare la costruzione di nuovi palazzi. Si sono concentrate in particolare su progetti di costruzione di edifici di grandi dimensioni, trattati formalmente come ristrutturazioni di edifici molto più piccoli o costruiti all’interno di cortili. Tra l’altro, sono emerse storie di cittadini che, da un momento all’altro, senza preavviso, hanno visto spuntare davanti alla loro abitazione grattacieli o torri che hanno oscurato la vista dalla loro proprietà.
In attesa di capire come procederà l’iter giudiziario, si può riflettere, appunto, sul concetto di smart city.
Quanto una crescita poco monitorata di cantieri edilizi, e una strategia guidata dall’alto che predilige la velocità alla partecipazione e all’inclusione, può intaccare la “smartness” di un centro cittadino?
Risolvere i problemi sociali
“Il concetto di smart city – scrive Gianni Dominici, Direttore generale di Forum PA – si lega indissolubilmente a quello di innovazione sociale. Le smart cities sono le città che creano le condizioni di governo, infrastrutturali e tecnologiche per produrre innovazione sociale, per risolvere cioè problemi sociali legati alla crescita, all’inclusione e alla qualità della vita attraverso l’ascolto e il coinvolgimento dei diversi attori locali coinvolti: cittadini, imprese, associazioni.
L’importanza di strategie condivise
Sul concetto di coinvolgimento insiste anche Luca Buscema, Professore associato presso il Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche dell’Università di Messina, nel saggio “Smart city e rigenerazione urbana“: “Le complesse questioni riguardanti la qualità della vita dei cittadini, sia nei centri urbani che all’interno dei sobborghi ad essi limitrofi, implicano strategie condivise ed una visione d’insieme finalizzata ad una lungimirante pianificazione, inerente, in via puramente esemplificativa, il consumo del territorio, la sicurezza, la mobilità, la sostenibilità, la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale. Si innestano, in quest’ottica, le politiche di “rigenerazione urbana”, comprensive di iniziative capaci di incidere non solamente in riferimento al tessuto urbanistico, ma anche sul contesto socioambientale del territorio interessato, non limitandosi, quindi, ad una mera “riqualificazione” (edilizia), bensì ingenerando un processo di trasformazione che superi preesistenti condizioni di degrado e consenta la riscoperta dei valori sociali e di qualità di vita nella città”.
Integrare natura e artificio
L’architetto Carlo Ratti, che al termine “smart city” preferisce “senseable city”, spiega in questa intervista che “l’integrazione tra natura e artificio non è più una scelta, ma una necessità“. L’ideatore di molteplici progetti internazionali invita a “leggere le interazioni già esistenti tra ecosistemi, comprenderle con l’aiuto di tecnologie e dati e trasformarle in soluzioni progettuali”. In particolare, di fronte al cambiamento climatico e alle ondate di calore, esorta a “non affidarsi solo al condizionamento, che risolve il problema da un lato ma lo peggiora dall’altro (emettendo calore fuori per raffrescare dentro), quanto agli alberi, che, con ombreggiamento ed evapotraspirazione sono una delle tecnologie più efficaci e sostenibili”.
Milano sa “integrare natura e artificio”? Milano sa valutare, elaborare e produrre strategie urbanistiche sostenibili in condivisione con i suoi cittadini? È innegabile che il capoluogo lombardo sia sempre stato particolarmente all’avanguardia nell’adeguamento alla trasformazione digitale e nell’applicazione delle nuove tecnologie. Ma può bastare? O serve altro?
Sono interrogativi sui quali riflettere oggi e per il futuro.





