Aspettando Techcrunch Italy

Patton: so dove sei e faccio business

Il fondatore di Banjo, il social media basato sulla geolocalizzazione che ha 4 milioni di iscritti in 190 Paesi, anticipa uno dei temi dell’evento di settembre a Roma: Re-design, ridefinire i modelli di business. “Lavorando sui punti di forza dell’Italia”

Pubblicato il 10 Giu 2013

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Banjo permette di vedere dove si svolgono gli eventi significativi localizzando gli attori in gioco

La vera innovazione è ridefinire il business pensando alla Rete come un grande marketplace, dove la presenza fisica è ormai un dato accessorio. La pensa così Damien Patton, imprenditore appassionato con la vocazione del problem solving, che ha fatto di un’esperienza personale il punto di partenza per lo sviluppo di sistema oggi in uso su scala mondiale, Banjo, aggregatore di social network in base alla geolocalizzazione. A EconomyUp ha anticipato alcuni dei temi che saranno affrontati a settembre a Roma nel corso della prossima edizione di TechCrunch Italy.
“Il tema dell’evento è Re-Design, ridefinire quindi i modelli di business lavorando sui punti di forza dell’Italia, dalla moda all’arredo, considerando anche che il vostro Paese ha un’elevatissima propensione all’utilizzo dei social media, diffusi in maniera capillare sul territorio. Ad esempio, Banjo può essere declinato dal punto di vista professionale, aggregando potenziali investitori sui punti di interesse, abbattendo anche i costi dei canali di promozione tradizionali”.
“To ask a question you use Google, to know what’s happening you use Banjo” dice con un sorriso Patton della sua creatura nata per caso.
Racconta: “Mi trovavo al Boston Legal Airport quando persi l’occasione di incontrare un amico conosciuto in Marina. Entrambi avevamo aggiornato il nostro profilo, ma io su Twitter e lui su Facebook e così non ci siamo trovati. Questo mi fece arrabbiare così tanto che decisi subito di mettermi al lavoro”. In quel momento concepì l’idea di un aggregatore di social media, basato sulla tecnica di geolocalizzazione.
Da quell’incontro mancato, anche nell’era dello stay tuned, è nata Banjo, una realtà con 4 milioni di utenti (ben 1 milione solo nei primi nove mesi), una diffusione in più di 190 Paesi (in Italia dal dicembre 2012) e un’evoluzione imprevista dell’app come medium professionale, nel settore dell’informazione e per il monitoraggio grandi eventi.
“In ogni momento è possibile vedere, in base ai propri interessi, dove si svolgono gli eventi più significativi, le manifestazioni di settore, ma non solo, ogni persona diventa un potenziale contatto mentre la possibilità di localizzare gli attori in gioco costituisce una grande opportunità d’interazione”, spiega Patton che illustra anche i punto cardine per realizzare un caso di successo. Tra questi, infatti, pone la garanzia della privacy degli utenti (tutto ciò che viene condiviso è discrezionale), la possibilità di utilizzare le piattaforme per ottenere dei servizi e il ripensamento dei modelli di advertising in Rete.
“Non si può pensare di utilizzare strategie obsolete per mezzi di comunicazione nuovi. Io mi orienterei su una prospettiva di pubblicità emozionale che incuriosisca lo user portandolo a interagire con il messaggio. Ormai dovrebbe essere evidente che la pubblicità popup o i banner non hanno un ritorno positivo, perché continuare a insistere?”.

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