L'INTERVISTA

Startup del turismo in Italia: crescono, ma il 67% non ha ancora chiuso un round

Nell’anno del turismo record in Italia, le startup del settore crescono e diventano più tecnologiche ed esperienziali. Ma sono poco internazionali e gli investimenti non decollano. La presidente dell’Associazione Startup Turismo Karin Venneri anticipa a EconomyUp i risultati di una survey fra gli associati

Aggiornato il 23 Ago 2023

Karin Venneri, presidente Associazione Startup Turismo

Il turismo in Italia va bene e anche le startup del turismo crescono, sebbene siano ancora poco internazionali, in un mercato frammentato in cui gli investimenti non decollano.  È il quadro che emerge da una ricerca dell’Associazione Startup Turismo, nata 10 anni fa, 130 startup associate e una mission ben precisa: creare un network tra founder, big players della travel industry, investitori e istituzioni. La presidente Karin Venneri anticipa a EconomyUp alcuni risultati dell’indagine e commenta lo stato della relazione fra industria del turismo e nuove imprese innovative.

“Secondo i dati della survey condotta tra i nostri iscritti, il 2023 è sicuramente un anno migliore in termini di nascita di nuove startup del turismo- rivela ad Economyup Karin Venneri – i dati sono ancora in fase di elaborazione, ma da quello che ho percepito nei miei colloqui con le startup mi aspetto risultati in linea con i trend degli ultimi anni: pochi round ma buoni”.

Gli investimenti del 2022 hanno doppiato i valori dell’anno precedente, seppur con la metà dei round: il 70% dei round è stato infatti superiore ai 300 mila euro. Sostenibilità e proptech hanno tenuto testa con una raccolta di circa 5 milioni di euro in totale, seguite dagli experience provider che hanno raccolto circa 2 milioni.

Le startup del turismo: le realtà emergenti più interessanti

Tra le tipologie di startup più interessanti del settore, spiccano quelle dedicate al turismo esperenziale.

“Post covid, questo prodotto ha preso fortemente piede e in Italia abbiamo delle realtà molto interessanti come ad esempio Freedome, Cicero e le Cesarine– spiega Venneri- In termini di prodotto, suscitano interesse anche i viaggi di gruppo in una nuova versione che unisce dating e community: sull’onda di Avventure nel Mondo e poi Weroad, che è la versione digitale di Avventure nel Mondo, i viaggi condivisi stanno prendendo piede fra target di età che arrivano fino ai 60-70 anni”.

Tecnologiche ma poco internazionali: l’identikit delle startup italiane del travel

La chiave di successo di queste startup di prodotto, secondo la presidente di Startup Turismo, è avere una buona struttura sia in termini di tecnologia che di marketplace.

“Nell’ultimo anno e mezzo stiamo assistendo ad una crescita dell’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale, i big data o la blockchain– spiega Venneri- un esempio su tutte sono le chatbot applicate all’hospitality. Anche le piattaforme che nascono come marketplace e che sono quindi incentrate sul prodotto oggi hanno quasi tutte delle componenti di analisi dati: mentre prima l’utilizzo di queste tecnologie era una scelta, oggi è quasi una commodity”.

Nonostante questo, nel 2022 il 67% delle startup non ha ancora effettuato un round e il 52% non ha mentor né advisor. A questo si aggiunge una scarsa propensione all’internazionalizzazione e alla ricerca di nuove fonti di investimento.

“I finanziamenti pubblici alle startup in Italia seguono ancora la logica first in best in che punta più alla quantità che alla qualità. I venture capitalist italiani sono pochi e abbiamo ancora pochi incubatori- aggiunge Venneri- Per questo, come associazione, stiamo facendo un grosso lavoro di apertura: abbiamo ad esempio stretto accordi con la Camera di Commercio spagnola o con alcune startup francesi per creare un link a due vie: aiutiamo quelle che vogliono entrare in Italia e allo stesso tempo indirizziamo le nostre startup, che hanno un prodotto scalabile e replicabile in altri mercati, a cercare possibilità e investimenti oltreconfine”.

La campagna Open to Meraviglia e gli investimenti in turismo: un mercato frammentato

Questo sebbene il vantaggio competitivo in Italia sia molto alto. E iniziative controverse come Open to Meraviglia, la campagna del Ministero del Turismo che mira alla digitalizzazione del turismo in Italia e alla promozione di mete, più conosciute e non, del Belpaese.

“Come associazione abbiamo dato la nostra disponibilità al Ministero ad integrare la campagna con tecnologia e servizi. Sicuramente le nostre startup, soprattutto quelle di prodotto, potrebbero dare un ottimo contributo. Mi viene in mente ad esempio Miravilius, una piattaforma di live streaming con cui si possono seguire live tour in collegamento con guide turistiche sul posto: è un prodotto che puoi vendere ad esempio agli agenti travel americani per proporre una destinazione oppure far rivivere un viaggio già fatto, per incitarli a tornare o a scoprire altre mete” spiega la presidente.

Il Belpaese resta, senza dubbio, uno dei mercati più attrattivi, ma, allo stesso tempo, tra i più complicati e frammentati.

“L’Italia a mio avviso dovrebbe centralizzare alcune risorse destinate al turismo attualmente appannaggio delle regioni, come ad esempio quelle dedicate all’innovazione su microprogetti, con una visione precisa su cosa si vuole innovare e come. E a questo punto attingere dagli acceleratori verticali, magari creandone appositi per il turismo, dove integrare tecnologie, competenze, prodotto. La nostra associazione è in questo senso un esempio di successo: il valore aggiunto di lavorare su verticali è che naturalmente nascono sinergie, fusioni e acquisizioni. Per questo è necessaria una visione strategica che coinvolga operatori pubblici e privati. Quello del turismo è une cosistema che ha bisogno di tempo e risorse per crearsi, crescere e portare i frutti” afferma Venneri.

Aprire una startup del turismo: tre consigli utili

E, ai nuovi startupper, la presidente dell’associazione Startup Turismo dispensa tre consigli: puntare sul team, studiare il mercato dei competitor stranieri, prestare particolare attenzione alla captable.

“Un team adeguato, nella mia esperienza può fare veramente la differenza. Consiglio poi di guardare cosa offre il mercato, soprattutto straniero: se la tua idea è simile a quella di qualcun’altro è un valore, perché significa che funziona e magari in futuro potrai essere acquisito. Infine, invito a prestare particolare attenzione a come si costruisce la linea di crescita: vedo ad esempio tante startup che a un certo punto non riescono più a fare raccolta perché hanno una captable troppo frammentata, o altre che cedono troppo o troppo poco. C’è inoltre una tendenza a chiedere sempre poco. Il mio consiglio in questo caso è: non siate timidi”.

Articolo originariamente pubblicato il 22 Ago 2023

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Valentina Valente

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