NUOVA NORMALITÀ

Se Black Mirror diventa realtà: il coronavirus spinge verso la virtualizzazione degli eventi

Nei prossimi mesi, a causa del coronavirus, non potranno tenersi manifestazioni pubbliche di ogni genere. Che fare? Una soluzione potrebbero essere le piattaforme di virtualizzazione degli eventi. La spagnola Virtway ha già registrato un’impennata di richieste. E un episodio di Black Mirror aveva previsto tutto

Pubblicato il 12 Mag 2020

Virtualizzazione eventi

In epoca di coronavirus il futuro sta diventando realtà, anche quel futuro che fino a pochi anni fa era solo nella fantasia di scrittori e sceneggiatori. Sta accadendo nell’industria dell’entertainment e delle communication technologies. In particolare l’emergenza Covid-19 sta portando a un tumultuoso sviluppo delle tecnologie di virtualizzazione degli eventi: tecnologie che affondano le radici nella gamification e che, fino a ieri, rientravano in una nicchia per appassionati di 3D e realtà aumentata. Ma da domani (o forse già da oggi) potrebbero diventare molto più diffuse. L’aveva previsto una serie tv visionaria come Black Mirror, lo stanno mettendo in pratica aziende che vedono incrementare il fatturato giorno dopo giorno. A breve questo tipo di tecnologie potrebbe risultare indispensabile nel mondo dei media televisivi, per l’organizzazione di grandi eventi, nel mondo dell’alta moda. Il futuro è già qua. E l’innovazione è il suo motore.

La mancanza di pubblico

Chiunque guardi programmi televisivi in diretta ha davanti a sé uno spettacolo assolutamente inedito: gli studi completamente deserti. Il pubblico è scomparso, annientato dalle norme di distanziamento sociale obbligatorie in tempi di coronavirus.

Il problema si pone, e continuerà a porsi nei prossimi mesi, per tutti gli eventi live: manifestazioni sportive, concerti, spettacoli, sfilate di moda, fiere, summit, momenti di formazione, eventi di ogni genere. Come sopperire alla mancanza di pubblico? Come ricreare un’interazione convincente in un momento di incontro o intrattenimento collettivo?

Black Mirror e il pubblico interattivo

A raccontarci cosa potrebbe succedere c’è un episodio di Black Mirror, la serie televisiva britannica ambientata in un futuro distopico prodotta da Charlie Brooker per Endemol e distribuita su Netflix e altri canali a partire dal 2011.  L’episodio in questione si intitola “15 milioni di celebrità” (15 Million Merits) e ha al centro della vicenda un talent show, “Hot Shots”, che offre ad aspiranti artisti e intrattenitori la possibilità di uscire da una realtà simile alla schiavitù per conquistare fama e ricchezza. La platea dello studio televisivo è composta da avatar. Ogni componente del pubblico è collegato a distanza con il proprio avatar e può interagire con i protagonisti dello show come se fosse presente fisicamente. L’avatar – che naturalmente ha le sembianze dell’individuo ad esso collegato – ride, applaude, fischia, vota. Esattamente come se la persona fosse lì, con lo stesso potere di salvare o distruggere la carriera (e la vita) di chi si esibisce sul palco.

15 Million Merits - Black Mirror

15 Million Merits - Black Mirror

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Gli autori di opere come queste basano il loro lavoro sulle evidenze della ricerca tecnologica più avanzata. Quali innovazioni tecnologiche hanno ispirato la fantasia degli sceneggiatori di “15 milioni di celebrità”?

Virtualizzazione eventi: Gamification e mondi virtuali in 3D

Alla base c’è la gamification, ovvero l’insieme di regole mutuate dal mondo dei videogiochi che nasce con l’obiettivo di applicare meccaniche ludiche ad attività che non hanno direttamente a che fare con il gioco. La gamification rende le relazioni più dinamiche, incoraggia il networking e favorisce la nascita e il consolidamento di un interesse vivo e attivo da parte degli utenti coinvolti.

In questo contesto rientra la tecnologia Virtual 3D Worlds, mondi virtuali tridimensionali. Applicata al mondo degli affari, la tecnologia 3D interattiva può consentire una simulazione in cui ogni persona controlla un avatar che le permette di muoversi liberamente, parlare con altri utenti e partecipare a varie interazioni. In questo modo ogni incontro viene trasformato in un’esperienza semplice, informale, divertente e realmente efficiente.

Le piattaforme di collaboration, il cui utilizzo si è enormemente intensificato durante il lockdown dovuto al coronavirus, non riescono a sostituire il senso di un’interattività più spinta. I webinar, anche questi “esplosi” numericamente nel periodo della pandemia, sono tutt’altro.

Il futuro di varie attività potrebbe essere proprio qui, nell’estensione di un evento fisico al mondo online. Obiettivi: renderlo più piacevole, dinamico e, in ultima analisi, raggiungere un maggior numero di partecipanti.

Alcune aziende stanno già mettendo in pratica quello che nella fantasia cinematografica era una futuristica suggestione.

Virtualizzazione eventi: I mondi virtuali di Virtway

La spagnola Virtway ha sviluppato una piattaforma tecnologica proprietaria dove è possibile ricreare mondi in 3D che permettono interazione e comunicazioni in tempo reale attraverso l’uso di avatar ed esperienze immersive molto simili a quelle della vita reale. Grazie a questa piattaforma, le aziende possono realizzare presentazioni, mostre e attività di networking. Durante le ultime settimane, Virtway ha registrato un aumento del 575%  rispetto al mese precedente di richieste da parte di aziende in cerca una soluzione più personale e coinvolgente con cui organizzare i propri meeting ed eventi online.

Virtway events
José Antonio Tejedor, CEO e fondatore di Virtway, commenta: “Le applicazioni della realtà virtuale sono in continua evoluzione e non pensiamo più a queste solo per occasioni di puro intrattenimento: nel settore degli eventi, dei meeting e delle fiere c’è sicuramente spazio per grandi opportunità da esplorare“.

Virtway mette a disposizione delle aziende la partecipazione, tramite la creazione di avatar, a eventi immersivi come concerti dal vivo e masterclass, ma anche escape room virtuali per consentire ai dipendenti di “disconnettersi”. Centinaia di persone possono partecipare contemporaneamente nella stessa stanza virtuale e in migliaia possono essere presenti nello stesso ambiente digitale. Tutte le attività sono accessibili tramite qualsiasi dispositivo, telefoni cellulari, tablet, PC, Mac, ecc.

Tra le realtà che hanno adottato soluzioni di Virtway c’è DuPont Sustainable Solutions, che sta usando una piattaforma virtuale per tenere corsi di formazione, riunioni ed eventi, e l’Università di Leida, una delle più antiche dei Paesi Bassi, che usa Virtual Labstore per migliorare la flessibilità della comunicazione studente-insegnante.

VIRTWAY EVENTS METAVERSE: VIRTUAL EVENTS WITH AVATARS

VIRTWAY EVENTS METAVERSE: VIRTUAL EVENTS WITH AVATARS

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Virtualizzazione eventi: Carraro Lab, realtà italiana

Un’azienda, stavolta italiana, che da molto tempo si occupa di virtualizzazione di eventi in Italia è  Carraro Lab. La realtà virtuale, si legge nel loro sito, può contribuire a potenziare la video-conferenza in diverse modalità. La società propone anche la partecipazione interattiva del pubblico tramite quiz e  sondaggi: diverse piattaforme webinar abilitano queste funzioni da App specifiche, ma è possibile attivare anche ambienti di feedback in realtà virtuale.  I partecipanti  da remoto indossano un visore VR, anche con uno smartphone e un semplice link condiviso, e possono entrare col relatore nell’ambiente virtuale.

Un’ulteriore soluzione per organizzare eventi virtuali è quella resa celebre anni fa da Second Life. In questo caso l’evento diventa una sorta di videogame 3D multiplayer, dove ogni partecipante assume la forma di un avatar.

Più o meno quello che succede in “15 milioni di celebrità”. O quello che potrebbe succedere in occasione di una sfilata di un marchio di moda: modelle che si esibiscono in passerella davanti agli avatar degli spettatori che ammirano, applaudono e poi, eventualmente, comprano. Perché il coronavirus ha causato purtroppo molte morti, ha bloccato tante industrie, ma non riuscirà a fermare né l’immaginazione né la tecnologia in grado di tradurre quell’immaginazione in realtà.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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