Retail, c’è ancora poca contaminazione. Ecco che cosa fanno all’estero
L’anno si è aperto con Megamark che compra una startup. Ma sono pochi i retailer italiani che investono sull’innovazione. I gruppi internazionali, invece, creano labs, comprano imprese innovative, organizzano hackathon. Obiettivo: migliorare la customer experience on line e nei punti vendita fisici
di Valentina Pontiggia
Pubblicato il 03 Mar 2017

La contaminazione di idee innovative attraverso la collaborazione o acquisizione di startup (o altri attori esterni) è però una pratica ancora poco diffusa tra i retailer italiani. L’innovazione non si poggia solo su competenze e meccanismi formalizzati, ma anche sul talento, sulla predisposizione al cambiamento e su meccanismi di contaminazione poco convenzionali. In questo senso l’Open Innovation – ossia l’innovazione aperta ad attori esterni all’organizzazione aziendale per un contagio positivo di idee – combinata con la Corporate Entrepreneurship – cioè azioni imprenditoriali concrete per stimolare e far emergere la cultura innovativa – diventa una leva importante per accelerare il processo di trasformazione del Retail italiano. Sono molteplici le azioni, meno classiche, che i retailer possono sviluppare per rendere aperta l’innovazione digitale, attraverso l’interazione con startup e fornitori tecnologici. Tra queste citiamo Hackathon e Appathon, competizioni tra sviluppatori per realizzare concretamente, e in poche ore, idee innovative utili al business aziendale; Digital Readiness Assessment, strumenti per mappare l’attitudine all’innovazione digitale dei dipendenti e individuare le persone con maggiore creatività; Call4Ideas, concorsi per raccogliere idee innovative su un determinato tema; Mergers&Acquisitions, investimenti diretti in realtà innovative per integrare rapidamente all’interno della propria organizzazione tecnologie e competenze; Incubator e Accelerator, investimenti e attività di supporto alla crescita per avvicinarsi all’ecosistema delle startup; e poi ancora Crowdsourcing, Innovation Lab e Startup Intelligence.
All’estero sono diversi i top retailer che in questi ultimi anni hanno iniziato a combinare diversi meccanismi di Open Innovation, collaborando con startup, partner tecnologici,

Nonostante in Italia queste pratiche siano ancora poco diffuse, negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di progettualità interessanti da parte di alcuni top retailer. Tra questi ci sono Adidas, Diesel, Miroglio e Percassi che hanno supportato le startup selezionate dal “Fashion&Retail Accelerator” di H-Farm. È da considerare inoltre il caso di Illy, che ha lanciato un “Coffee-Hack” in Silicon Valley, ossia una vera e propria competizione fra startup e giovani talenti volta a trovare soluzioni tecnologiche innovative per ripensare l’offerta Retail di Illy, migliorare la customer experience e il brand engagement. Tra le esperienze italiane di Open Innovation si aggiunge ora anche quella del Gruppo Megamark che, oltre ad acquisire Bauzaar per entrare nel mondo del pet food e sperimentare l’eCommerce, sta collaborando con un’altra startup, Cucina Mancina, microimpresa di Lorenza Dadduzio e Flavia Giordano dedicata al cibo, con un occhio di riguardo a chi è vegano, vegetariano e intollerante.
* Valentina Pontigia è direttore dell’Osservatorio Innovazione digitale nel Retail