Arte e tecnologia

L’innovazione si incontra con Michelangelo: il restauro della Sagrestia Nuova di San Lorenzo

Il monumento fiorentino è stato restaurato e torna a risplendere grazie alle più innovative soluzioni di illuminotecnica, impiegate per riprodurre gli effetti di luce cercati dall’artista. Il progetto è stato promosso dai Musei del Bargello in partnership con Lottomatica

Pubblicato il 04 Mar 2019

La Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze

La tecnologia e l’innovazione si incontrano con un maestro dell’arte e della tradizione, Michelangelo, per riproporre la sua visione della luce. Grazie all’uso delle più innovative soluzioni di illuminotecnica è stata restituita la sua forza originaria alla Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze.

Luogo esemplare del Rinascimento italiano, la Sagrestia, progettata e quasi interamente realizzata da un solo artista, Michelangelo appunto, torna a risplendere grazie a un progetto di illuminazione, manutenzione e restauro promosso dai Musei del Bargello in partnership con Lottomatica, storicamente impegnata nella valorizzazione del patrimonio artistico italiano. «Sosteniamo da sempre progetti nell’interesse della collettività», spiega Fabio Cairoli, amministratore delegato di Lottomatica. «In ogni iniziativa cerchiamo di condividere e raccontare i valori alla base della nostra idea di crescita, come l’innovazione tecnologica, l’inclusione sociale e la valorizzazione culturale.»

I maggiori storici dell’arte hanno evidenziato come nell’arte di Michelangelo architettura, scultura e uso della luce naturale siano profondamente connesse. Quando nel 1519 Michelangelo progettò la Sagrestia Nuova per collocarvi le tombe dei Medici, Giuliano e Lorenzo, scelse con particolare attenzione le posizioni delle finestre, ben consapevole delle potenzialità della luce del sole. Con il passare dei secoli però il racconto in marmo realizzato da Michelangelo è stato alterato. La costruzione della Cappella dei Principi, tra il XVII e il XVIII secolo, a ridosso della Sagrestia con la sua grande cupola intercetta per parte dell’anno il tragitto del sole, attenuando l’intensità della luce diffusa e modificando gli effetti pensati da Michelangelo.

Fabio Cairoli, amministratore delegato di Lottomatica
Gli studi hanno messo in evidenza come Michelangelo abbia usato due diverse tipologie di luce naturale: una diffusa e una indiretta, che scaturisce dalla rifrazione dei raggi solari sul marmo bianco delle pareti. Per ripristinare durante l’anno la continuità della luce diffusa, sul cornicione del secondo ordine della Sagrestia, sono stati collocati dei fari che producono una luce di media intensità.

La colorazione di queste lampade a led è stata calibrata rilevando lo spettro luminoso del sole vicino al complesso di San Lorenzo, in modo da ottenere un risultato quanto più possibile conforme alla luce naturale. I fari permettono di leggere senza ombre eccessive le articolazioni plastiche della Sagrestia, lasciando agire però la luce solare naturale. In questo modo l’impianto d’illuminazione non interferisce con la luce indiretta o riverberazione luminosa. In alcune stagioni e in particolari ore della giornata (soprattutto al mattino) i raggi del sole entrano dalla grande finestra aperta sulla parete est e sono ancora in grado di esercitare gli effetti straordinari ideati da Michelangelo. «Realizzare un restauro della luce significa sviluppare un approfondito lavoro di ricerca storico-artistica, oggi possibile grazie alle più innovative tecniche di illuminazione», aggiunge Cairoli. «Per questo motivo abbiamo voluto promuovere il restauro, per far riscoprire, con una nuova luce, il meraviglioso lavoro di Michelangelo».

Il progetto, eseguito dallo storico dell’arte e restauratore Antonio Forcellino, e dal maestro delle luci Mario Nanni, offre quindi un supporto all’illuminazione naturale, nel rispetto delle intenzioni di Michelangelo, senza cancellare le alterazioni che la storia ha prodotto. Lo studio dell’uso della luce nel Rinascimento, e delle innovazioni apportate da Michelangelo ha permesso di restituire ai visitatori e agli studiosi una percezione della Sagrestia Nuova più coerente con le intuizioni e con il progetto del genio fiorentino.

 

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