INNOVAZIONE AZIENDALE

Le 5 competenze chiave per guidare l’innovazione in tempi incerti



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In un mondo caratterizzato da incertezza e cambiamento continuo, guidare l’innovazione richiede nuove competenze. Dalla visione sistemica al foresight strategico, ecco le 5 capacità chiave che aiutano imprenditori e manager a progettare il futuro

Pubblicato il 22 mag 2025

Francesca Grego

Co-fondatrice e consulente di KIXA



Competenze per l’innovazione
Competenze per l'innovazione

Viviamo in un’epoca in cui pianificare è necessario, ma non più sufficiente. I cambiamenti tecnologici, sociali, climatici e geopolitici si intrecciano generando scenari sempre più instabili e complessi. In questo contesto, il futuro non è qualcosa che si aspetta: è qualcosa che si progetta. Il pensiero anticipante – o anticipatory thinking – offre un approccio strategico e operativo per agire oggi con lo sguardo rivolto al domani. È una competenza trasversale, ancora poco diffusa nel mondo manageriale italiano, ma destinata a diventare cruciale. Non si tratta di prevedere il futuro, ma di esplorare possibilità, costruire scenari e prepararsi a navigarli con intelligenza.

Con quali strumenti?

5 competenze per guidare l’innovazione

Ecco le 5 competenze chiave che permettono a imprenditori e manager di trasformare l’incertezza in leva per l’innovazione, intrecciando dimensioni “hard” e “soft” in modo dinamico.

1. Foresight strategico: la competenza chiave per prepararsi a scenari futuri

Il futuro non è mai una linea retta, ma un ventaglio di possibilità. Non possiamo sapere con certezza cosa accadrà, ma possiamo esplorare cosa potrebbe accadere. Questo approccio noto come strategic foresight, permette di creare una mappa per orientarsi con maggiore consapevolezza nei contesti di cambiamento rapido. La costruzione di scenari futuri è una competenza che consente di espandere il campo delle possibilità, identificare rischi emergenti e nuove opportunità.

Il foresight non si limita alla previsione di eventi futuri, ma si concentra sull’esplorazione di alternative plausibili e potenzialmente disruptive. Come affermato da Peter Schwartz nel suo celebre libro The Art of the Long View, «i futuri possibili non sono inevitabili, ma possono essere modellati attraverso scelte strategiche informate». La competenza di foresight è quindi un atto di responsabilità, poiché consente alle imprese di non subire il cambiamento, ma di anticiparlo, plasmando il proprio percorso in un mondo che cambia.

2. Visione sistemica: connettere i puntini per comprendere la complessità

La capacità di vedere l’intero oltre le parti.

In un mondo attraversato da transizioni multiple – digitali, ecologiche, demografiche – pensare per silos non è solo inefficace: è rischioso. La visione sistemica è la capacità di cogliere relazioni, retroazioni e dinamiche non lineari all’interno di un contesto complesso. È un modo di pensare che privilegia le connessioni rispetto agli elementi isolati e aiuta a riconoscere i pattern ricorrenti nel tempo.

Come afferma Felice De Toni (2024), autore del Decalogo della complessità, «un sistema complesso non si comprende scomponendolo, ma cogliendo le interazioni che ne determinano il comportamento emergente». È proprio questa prospettiva che consente a manager e imprenditori di anticipare effetti collaterali, individuare leve di cambiamento e orientarsi in ambienti turbolenti. Adottare una visione sistemica significa anche accettare l’incertezza come parte integrante del sistema, e abbandonare la ricerca di soluzioni semplici a problemi complessi.

3. Agilità strategica: prendere decisioni efficaci in contesti instabili

In tempi complessi, non serve una strategia “blindata”, ma una bussola. L’agilità strategica è la capacità di prendere decisioni rapide ma informate, mantenendo flessibilità senza perdere direzione.

A differenza dei modelli tradizionali di pianificazione, che presuppongono stabilità e linearità, l’agilità strategica permette a manager e imprenditori di prendere decisioni rapide e informate, adattandosi in tempo reale a scenari in continua evoluzione.

Significa mantenere una visione di lungo periodo, ma con flessibilità tattica. Come spiegano Reeves e Deimler in un celebre articolo di Harvard Business Review, “la strategia oggi deve essere dinamica, sperimentale e sensibile al contesto”. Le organizzazioni agili sono quelle capaci di apprendere in fretta, iterare soluzioni e correggere rotta senza perdere la bussola strategica.

4. Capacità di apprendimento trasformativo: ripensare i modelli mentali per innovare

In un contesto in cui cambiano non solo le regole del gioco, ma spesso anche il campo da gioco stesso, anche la capacità di apprendere in modo trasformativo diventa cruciale. Ciò richiede di rivedere i propri schemi mentali, mettere in discussione assunti impliciti, e modificare la propria visione del mondo. Come ha evidenziato Jack Mezirow (1997), padre del concetto di transformative learning, l’apprendimento autentico avviene quando siamo costretti a ridefinire il significato delle nostre esperienze.

In tempi di discontinuità, l’agilità cognitiva e la capacità di disimparare contano più dell’esperienza consolidata. Questo tipo di apprendimento alimenta l’innovazione, aprendo lo sguardo a soluzioni inedite. Per allenarlo servono contesti che favoriscano il dialogo riflessivo, il confronto tra prospettive diverse e l’esposizione a visioni alternative: ingredienti invisibili ma fondamentali per un’organizzazione più resiliente ed evolutiva.

5. Intelligenza relazionale: costruire innovazione attraverso le relazioni

Nessun futuro si costruisce da soli. In contesti incerti, l’innovazione nasce dalla qualità delle relazioni che sappiamo attivare. L’intelligenza relazionale è la capacità di ascoltare, coinvolgere e co-creare visioni condivise. Come ricorda Daniel Goleman (2001), che ha diffuso il concetto di intelligenza collettiva nel mondo del management, gestire le emozioni è centrale per una leadership efficace. In tempi di trasformazione, però, non basta essere empatici: serve anche saper facilitare il confronto tra visioni diverse, valorizzare le tensioni creative e costruire alleanze.

Un riferimento prezioso in questo senso è il lavoro di Marianella Sclavi (2003), che in Arte di ascoltare e mondi possibili, invita a “sospendere il giudizio, accogliere il conflitto come risorsa, e praticare l’umorismo come forma di intelligenza relazionale”. Un approccio utile nella leadership quotidiana delle organizzazioni.

Competenze per l’innovazione: un nuovo mindset per progettare il futuro

In un mondo che cambia a velocità crescente, non è più tempo di risposte standard ma di nuove domande, nuovi approcci e nuove competenze. Il futuro non si prevede: si progetta. Ma da dove iniziare?

Il percorso parte dall’apertura ai futuri alternativi offerta dal foresight, si rafforza con la visione sistemica per leggere la complessità, e prende forma nell’agilità strategica, che consente di decidere in movimento. A sostenerlo c’è l’apprendimento trasformativo, che rinnova schemi e prospettive. Ma è solo attraverso l’intelligenza relazionale che queste competenze si trasformano in innovazione condivisa.

Le cinque competenze esplorate, dalla visione sistemica al foresight, dall’agilità strategica all’apprendimento trasformativo, fino all’intelligenza relazionale, rappresentano una nuova grammatica per chi guida l’innovazione all’interno delle aziende. Sviluppare queste capacità significa prepararsi a futuri alternativi, costruire organizzazioni più adattive e rafforzare la leadership in contesti complessi. Per chi vuole restare competitivo, non basta più sapere “cosa fare”: serve imparare come pensare, come apprendere e come collaborare.

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