PUNTO DI VISTA

La Silicon Valley non è più la terra promessa delle startup

Lo dice Armando Biondi, imprenditore italiano basato a San Francisco: “La Valle è costosa e c’è troppa competizione, meglio altri tech hub internazionali. Ma è l’ideale per le scale up, ‘sorelle maggiori’ delle startup: chi punta a decuplicare dipendenti e fatturato è ancora il benvenuto”

Pubblicato il 18 Nov 2014

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Armando Biondi, co-founder di AdEspresso

La Silicon Valley non è più il luogo ideale dove far nascere startup: ce ne sono già tante, la competizione è forte, i capitali da investire troppo alti, il costo della vita elevato. La Valley californiana, oggi, è l’optimum per le scale-up, ovvero la fase due delle startup: quelle aziende di piccole o medie dimensioni che vogliono fare il grande salto, passando da dieci a mille dipendenti o da 100mila dollari a 10 milioni di dollari di fatturato in un anno.

A dirlo è Armando Biondi, imprenditore italiano trasferitosi a San Francisco due anni fa, cofounder e Coo di AdEspresso, fornitore di soluzioni Saas per l’ottimizzazione degli annunci pubblicitari su Facebook, già co-fondatore di altre società non tecnologiche e angel investor. Uno che di Silicon Valley se ne intende, perché è immerso da tempo in questa realtà, ma allo stesso tempo riesce a vederla con gli occhi di un europeo “emigrante” nella terra dei sogni. Perciò ai colleghi imprenditori, americani e non, dice chiaramente: “Se state cominciando qualcosa oggi, NON venite nella Silicon Valley. È meno costoso, rischioso e probabilmente più facile avviare un business altrove”.

In un articolo scritto per la testata VentureBeat, Biondi descrive un mondo dove “gli imprenditori sono ovunque, l’accesso ai capitali è relativamente facile e costruire cose è semplice”. In questo contesto “molti luoghi stanno cercando di riposizionarsi per diventare tech hubs”. Di conseguenza “anche la Silicon Valley si sta silenziosamente riposizionando”. L’autore sottolinea che si tratta di una semplice legge di mercato: “Quando le barriere all’ingresso sono alte, il mercato è controllato da pochi players molto ben posizionati. Se le barriere si abbassano, tanti nuovi players fanno il loro ingresso. Così gli incumbent sono costretti a riposizionarsi attraverso la specializzazione e spesso facendo leva dall’allure che deriva loro dalla posizione di leadership per rivolgersi a una base di clienti ‘high end-high value’”.

Insomma la Silicon Valley oggi, se fosse un prodotto, sarebbe marcato Ferrari o Prada: di alto valore ma estremamente costoso e ultra-competitivo.

Attualmente nella Mecca dell’Innovazione “le risorse umane hanno costi elevatissimi, le valutazioni delle aziende sono follemente alte, l’accesso al capitale è terribilmente facile, ma solo se fai parte di certi ambienti” rileva Biondi, chiedendosi se si tratta di una “bolla”, un fenomeno ‘pompato’ e passeggero. No. A suo dire è invece la naturale conseguenza di un paradigma globale.

“La Silicon Valley – ricorda – è fatta di persone che sono riuscite a raccogliere un milione di utenti in un giorno, che hanno venduto companies per 500 milioni di dollari, che hanno fatto oltre 750 investimenti nella loro vita, che hanno gestito fondi da diversi miliardi di dollari. La Valley – rimarca l’imprenditore italiano – si è sempre esaltata all’idea di intraprendere sfide difficili, ma oggi avviare un’impresa non è più così difficile, quindi l’entusiasmo è scemato”.

Quello che invece “eccita” ancora la regina dell’Internet economy è “scalare”: passare per esempio da 10mila a un milione di utenti mensili attivi nell’arco di due anni. O da 100mila dollari a 10 milioni di dollari di fatturato in un anno. “Questo è difficile, questo è eccitante” scrive Biondi.

Perciò la Valley non è più il posto migliore dove avviare un’impresa (a meno che non si viva già da tempo nell’area). Meglio “il resto del mondo”, ma anche il resto dei tech hubs sparsi per gli Usa.

“Non è una cosa buona né cattiva, è così” afferma l’italiano. Perciò ecco i suoi pratici consigli agli startupper affascinati dalla Valle californiana: “Cominciate sviluppando un buon livello di prodotto destinato al mercato, poi, se necessario, fate raccolta fondi dove il vostro network è più forte e solo allora pensate se è opportuno muovervi verso il livello successivo e trasferirvi in Silicon Valley. A quel punto avrete bisogno di una storia: susciterete interesse solo se siete in grado di apparire rilevanti, e sarete rilevanti se la vostra storia è supportata da numeri importanti di adozione da parte degli utenti e coinvolgimento del mercato. Perché, se tutti possono iniziare qualcosa, come si decide dov’è il vero affare? Bisogna pretendere risultati migliori della media”.

E benvenuti nella Silicon Valley.

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