Ci sono diversi americani ma anche due ricercatori italiani tra i vincitori degli Eni Awards, i premi che Eni assegna agli studi scientifici più importanti nel campo dell’energia e dell’ambiente. L’ambizione è di farne dei Nobel dell’energia, e allora non può che riempirci di speranza il successo di Martina Siena, 29 anni, e Nicola Bortolamei, 30 anni, premiati per nella sezione Debutto alla ricerca dedicata ai dottori italiani under 30. Dopo aver ricevuto il riconoscimento al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, li abbiamo sentiti per farci raccontare cosa hanno fatto e cosa faranno.
Martina Siena, laureata in Fisica all’Università di Parma (base) e Trieste (specialistica), ha elaborato al Politecnico di Milano un modello teorico che permette di applicare gli studi di permeabilità dei fluidi fatti su campioni di roccia anche a formazioni molto più grandi. “Ogni volta che studiamo come interagisce un fluido, per esempio un idrocarburo, con le rocce, possiamo farlo solo su campioni molto piccoli, nell’ordine dei centimetri. Con la mia ricerca, ho elaborato dei modelli statistici che consentono di applicare in modo realistico le previsioni al mondo reale”.
Le possibili applicazioni sono tante: grazie a Martina Siena, si potranno elaborare strumenti più efficaci per risanare le falde acquifere, o per estrarre idrocarburi, o per valutare l’impatto ambientale di un intervento di estrazione. Per il suo percorso, sono stati molto importanti sei mesi all’Università dell’Arizona. Ma Martina, che compirà trent’anni a settembre, vorrebbe rimanere a fare ricerca in Italia, e
nell’ambito universitario. La sua è una storia positiva e di successo: “Ho potuto lavorare bene, in un gruppo che ha creduto in me, che mi ha fatto crescere”.
Eppure anche per Martina è dura vedere un orizzonte professionale completo: “Vorrei continuare a fare ricerca nel nostro Paese, ma è difficile fare piani a lungo termine, perché nel nostro paese la figura del ricercatore è a tempo determinato”.
Nicola Bortolamei ha vinto l’Eni Awards per una ricerca sui processi di polimerizzazione, che li rende potenzialmente meno inquinanti e che consente di attuarli anche in un ambiente biologico. La sua ricerca può avere effetti molto importanti nelle tecnologie biomediche e nella ricostruzione di tessuti umani. La storia di Nicola è diversa da quella di Martina, perché ha scelto di proseguire la ricerca nel settore privato, alla Fiamm di Vicenza, ma simile perché come lei ha deciso di puntare sull’Italia. “Non per una scelta a priori, ma perché ho trovato un’azienda, la Fiamm, che ha deciso di puntare su di me, e che investe senza paura in innovazione”.
Ora le ricerche di Nicola si concentrano sulle batterie per auto ibride. “In Italia ci sono le idee, ci sono menti eccellenti, ma non ci sono ancora abbastanza soldi: “Nel nostro Paese è pieno di giovani ricercatori intraprendenti, pronti a lavorare la notte e i weekend per ottenere risultati, ma vanno finanziati in modo adeguato. Le idee da sole non bastano”.