CRESCITA
La formula Coswell per la ricerca
Un intenso e regolare rapporto con le università. Così l’azienda emiliana riesce a competere con le multinazionali. E a produrre un dentifricio che cresce del 30% l’anno
di Giovanni Iozzia
03 Mag 2013

Tutto è cominciato nel dipartimento di Chimica dell’università di Bologna, guidato dal professor Norberto Roveri. Ma non è finita lì. Lanciato Biorepair, nel 2007, brevettato anche nel processo di produzione, c’è da provare la promessa e si fa con l’aiuto dell’Università di Ancona, odontoiatria. Intanto continua la ricerca della formula sbiancante perfetta. Nel 2011 viene creato uno spinoff, un laboratorio in partnership fra università di Bologna e azienda: cervelli da una parte e macchine Coswell per testare i risultati della ricerca dall’altra. Si trova così l’Actilux, il principio attivo costituito da clusters di idrossiapatite biomimetica funzionalizzata con ossidi inorganici fotocatalitici. Fuori dal linguaggio chimico significa che a contatto con la luce lavora contro l’ingiallimento dei denti. «L’idea imprenditoriale di Gualandi è stata dare anche la luce», spiega Bernabino. Infatti il tubetto è chiuso da un tappo con un led che si accende quando esce la pasta dentifricia. «La ricerca non riesce a concepire il prodotto, per questo serve un altro talento». Metterli insieme rende. Nel mercato oral care, molto parcelizzato, dove il leader ha una quota di circa il 18%, Coswell è soddisfatta del suo 5% (Blanx e BioRepair). E trova conferma della bontà della sua scelta di investire ogni anno il 15% del fatturato in ricerca e sviluppo e di intrattenere rapporti plurimi con le università. Con gastroenterologia di Bologna collabora per gli integratori alimentari, per esempio, con Siena per i prodotti per la cura della pelle. Dal risultato di laboratorio al lancio del prodotto passa circa un anno. Adesso si sta lavorando per il 2015. In particolare allo sviluppo di nuovi integratori alimentari per l’Angelica con principi ricavati dall’olio di pesce e dal mai rosso in grado di allungare la vita. «Non ci rendiamo conto di quante capacità siano presenti nelle nostre università», conclude Bernardino, invitando a scoprirle e valorizzarle. In nome della crescita.