Una rivoluzione digitale in corso e l’utilizzo sempre più pervasivo dell’intelligenza artificiale stanno trasformando radicalmente il mondo del lavoro, ponendo quotidianamente le organizzazioni di fronte a sfide inedite e richiedendo una profonda evoluzione dei modelli operativi e della gestione delle persone.
Oggi, più dell’83% dei lavoratori a livello globale preferisce svolgere il proprio lavoro in modalità ibrida, una combinazione di presenza fisica e lavoro da remoto ormai adottata in forma strutturata dal 44% dei lavoratori europei.
Questo cambiamento non è un esperimento, ma rappresenta il nuovo standard organizzativo, che mette in discussione le modalità di lavoro, le competenze richieste e le dinamiche relazionali adottate nell’ultimo decennio. La diffusione dell’intelligenza artificiale, inoltre, accelera questa trasformazione. Secondo il rapporto UNCTAD di aprile 2025, il mercato globale dell’IA passerà da 189 miliardi di dollari nel 2023 a 4,8 trilioni entro il 2033.
L’intelligenza artificiale si configura sempre più come un alleato che amplifica il potenziale umano, trasformando i workflow e ridefinendo il ruolo stesso del lavoro. Valentino Megale, Program Director dell’International Master On Campus in AI presso la Rome Business School, spiega che “l’IA non va più intesa solo come strumento esecutivo, ma come partner cognitivo, in grado di sollevare l’essere umano da task ripetitivi per liberare risorse verso attività interpretative, strategiche e relazionali”.
In questo scenario, le strutture organizzative “meccaniche”, rigide e gerarchiche lasciano spazio a modelli “organici”, agili e adattivi, basati su fiducia, trasparenza e dialogo continuo. Creare ambienti di lavoro stimolanti e sicuri, in cui sperimentare, sbagliare e imparare diventa la condizione imprescindibile per innovare e crescere.
Indice degli argomenti
Gestire la workforce ibrida, che cosa serve
Il paper Better Leaders of Tomorrow, realizzato da Buono & Partners in collaborazione con Rome Business School, sottolinea come il futuro della workforce ibrida sia plasmato dalla convergenza di competenze digitali, emotive e riflessive. È necessario ridisegnare processi e modelli di leadership all’interno delle organizzazioni per valorizzare la collaborazione e co-evoluzione tra individui e sistemi intelligenti.
Dalla survey condotta per la realizzazione del paper emerge che la gestione della workforce ibrida è percepita come l’ambito più rilevante sia dai manager (media 4,5 su 5) sia dai futuri leader intervistati (media 4,72 su 5). Il 91% degli studenti considera prioritario trovare un equilibrio tra automazione e competenze umane, mentre solo il 65% si sente preparato a gestire situazioni impreviste in questo nuovo contesto organizzativo.
Workforce ibrida: casi di trasformazione
Il paper Better Leaders of Tomorrow è stato presentato in occasione di Conn@ctions 2025, l’evento annuale di Buono & Partners, offrendo un momento di confronto sul tema della gestione della workforce ibrida.
All’interno del panel dedicato, tre speaker d’eccezione hanno portato il loro punto di vista, condividendo esperienze dirette e riflessioni.
Cristian De Mitri, CEO di Eggup | Zucchetti Group, ha sottolineato come oggi si stia andando sempre più verso un modello di organizzazione basato sulle competenze reali (skill-based organization), in cui ciascuno chiarisce responsabilità e capacità, e non solo il proprio ruolo formale o titolo. Il talento non è più un’etichetta statica, ma un sistema in movimento; questo tema diventerà ancora più centrale con l’ingresso dell’intelligenza artificiale, attraversando i confini tra umano e artificiale.
De Mitri ha inoltre evidenziato la necessità di creare un “porto franco”, uno spazio in cui le persone possano sperimentare, sbagliare e soprattutto assumersi responsabilità. Questo spazio è la vera infrastruttura della leadership. È qui che si innesta l’idea di workforce ibrida: non un semplice mix tra umano e tecnologico, ma un’alleanza in cui l’umano diventa interprete e regista delle capacità dell’AI, e non suo sostituto.
Laura Carletti, HR & CSR Manager di Randstad Italia, ha sottolineato l’importanza di fiducia, ascolto e comunicazione come cardini della leadership moderna. Il manager tradizionale, spesso focalizzato su controllo e gerarchia, deve evolvere verso un approccio più empatico e collaborativo, in cui la fiducia reciproca permette di affrontare il cambiamento con serenità e spinge le persone a diventare più responsabili nel prendere decisioni e perseguire obiettivi. La fiducia è infatti il fondamento di qualsiasi relazione solida e duratura e, nel contesto lavorativo, permette alle persone di sentirsi al sicuro, valorizzate e pronte ad abbracciare il cambiamento all’interno di una progettualità condivisa.
La sua riflessione è supportata dalla ricerca Workmonitor 2025 di Randstad, che su un campione globale di 26.800 persone (di cui 750 in Italia) ha rilevato come il 64% dei lavoratori italiani abbia un rapporto solido con il proprio responsabile, e il 68% si senta più legato al manager che all’azienda nel complesso. Questi dati confermano che la leadership è la chiave per creare un ambiente di lavoro positivo e un senso di comunità.
Valeria Borrelli, Direttore Persone e Organizzazione di Simest, ha infine posto l’accento sul ruolo cruciale del management e della funzione HR nel guidare il cambiamento culturale. Non si tratta solo di gestire, ma di accompagnare le persone in un percorso che tocca profondamente il loro modo di essere e lavorare. La leadership deve essere agente di trasformazione e promotrice di una cultura che accetta l’errore come motore di crescita. “Riuscire ad accettare una cultura dell’errore è fondamentale per guidare l’innovazione”.
L’equilibrio fra intelligenza umana e artificiale
Guardando avanti, il modello di workforce ibrida si configura come un equilibrio dinamico e sinergico tra intelligenza umana e artificiale. Non più competizione, ma cooperazione, in cui si genera valore dalla relazione e dalla co-creazione continua.
Le organizzazioni che sapranno creare e integrare ambienti di lavoro sicuri, inclusivi e aperti al dialogo, dove la sperimentazione è incoraggiata e la leadership è orientata a ispirare e motivare, saranno in grado di affrontare e superare con successo le complessità del futuro.
Solo investendo su competenze ibride e una cultura organizzativa aperta all’innovazione sarà possibile valorizzare il potenziale umano integrandolo con le tecnologie emergenti. In questo equilibrio dinamico tra persone e intelligenza artificiale risiede la chiave per costruire il lavoro del futuro, sostenibile e orientato alla crescita condivisa.





