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Eniverse lancia una nuova startup con FuturaSun, SunXT, per innovare i pannelli fotovoltaici



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L’operazione di Eniverse, in collaborazione con Futura Sun, punta a portare sul mercato la ricerca sui pannelli alla perovskite, che permette di migliorare l’efficienza e la competitività del silicio

Pubblicato il 19 dic 2025



pannelli fotovoltaici

Una nuova venture per provare a portare la perovskite fuori dal laboratorio e dentro una filiera industriale “di casa”. Eniverse (Corporate Venture Builder di Eni) e FuturaSun (produttore di pannelli fotovoltaici ad alta efficienza) lanciano una nuova startup, SunXT, costituita con un obiettivo preciso: sviluppare pannelli fotovoltaici tandem perovskite-silicio e accompagnarli lungo un percorso che parte da una linea pilota e punta allo scale-up industriale, con applicazioni nei segmenti residenziale, commerciale e utility.

La notizia si inserisce in una traiettoria già nota a chi segue EconomyUp, quella con cui Eni, attraverso Eniverse, prova a trasformare tecnologia e competenze interne in nuove iniziative imprenditoriali. Abbiamo raccontato in passato la nascita e il modello di Eniverse e la logica con cui il venture builder seleziona e porta a mercato soluzioni “pronte” a scalare. Qui quel modello torna sul tavolo con un tema che, più di altri, sta dividendo il settore tra promessa e realtà industriale: la perovskite.

Eniverse e FuturaSun: come nasce la startup SunXT

SunXT nasce dall’incontro tra due asset complementari. Da un lato la tecnologia su materiali innovativi a perovskite sviluppata internamente in Eni negli anni; dall’altro l’esperienza di FuturaSun sul fotovoltaico tandem, maturata tramite Solertix, definita come la sua startup deep-tech fondata da ricercatori di fama internazionale, tra i primi in Europa a sviluppare celle a perovskite.

Sul piano societario, la fotografia è netta: il capitale sociale di SunXT è detenuto al 56,1% da FuturaSun e al 43,9% da Eniverse. Un equilibrio che dice molto anche dell’impostazione dell’operazione: non un semplice progetto di ricerca condiviso, ma una società dedicata, con una governance e una road map industriale già indicata.

L’idea di impresa: sfruttare meglio il silicio

Il punto di partenza dichiarato è pragmatico: SunXT nasce per migliorare gli attuali moduli in silicio, puntando su maggiore efficienza, versatilità e competitività. Tradotto: non si parla di sostituire il silicio “da domani”, ma di affiancarlo con una tecnologia che promette di alzare l’asticella della resa energetica.

È anche il motivo per cui l’annuncio non insiste su slogan generici tipo “energia green”, ma entra nel merito della soluzione: una nuova architettura a 4 terminali che accoppia un modulo a perovskite con un tradizionale modulo in silicio, con l’obiettivo di massimizzare la conversione della luce solare in energia elettrica.

A questo si aggiunge un altro dettaglio progettuale: i pannelli sono pensati e realizzati per catturare la luce solare da entrambe le superfici, un’impostazione che richiama la logica bifacciale e che, nelle applicazioni reali, può diventare un fattore di resa complessiva.

Perovskite, che cos’è e come portarla sul mercato

Chi segue il fotovoltaico lo sa: la perovskite è, da anni, una delle parole più ricorrenti nei convegni e nei laboratori. Ma il salto che conta davvero è quello tra record di efficienza e prodotto industriale affidabile, con prestazioni ripetibili e una stabilità nel tempo che regga alle condizioni reali di esercizio. In questo senso, il valore (e il rischio) di SunXT non sta tanto nell’idea tecnologica in sé, quanto nel fatto che l’operazione si presenta esplicitamente come un percorso verso l’industrializzazione.

Ed è qui che la nota stampa colloca la prima tappa del programma: una linea pilota, seguita da uno scale-up industrialeper la produzione dei pannelli a 4 terminali destinati a tre mercati molto diversi tra loro: residenziale, commerciale e utility. Tre segmenti che non condividono solo la “dimensione” degli impianti, ma anche requisiti differenti in termini di costi, garanzie, standard di installazione e bancabilità.

Energia solare: Eniverse e la strategia di Eni

L’operazione SunXT di Eniverse va letta all’interno della traiettoria di decarbonizzazione del gruppo ENI. Laura D’Angelo, Venture Strategy & Development Director di Eniverse, la mette così: “Con SunXT, Eniverse compie un passo importante verso il futuro dell’energia solare. Investire in tecnologie d’avanguardia come la perovskite è un elemento chiave della strategia di decarbonizzazione di Eni”. E il punto, per Eniverse, non è solo “fare un esperimento”: “Questa iniziativa, in linea con le altre messe in campo da Eni su questo fronte, contribuisce a consolidare la nostra leadership tecnologica e a rendere l’energia solare più efficiente, accessibile e sostenibile”.

Il messaggio è chiaro: l’innovazione non è un capitolo laterale, ma un asse di competitività. E non è casuale che nel comunicato compaia il riferimento al Dual Innovation Model di Eni, indicato come il quadro che guida questo tipo di operazioni.

SunXT è (anche) un caso di R&D che diventa impresa

“Questa iniziativa è in linea con il Dual Innovation Model di Eni, finalizzato a trasformare il patrimonio tecnologico e le competenze dell’azienda in nuove opportunità di business attraverso partnership strategiche”, si legge nel comunicato che annuncia l’operazione SunXT. È una definizione che torna spesso quando si raccontano i modelli di open innovation più maturi: non solo scouting esterno, non solo incubazione interna, ma una combinazione in cui la ricerca alimenta nuove imprese e le imprese, a loro volta, riportano valore e feedback alla ricerca.

E, anche qui, EconomyUp ha già ricordato in diverse occasioni il modo in cui Eni racconta questo modello e la sua capacità di integrare R&D e startup. SunXT, almeno sulla carta, è esattamente quel tipo di esperimento “adulto”: una partnership industriale, una società dedicata, un percorso di industrializzazione.

FuturaSun: applicazione industriale e filiera italiana

Se Eniverse insiste sul tema strategico (decarbonizzazione e leadership tecnologica), FuturaSun porta l’accento su un obiettivo molto concreto: far uscire la tecnologia dalla dimensione laboratoriale. Alessandro Barin, CEO del Gruppo FuturaSun, lo dice in modo esplicito: “Con SunXT, compiamo il salto definitivo dalla ricerca di laboratorio all’applicazione industriale”. E aggiunge un passaggio che, nel contesto attuale, pesa quasi quanto l’innovazione tecnologica: “Questo passo non solo accelera l’innovazione, ma è essenziale per la nascita di una filiera fotovoltaica italiana, competitiva e all’avanguardia”.

È qui che rientra Solertix: Barin sottolinea che SunXT porterà sul mercato “i risultati della ricerca di Solertix che ha realizzato i primi moduli a perovskite al mondo”, con un obiettivo triplo dichiarato: “aumentare le prestazioni dei pannelli solari, ridurre il costo dell’energia, e abbassarne l’impatto ambientale”.

L’insistenza sulla filiera italiana non va letta come semplice bandierina. Il fotovoltaico è una tecnologia ormai centrale per i piani energetici, ma la partita industriale – cioè la capacità di produrre componenti, materiali, know-how e proprietà intellettuale – resta uno dei nodi europei più delicati. In questo senso, costruire una venture su una tecnologia di “prossima generazione” non significa soltanto migliorare le prestazioni: significa provare a presidiare un pezzo della catena del valore che, altrimenti, rischia di restare altrove.

SunXT promette esattamente questo: un tentativo di fare della perovskite non solo una storia di ricerca, ma un’ipotesi industriale. E proprio perché la promessa è alta, i prossimi passaggi saranno quelli che contano davvero: la velocità con cui partirà la linea pilota, la qualità delle prestazioni reali (non solo efficienza, ma affidabilità e ripetibilità produttiva), e la capacità di rendere credibile lo scaleup per tre mercati diversi.

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