“Never bet against Elon” (Mai scommettere contro Elon). Così Peter Thiel, il fondatore di PayPal, ha sintetizzato, già anni fa, la sua fiducia nelle capacità imprenditoriali di Musk. Una frase che oggi acquista nuovo significato alla luce delle voci di una loro possibile “alleanza” politica dopo che il patron di Tesla ha rotto con il presidente Trump e in molti ambienti di Washington e della Silicon Valley investitori e imprenditori disegnano scenari sulla nascita di un nuovo soggetto politico a trazione tecnologica in preparazione delle elezioni del 2028.
Si parla di un partito radicalmente diverso dai modelli tradizionali: meno ideologico, più funzionale; meno centrato sulla retorica culturale, più orientato all’efficienza, alla gestione dei dati e all’innovazione strutturale. Un progetto che potrebbe vedere nuovamente insieme Elon Musk e Peter Thiel, un nome e un personaggio che finora ha avuto meno visibilità Vediamo chi è e perché ha le capacità, il il potere e le risorse per poter influenza la politica statunitense.
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Peter Thiel, un tedesco cresciuto tra USA e Africa
Classe 1967, Peter Thiel nasce a Francoforte, ma la sua storia è americana fin dall’inizio: a un anno si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti. Cresce tra Ohio, Sudafrica e Namibia, per poi approdare in California nel 1977.
La scuola in Namibia lascia un segno profondo: punizioni corporali e autorità imposta generano in lui un rifiuto duraturo per ogni forma di imposizione. Nasce lì una convinzione destinata a restare: l’individuo deve poter scegliere per sé.
Da ragazzo si distingue per la mente matematica, la passione per gli scacchi — giocati a livello agonistico — e l’amore per la fantascienza. A Stanford studia filosofia e fonda The Stanford Review, con l’idea di scardinare il pensiero unico del campus. Qui scopre il pensiero di René Girard, secondo cui il desiderio umano nasce dall’imitazione e genera conflitto: una teoria che influenzerà la sua visione dei rapporti sociali e del potere.
Dopo la laurea, inizia un dottorato in giurisprudenza e lavora tra tribunali e finanza. Ma capisce presto che quei mondi sono troppo stretti. Nel 1996 fonda Thiel Capital.
L’inizio di PayPal e della relazione con Musk
Due anni dopo, grazie all’amico Luke Nosek, conosce Max Levchin. Insieme fondano Confinity, una startup che lavora su software crittografici e su un sistema digitale per trasferire denaro. È l’inizio di PayPal e della controversa relazione con Elon Musk.
Nel 2000 Confinity si fonde con X.com, la banca online fondata da Elon Musk. Dopo la fusione, Musk diventa CEO ma viene rimosso dal consiglio durante un viaggio all’estero. Al suo posto subentra Thiel.
Sotto la sua guida, la società cambia nome in PayPal Inc. e viene venduta nel 2002 a eBay per 1,5 miliardi di dollari. Thiel incassa 55 milioni e diventa figura chiave della “PayPal Mafia”, rete informale di ex fondatori e dirigenti — Musk
Peter Thiel, un architetto di sistemi
Ma per Thiel, PayPal non è un punto d’arrivo: è solo il trampolino. Da quel momento, il suo obiettivo è chiaro: trasformare il capitale in potere.
Con la liquidità accumulata e una rete d’élite, nel 2004 entra come primo investitore esterno in Facebook, acquistando il 10% per 500.000 dollari. Nasce così una nuova fase: fonda Founders Fund, Valar Ventures e Mithril Capital, che finanzieranno alcune delle startup più influenti del decennio. Airbnb, SpaceX, Stripe, Spotify — e soprattutto Palantir, fondata nel 2003 per “mettere ordine nell’informazione del mondo”.
Thiel investe dove vede trasformazione: difesa, intelligenza artificiale, sorveglianza, biotecnologie. Scommette su Clearview AI, Anduril e su progetti estremi: anti-invecchiamento, criogenesi, persino Olimpiadi con sostanze dopanti.
Anche nel mondo cripto si muove in anticipo: nel 2023 investe oltre 200 milioni di dollari in Bitcoin ed Ethereum. Due anni dopo, acquisisce il 9% della società di mining BitMine Immersion.
Oggi, più che un imprenditore, Thiel è un architetto di sistemi. Non costruisce solo imprese: costruisce un ecosistema. Invisibile, ramificato, capace di plasmare tecnologia, economia — e, sempre più, politica.
La sfiducia nei confronti della democrazia
Peter Thiel non ha mai nascosto la sua sfiducia nei confronti della democrazia. In un saggio pubblicato nel 2009 dal Cato Institute, scriveva: «Non credo più che libertà e democrazia siano compatibili» — una posizione estrema, che riflette una visione profondamente critica del funzionamento delle istituzioni liberali. Una recente summa della sua originale visione è stata consegnata a una interessante quanto inquietante videointervista al New York Times in cui parla di Anticristo, Marte e immortalità.
Questa convinzione attraversa tutta la sua attività culturale e imprenditoriale. Ne è un esempio la Thiel Fellowship, un programma che incoraggia giovani promettenti ad abbandonare l’università per fondare un’impresa, con un sostegno economico di 100.000 dollari. Per Thiel, la formazione accademica non è un trampolino, ma un ostacolo: l’innovazione vera, dice, nasce solo fuori dalle istituzioni.
Lo stesso impulso lo spinge a sostenere progetti futuristi e radicali, pensati per sfuggire ai limiti del mondo attuale. È il caso del seasteading, che immagina comunità autonome in mare aperto, libere dal controllo statale. Oppure della criopreservazione, una tecnica per conservare il corpo in attesa di futuri progressi scientifici. O ancora della parabiosi, la pratica — molto discussa — di trasfusioni di sangue giovane per rallentare l’invecchiamento.
Dalla finanza alla politica
Con il tempo, le idee libertarie e tecnocratiche di Thiel si traducono in una presenza sempre più esplicita nella politica americana. Dopo aver sostenuto Ron Paul, nel 2016 prende una posizione dirompente: dona 1,25 milioni di dollari a Donald Trump, diventando uno dei pochi nomi della Silicon Valley ad appoggiarlo. Il suo peso aumenta a tal punto da essere incluso nel comitato di transizione presidenziale.
Negli anni successivi finanzia figure emergenti del Partito Repubblicano, come J.D. Vance in Ohio e Blake Masters in Arizona, candidati con forti legami personali e ideologici con lui. Attraverso i super PAC e la sua rete di venture capitalist, promuove un’agenda politica basata su innovazione, competitività e sicurezza nazionale, distante dalle linee più tradizionali del conservatorismo americano.
Nel 2023, dichiara di volersi ritirare dalla politica elettorale, criticando il Partito Repubblicano per aver dato troppa attenzione ai temi culturali e troppo poca alla ricerca e alla tecnologia. Tuttavia, il suo nome riappare nel 2025 accanto a quello di Elon Musk, come uno degli strateghi più ascoltati nella nascita di un nuovo progetto politico, ancora in fase embrionale ma già ampiamente discusso sulla stampa americana.
Thiel e Musk, alleati intermittenti
Dopo anni di percorsi imprenditoriali paralleli, nel 2024 Thiel e Musk si sono ritrovati nel sostegno alla seconda presidenza di Donald Trump.Musk per qualche mese è anche entrato alla Casa Bianca, con il progetto DOGE (Department of Government Efficiency), che si è scontrato con la burocrazia del Campidoglio ma anche con l’icnmpatibilità fra due figure come Musk e Trump. È stato, però, una sorta di prova generale e l’iniziativa originariamente concepita per snellire la macchina federale americana è poi evoluta in qualcosa di più profondo: una rete discreta di tecnocrati, sviluppatori e analisti inseriti all’interno di agenzie statali chiave, con il compito di introdurre strumenti digitali per automatizzare i processi, ridurre gli sprechi e riformare l’apparato amministrativo dall’interno.
D’altro canto molti CEO di enti strategici come l’Omb, l’Opm e il dipartimento dell’Energia sono ex dirigenti di Palantir o tecnici provenienti da SpaceX. Intanto, Palantir – che nel primo trimestre del 2025 ha ottenuto il 42% delle proprie entrate da contratti federali – fornisce all’ICE il software per le deportazioni di massa e al governo quello per la gestione dei dati sanitari degli americani. Dietro le quinte, quindi, Thiel sta già lavorando per rendere il governo americano più veloce, più efficiente e sempre più guidato dalla tecnologia.
I suoi strumenti – in primis il software Palantir – sono il motore invisibile di questa trasformazione: analisi predittive, dashboard operative, automazione decisionale. Musk, invece, resta il volto carismatico dell’operazione: catalizza attenzione, mobilita consenso, rappresenta la rottura e intanto lancia il sogno della conquista di Marte.
A fare da collante tra visione e potere resta la “PayPal Mafia”, la rete informale di ex fondatori e dirigenti che oggi si estende tra startup, fondi e ambienti istituzionali. Non si tratta solo di politica, né solo di tecnologia: è la costruzione di una nuova infrastruttura di potere, distribuita e trasversale, che punta a riscrivere le regole del governo democratico attraverso l’efficienza algoritmica.
Tra dashboard e algoritmi, Musk e Thiel stanno riscrivendo le logiche della leadership. È un’anticipazione del futuro… o l’inizio di un nuovo squilibrio?



