Open innovation

Iper: cerchiamo talenti digitali (ma anche startup)

La catena di supermercati lombarda è alla ricerca di esperti nel settore digitale per potenziare Iperdrive, la piattaforma di e commerce che prevede il ritiro della spesa presso il punto vendita. Baggi (marketing director): «Amazon? Per ora non è un concorrente, ma lo diventerà»

Pubblicato il 15 Lug 2016

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«Stiamo cercando persone con competenze in ambito digitale, specializzate nel settore e-commerce, da inserire nel nostro organico per far crescere un ambito in cui la nostra catena sta investendo». Se volessimo utilizzare una definizione parecchio in voga nel settore dell’innovazione, potremmo definirla una vera e propria “call for talents” quella lanciata da Massimo Baggi, marketing director di “Iper, la grande I”, durante il quinto appuntamento di #discoverfood, la serie di incontri tematici dedicati all’innovazione nel settore del cibo organizzati da Talent Garden e Innogest, fondo italiano di venture capital. Cosa si nasconda dietro una richiesta così esplicita è facile da ipotizzare: innovare nel campo della grande distribuzione organizzata è una necessità. L’ecommerce rappresenta la leva del cambiamento. Ma è il modello logistico a fare la differenza.

Iperdrive è il servizio fornito ai suoi utenti da Iper, lanciata a ottobre 2015 e presente al momento in 8 punti vendita su 27 della catena. Il modello segue la formula “click’n’collect”: si scelgono i prodotti sul sito e si ritirano nel punto vendita selezionato all’orario che è più comodo. Niente consegna a domicilio quindi: «Abbiamo scelto di puntare su questa strategia – spiega Baggi – in base ad alcuni studi di mercato effettuati nel settore. Oltre all’analisi dei risultati conseguiti da modelli che ci hanno preceduto in Europa. L’Italia è un Paese di persone che si spostano prevalentemente in macchina, i nostri clienti sono quei pendolari che si muovono dal posto di lavoro verso casa nella fascia oraria 17-19, utilizzando gli snodi stradali cittadini principali, dove tra l’altro si trovano i nostri punti vendita».

Una scelta senz’altro controcorrente, quella di puntare sul modello con ritiro nel punto vendita, in un mercato che converge sempre più verso il delivery. Lo dimostra il fatto che buona parte delle startup attive nel settore, così come i grandi player internazionali – vedi Amazon con il servizio in abbonamento Prime Now – stanno puntando le loro fiches sui servizi con consegna del cibo a domicilio. A tal proposito, è di qualche giorno fa la notizia che due note catene di supermarket (Unes e Naturasì) hanno scelto di sbarcare sulla piattaforma di Jeff Bezos per l’acquisto online e la consegna a domicilio dei propri prodotti. Per capire di cosa si tratta: Prime Now, attiva già da novembre scorso a Milano, consegna la spesa a domicilio in un’ora (con un sovrapprezzo di 6,90 euro rispetto al canone annuale di 19,99) o in due ore (senza costi aggiuntivi) sette giorni su sette con furgoncini e scooter.

«Amazon al momento non è un competitor, ma credo che a lungo termine sarà un avversario da combattere» ha aggiunto Baggi «la nostra idea però è quella di disputare l’incontro su un terreno diverso da quello in cui opera il colosso di Seattle. In altre parole credo sia necessario puntare sulle nostre specialità, potenziando ciò che sappiamo fare meglio. E mi riferisco alla catena del fresco, quello non confezionato, spesso prodotto completamente da noi e su cui crediamo si possa costruire un modello vincente».

Un modello vincente realizzabile, perché no, tramite azioni concrete di open innovation: «Siamo molto attenti alle dinamiche dell’ecosistema delle startup – continua Baggi – crediamo che se non si hanno le competenze giuste all’interno del proprio gruppo, guardare altrove può essere la soluzione. Non escludo che in futuro possano nascere collaborazioni importanti con giovani aziende innovative di valore operanti nel nostro settore». Chissà che tra queste giovani realtà non la possa spuntare Supermercato24, startup che ha sviluppato una piattaforma di e-commerce/delivery che permette all’utente di farsi recapitare la spesa a casa dal più vicino supermercato. «La grande distribuzione non ha la velocità di una startup – ha spiegato Federico Sargenti Ceo dell’azienda presente come speaker a discoverfood – noi puntiamo a sviluppare un modello snello con consegne veloci e in giornata. Oggi purtroppo il grocery ha una penetrazione sull’online pari all’1%, questo significa che il cliente non ha un’offerta valida. Il mercato deve crescere soprattutto su questo fronte».

I clienti/utenti invece sono già in crescita. A dirlo sono i dati presentati all’ultimo Netcomm eCommerce Forum: se il valore degli acquisti online – come ipotizzato di recente da Alessandro Perego, direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – raggiungerà 19,3 miliardi di euro, con una crescita del 17% rispetto al 2015, una piccola parte di merito sarà anche del settore del food e grocery in aumento del 29% rispetto allo scorso anno. La partita è appena cominciata.

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