startup

Innovazione, AI e nuovi modelli operativi: lezioni da Qonto all’ecosistema delle startup fintech



Indirizzo copiato

L’innovazione sta ridefinendo modelli, sicurezza e operatività delle startup fintech europee. Le riflessioni di Alexandre Prot, CEO di Qonto, mostrano come AI, infrastrutture interne, identità digitale e scelte di licensing influenzino la crescita delle fintech orientate alle PMI

Pubblicato il 27 nov 2025



startup_fintech_economyup

La trasformazione del settore finanziario europeo sta accelerando grazie a un insieme di tecnologie che modificano in profondità processi operativi, sicurezza digitale e relazione con le imprese. Le considerazioni emerse nella conversazione tra la giornalista di Sifted Amy Lewin e Alexandre Prot, co-fondatore e CEO di Qonto, permettono di analizzare come una realtà digitale in rapida crescita utilizzi intelligenza artificiale, modelli di scalabilità e infrastrutture proprietarie per affrontare le sfide delle startup fintech orientate ai servizi per le piccole e medie imprese.

Innovazione come leva competitiva per le startup fintech

Prot spiega che Qonto serve «500.000 piccole imprese» in otto mercati europei e impiega «1.700 dipendenti». L’ampiezza geografica e la complessità regolamentare rendono il suo punto di vista utile per comprendere come l’innovazione tecnologica si traduca in un vantaggio operativo. Uno dei primi aspetti che emerge riguarda la velocità con cui una startup fintech può introdurre nuovi strumenti rispetto agli operatori tradizionali. Prot sottolinea che molte banche legacy non utilizzavano indicatori tecnici come indirizzi IP e indirizzi MAC per individuare attività sospette, mentre Qonto aveva iniziato “molto presto” a farlo per migliorare i sistemi antifrode.

La strategia dimostra come l’innovazione non si limiti al prodotto visibile dal cliente, ma coinvolga anche processi interni e infrastrutture meno percepibili, come la costruzione del card processor proprietario. Prot afferma che la possibilità di processare internamente le transazioni con carta ha aumentato i tassi di accettazione e la velocità operativa. È un esempio del modo in cui molte startup fintech europee stanno cercando di ridurre la dipendenza da partner bancari tradizionali, non solo per ragioni di efficienza ma anche per maggiore autonomia nella gestione della catena del valore.

L’uso della GenAI nelle startup fintech: antifrode, assistenza e operazioni

Uno dei filoni più rilevanti dell’intervista riguarda la diffusione dell’intelligenza artificiale generativa. Prot descrive un uso trasversale della GenAI che coinvolge antifrode, assistenza clienti e attività interne. Nel contrasto alle frodi, l’azienda addestra modelli linguistici a riconoscere schemi tipici di transazioni anomale. Prot racconta che il team fornisce al modello esempi quali due pagamenti fisici con la stessa carta in luoghi distanti a breve distanza temporale, così da insegnare all’algoritmo a individuare casi potenzialmente illeciti. La tecnologia non sostituisce l’intervento umano: il sistema “suggerisce” anomalie agli analisti, che verificano e autorizzano manualmente quando opportuno.

Sul fronte dell’assistenza clienti, il contributo della GenAI appare significativo. Prot afferma che «il 54% delle nostre interazioni via chat è gestito dai chatbot GenAI» e che il livello di soddisfazione ottenuto da questi sistemi è «alto quanto quello degli agenti umani». Il dato mostra come le startup fintech stiano integrando in modo stabile l’intelligenza artificiale nelle operations di front line, aprendo la strada a modelli di customer care 24/7 in tutte le lingue che servono, un elemento rilevante per realtà che operano su più mercati europei.

L’adozione dell’AI riguarda anche la produttività interna. Prot indica che «il 70% del team usa l’AI settimanalmente» e prevede che nei successivi mesi la percentuale possa aumentare fino a coinvolgere quasi la totalità dei dipendenti. Gli ingegneri utilizzano l’AI per scrivere o testare codice più rapidamente, i designer per produrre prototipi e interfacce, mentre in generale molti processi amministrativi o di supporto vengono accelerati tramite assistenti digitali. Il risultato è la possibilità, per una startup fintech, di scalare “con meno persone”, non in termini di riduzione dell’organico ma di maggiore efficienza e produttività.

Identità digitale e sicurezza: una priorità crescente

Il tema dell’identità digitale emerge più volte nella conversazione, soprattutto quando Prot cita la startup Duna, fondata da Duco van Lanschot nei Paesi Bassi. L’azienda lavora su sistemi di “identità e verifica dell’identità online”, un settore che secondo Prot diventa ancora più cruciale nell’era dei deepfake. Le parole del CEO mostrano come la sicurezza non sia un livello aggiuntivo, ma un presupposto per costruire fiducia e scalabilità nei servizi finanziari digitali.

Le startup fintech che operano nell’onboarding e nella gestione di flussi critici devono affrontare un numero crescente di attacchi, frodi e tentativi di manipolazione digitale. L’identità rappresenta quindi la prima linea di difesa. Lo stesso Prot riconosce che l’AI, per quanto utile come leva innovativa, aumenta la sofisticazione dei criminali. Le tecnologie di riconoscimento e i modelli antifrode diventano così strumenti essenziali non solo per le operazioni interne, ma per la competitività dell’intero settore. Il fatto che un CEO citi spontaneamente una startup specializzata dimostra quanto il tema sia percepito come strategico.

Scalabilità tecnologica e concentrarsi sul core banking

Quando Qonto decide di espandere o costruire nuovi prodotti, l’obiettivo non è uscire dal perimetro centrale del banking, ma rafforzarne la portata. Prot chiarisce che l’azienda ha sviluppato negli anni un insieme di strumenti finanziari che ruotano attorno al core banking: gestione delle spese, dei conti da pagare e da riscuotere, flusso di cassa, fatturazione elettronica. Ogni componente serve a integrare attività che molte imprese svolgono con software diversi e spesso non interoperabili.

L’approccio evidenzia un tema comune alle startup fintech più mature: creare architetture modulari ma interconnesse, capaci di offrire profondità di prodotto senza disperdere gli investimenti tecnologici. L’acquisizione di Regate, per esempio, ha ampliato la capacità di servire i commercialisti, un segmento definito da Prot “stakeholder molto importanti”. La scelta riflette una tendenza più ampia in cui le fintech cercano di presidiare non solo l’utente finale, ma gli intermediari che gestiscono processi critici come contabilità e adempimenti fiscali.

Licensing e indipendenza: un tema strategico per le startup fintech

L’intervista affronta anche il tema delle licenze, fondamentale per la competitività delle fintech europee. Qonto è oggi un istituto di pagamento, un modello che permette di offrire servizi bancari essenziali senza i requisiti patrimoniali delle banche. Prot spiega che la società ha già introdotto forme di finanziamento a breve termine, come il prodotto Pay Later che permette di finanziare fatture fino a 30.000 euro con rimborso in tre, sei o nove mesi utilizzando capitali propri.

La possibilità di diventare banca viene valutata come opzione futura, ora che la società è «redditizia» e ha costruito parte dell’infrastruttura necessaria. Prot individua tre vantaggi principali di una licenza bancaria: ampliare le linee di finanziamento oltre i limiti attuali, offrire prodotti di risparmio e investimento, ridurre la dipendenza dai partner bancari. Rileva inoltre che «il 78% dei nostri clienti usa Qonto come conto principale», un dato che rafforza l’opportunità di ampliare i servizi senza spostare gli utenti verso altre istituzioni.

Per le startup fintech, il tema delle licenze è cruciale: permette di estendere il perimetro del business, ma richiede investimenti, governance e responsabilità più profonde. La riflessione di Prot suggerisce che il percorso verso la bancarizzazione non sia una scelta immediata, quanto un’opportunità da valutare in base a maturità, capitale disponibile e necessità di scalare.

Crescita, fundraising e nuove dinamiche nell’ecosistema fintech

Un ultimo elemento rilevante riguarda l’evoluzione del fundraising. Prot conferma che l’azienda non è alla ricerca di nuovi capitali di equity nel breve e che l’eventuale raccolta sarebbe legata a operazioni straordinarie di M&A “grande o molto grande”. La società sta invece portando avanti un round secondario per dare liquidità ai dipendenti con stock option. Il quadro descritto da Prot evidenzia una transizione per molte startup fintech europee: dopo anni di capitali abbondanti, l’attenzione si sposta sulla sostenibilità operativa, sull’efficienza e su una crescita più disciplinata.

La discussione sull’IPO segue la stessa logica. Prot sostiene che la quotazione non è un obiettivo immediato, ma che la società si sta preparando gradualmente, soprattutto perché i requisiti di governance e controllo richiesti agli istituti regolamentati sono già in linea con quelli di una potenziale società pubblica. La preparazione di lungo periodo, più che la scelta dell’indice o del mercato, viene quindi vista come elemento essenziale.

Articoli correlati