MERCATO

Paytech: quali sono, dove sono, quanto guadagnano i leader dei pagamenti digitali nel mondo e in Europa

Nel mondo sono 25 le PayTech con ricavi superiori al miliardo. I primi cinque player sono statunitensi e sono le compagnie con la migliore redditività. In Europa al vertice troviamo la francese Worldline, Nexi in quarta posizione. In Italia il mercato cresce ma circola ancora molto contante…

Pubblicato il 25 Gen 2022

Photo by Clay Banks on Unsplash

Paytech è il nuovo termine ormai utilizzato per indicare le aziende che si occupano di pagamenti digitali. Un mercato destinato a crescere, nonostante la flessione del 2020, effetto ovviamente della pandemia, vista la ripartenza segnalata dai primi dati del 2021: i ricavi superano i 110 miliardi (+14,4% sui primi nove mesi 2020, di cui +14,5% le statunitensi e +11,6% le europee), mentre il risultato operativo è migliorato del 17%, con i gruppi europei in accelerazione (+24,1%).

Nel 2020 ci sono state meno transazioni, a causa della crisi economica seguita a quella sanitaria, ma sono aumentate quelle cashless, che hanno toccato i massimi storici, raggiungendo quota 785 miliardi (rispetto ai 389 miliardi nel 2014).

Ma dove sono le principali paytech nel mondo, quanto valgono, come guadagnano? Qual è la situazione in Italia?

Paytech, dove sono i leader nel mondo

Secondo un report di Mediobanca, il primo sul settore, basato sui bilanci 2018-2020 e i primi nove mesi del 2021, nel mondo sono 25 le paytech con ricavi superiori al miliardo, di queste 15 hanno sede negli Stati Uniti, 2 in Brasile e le rimanenti otto in Europa. 1

Nel 2020 il giro d’affari complessivo delle 25 PayTech internazionali con ricavi superiori al miliardo di euro ammontava a 140 miliardi di euro. In generale, la pandemia ha influito negativamente sui bilanci di queste società che però hanno mostrato una buona resilienza, riuscendo a contenere il calo del fatturato aggregato (-2% sul 2019). Tra la rivoluzione dell’Open Banking, contesti macroeconomici in continua trasformazione e un’economia sempre più digitale, lo scenario globale dell’industria dei pagamenti ha cambiato radicalmente volto e ora vede i colossi bancari competere con nuove piattaforme tecnologiche, challenger banks e BigTech.

I primi cinque player a livello mondiale sono statunitensi e sviluppano il 59,2% del fatturato aggregato. Dominio che si allarga fino all’88% del totale se si considera la somma dei ricavi delle 15 società con sede negli Usa. I gruppi europei e brasiliani hanno, rispettivamente, il 10% e il 2% del mercato.

Paytech, la composizione del giro d’affari

Per quanto riguarda la composizione del giro d’affari, il 57% è sviluppato dal comparto “scheme cards & global payments” (le carte di credito, in calo del – 4,5% sul 2019 a fronte delle minori transazioni internazionali), il 36% dalle imprese attive nell’acquiring e nel processing (l’elaborazione dei pagamenti con carte di credito, +2,3% sul 2019) e il 7% dalle società specializzate nel “fleet management, welfare & remittance” che risentono delle minori rimesse internazionali e delle limitazioni alle trasferte lavorative (-8,8% sul 2019).

Le paytech americane vincono anche per redditivtà

Passando agli altri principali indici di conto economico, l’incidenza del Mol sui ricavi si attesta al 26,2% (-4,6 p.p sul 2019), il rendimento del capitale investito è pari al 10% (-3 p.p.) mentre il Roe segna il 14,5% (-4 p.p.). Le PayTech statunitensi primeggiano anche per redditività: il loro Ebit margin si attesta al 28% (rispetto al 16,3% dell’europee), grazie anche al fatto che negli Usa risiedono tutte le più profittevoli società del comparto “scheme cards & global payments” (Ebit margin aggregato del 43,8%).

Paytech in Europa, al vertice la francese Worldline

In Europa, la francese Worldline (€4,8 mld su base pro-forma) che ha acquisito nel 2020 la connazionale Ingenico, occupa il primo posto per ricavi, seguita dalle divisioni europee di MasterCard (€4,4 mld) e Visa (€3,1 mld), con l’italiana Nexi, protagonista nel luglio 2021 dell’acquisizione della danese Nets e in attesa di concludere l’integrazione di Sia, in quarta posizione (€2,9 mld pro-forma).

Italia, crescono i pagamenti digitali ma circola ancora tanto contante

Nel 2020 c’è stato un ridimensionamento del mercato dei pagamenti, che in Italia ha perso quasi 9 punti. A soffrire è il traditional retail, che costituisce ancora oltre il 70% del mercato, sul quale la pandemia ha amplificato una crisi già avviata da tempo. D’altro canto, invece, sono cresciuti ancora i pagamenti digitali con un tasso medio del +7,1% nel 2018-2020, sfiorando così il valore complessivo di 40 miliardi di euro nel 2020 (35,5 miliardi sono relativi a strumenti prepagati). In totale, a fine 2020 lo stock di moneta elettronica in circolazione in Italia era pari a 11,4 miliardi (+28,1% sul 2019). Se il settore dei pagamenti digitali cresce, rimane, d’altro canto, ancora elevata la quota del contante sul transato in Italia (nel 2019 pari al 58% a valore e 83% a volume), superiore alla media europea (rispettivamente 48% e 73%). Il tutto nonostante il falso mito di una maggiore onerosità dei pagamenti elettronici rispetto ai contanti, che invece celano costi latenti, legati alla produzione, trasporto e gestione, che la Banca d’Italia quantifica in 7,4 miliardi annui (lo 0,45% del Pil) e che incidono sulla redditività aziendale e sulla competitività del nostro Paese.

Il mercato dei pagamenti digitali in Italia

Degli 11,4 miliardi totali di moneta elettronica in circolazione, 7,3 miliardi (il 64,4%) sono attribuibili agli Imel (istituti di moneta elettronica) in crescita di oltre il 40% nell’ultimo anno, mentre i rimanenti €4,1 miliardi sono di competenza degli istituti di credito e segnano una crescita inferiore (+8,6%). Nel 2020 i ricavi complessivi degli Imel sono aumentati del +5,8% (a quota 1,7 miliardi), mentre il loro risultato operativo è cresciuto del +4,6% e il risultato netto del +1,1%. A favorire questi risultati è stata la maggior richiesta di moneta elettronica dovuta allo sviluppo dell’e-commerce. Il repentino crollo degli acquisti fisici in negozio durante la prima parte del 2020 e il minor utilizzo delle carte di credito hanno invece appesantito i conti degli istituti di pagamento: i loro ricavi sono scesi del -1,2% (€518,1 milioni), con i segni negativi che si sono ampliati a livello di risultato operativo (-13,4%) e di risultato netto (-7,9%).

Le Paytech italiane: chi guadagna e chi perde

L’indagine analizza inoltre le PayTech italiane (tra start-up, PMI innovative e altre società significative), ubicate nel 56% dei casi nel Nord Ovest, specialmente a Milano dove hanno sede 21 aziende. Nel 2020 il giro d’affari complessivo è stato pari a 240 milioni (+25,7% sul 2019), a cui è corrisposto un peggioramento del risultato operativo (-19,8%). Già negativo nel 2019, l’Ebit margin aggregato è migliorato di quasi 1 punto percentuale attestandosi al -18,5% nel 2020. Il panel è stato ulteriormente suddiviso in otto sottoinsiemi: sebbene con un peso specifico ancora limitato, i comparti delle criptovalute e degli acquisti online sono risultati i più dinamici con ricavi in forte progressione (rispettivamente, +238,4% e +748,9%), ma con una redditività ancora abbondantemente negativa. Nel 2020 chiudono in territorio positivo solo le soluzioni di pagamento (risultato netto pari al 14,2% dei ricavi) e i POS innovativi (3,1%).

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