Unipol Banca lancia un braccialetto per i pagamenti, Telepass potrebbe usarlo per gli autobus

Si chiama Letspay il progetto dell’istituto di credito bolognese sviluppato con Nexi e Visa Italia. Seimila pezzi prodotti e nessuna ambizione di business (il prezzo è inferiore al costo di produzione). «Non è alternativo ai sistemi tradizionali», dice Claudio Susca. «Vogliamo proporci sul mercato come innovatori»

Pubblicato il 13 Apr 2018

Unipol

Un braccialetto elettronico per i pagamenti di tutti i giorni. A lanciarlo è Unipol Banca che, in collaborazione con Visa Italia e Nexi, ha dato vita al progetto Letspay, un dispositivo indossabile per i digital payment. Si tratta di una soluzione innovativa pensata per indirizzare i comportamenti dei consumatori, ma anche per mettere a disposizione dei clienti della banca un metodo di pagamento alternativo, accessibile a tutti, da affiancare alle tradizionali soluzioni presenti già sul mercato. «Siamo nel mezzo di una trasformazione digitale del settore finanziario. La nostra banca guarda da tempo con attenzione a questo fenomeno e agli aspetti sociali che ne possono derivare. Per questo abbiamo lanciato Letspay», spiega a EconomyUp Claudio Susca responsabile marketing e pianificazione commerciale di Unipol Banca.

Claudio Susca responsabile marketing e pianificazione commerciale di Unipol Banca

UNIPOL BANCA NON HA UN’UNITÀ PER L’INNOVAZIONE

Al momento però Letspay è più che altro un esperimento, un tentativo per testare le potenzialità di mercato dei dispositivi digitali in ambito finanziario. Unipol Banca infatti non ha al suo interno un’unità operativa dedicata all’innovazione, in grado quindi di sviluppare progetti tecnologici, ma si è rivolta all’esterno (Visa Italia e Nexi) per farlo. E inoltre il progetto non ha propriamente ambizioni di business, visto che il prezzo del dispositivo (15 euro) è inferiore rispetto al costo sostenuto dall’istituto di credito per realizzarlo. «È un prodotto che nasce con una finalità più di immagine che di business – spiega Susca – e arriva in un momento in cui sono stati lanciati altri servizi di pagamento innovativi sul mercato, come Apple Pay e Samsung Pay per esempio. Proprio in relazione a questi servizi ci siamo detti: perché l’innovazione deve essere un privilegio per pochi? Sappiamo infatti che non tutti possiedono un iPhone o uno smartphone Samsung di ultima generazione. Al contrario un braccialetto come il nostro, che ha un costo di emissione di soli 15 euro ed è privo di quota associativa annuale, è uno strumento alla portata di tutti e semplifica la vita dei nostri clienti».

In termini di utilizzo, poi, Letspay è stato pensato anche per attività di pagamento in contesti non legati strettamente alla routine quotidiana: «l’idea è quella di proporre un prodotto integrativo e non sostitutivo ai tradizionali metodi di pagamento – continua Susca – da utilizzare anche in situazioni particolari: pensiamo al mondo del fitness, o a quello delle vacanze. Il braccialetto può essere portato in spiaggia e immerso in acqua, dato che il microprocessore interno è protetto da un involucro e non è soggetto a ossidazione».

COME NASCE LETSPAY, IL BRACCIALETTO PER PAGARE

L’idea di un braccialetto per i pagamenti digitali prende vita a settembre 2017 e nel giro di poco più di sei mesi il progetto è stato realizzato e messo sul mercato. «Tutto nasce dall’unità di marketing, dove c’è una sezione denominata “ufficio monetica”: è una sorta di fabbrica di prodotto, specializzata nel settore dei pagamenti e che segue tutta la parte sviluppo delle carte. Chi ci lavora si occupa dell’analisi dei trend di mercato e porta avanti idee e proposte. Sempre in sinergia con il comitato prodotti. Tenendo conto che i circuiti impiegano almeno due mesi ad approvare e certificare un prodotto, nel complesso non ci abbiamo impiegato molto tempo. Merito anche della flessibilità della nostra struttura. Non ho la presunzione di dire che abbiamo creato un prodotto che sfonderà, però riteniamo che la semplicità di utilizzo e i vantaggi che offre siano abbastanza significativi per avere una risposta positiva dal mercato. L’obiettivo resta presentarci al mercato come degli innovatori nel mercato dei pagamenti digitali».

Intanto, in attesa della risposta del mercato (al momento ne sono stati prodotti solo seimila, ma non è escluso che il numero possa crescere ancora), l’iniziativa sembra aver suscitato interesse da parte di qualche grande azienda attiva nel settore dei pagamenti. A cominciare dal gruppo Telepass che, secondo quanto riferito da Susca, potrebbe utilizzare questi dispositivi nell’ambito di un progetto legato ai pagamenti sui trasporti pubblici urbani in cui la società sarebbe coinvolta.

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Fabrizio Marino
Fabrizio Marino

Sono stato responsabile della sezione Innovazione e Tecnologia de Linkiesta, ho gestito la comunicazione di Innogest, sono Content Creator per PoliHub. Per EconomyUp mi occupo di innovazione e startup.

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