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FIDA, regolamento sull’open finance: a che punto siamo



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Il regolamento europeo FIDA (Financial Data Access), proposto nel giugno 2023, vuole portare l’open banking su un piano più ampio: dai conti di pagamento a prestiti, investimenti, assicurazioni, pensioni. Cosa prevede esattamente e in quale fase siamo oggi

Pubblicato il 2 set 2025



Il regolamento FIDA
Il regolamento FIDA (Foto di fauxels)

Il 28 giugno 2023 la Commissione europea ha presentato la proposta di un nuovo regolamento chiamato FIDA (Financial Data Access), concepito per ampliare l’open banking, oggi limitato ai conti di pagamento, verso un sistema di open finance in senso allargato.

L’open banking, lo ricordiamo, è una condivisione dei dati tra i diversi attori dell’ecosistema bancarionaturalmente autorizzata dai clienti, scaturita dalla PSD2 (Payment Services Directive 2), direttiva europea sui pagamenti digitali emanata nel 2018.

L’open finance è l’evoluzione del concetto di open banking, in quanto estende i suoi principi a un più ampio spettro di servizi e prodotti finanziari. Sta infatti aprendo nuovi orizzonti nel settore dei pagamenti digitali e creando nuove sfide. 

Attraverso il regolamento FIDA, si vuole dare ai cittadini e alle imprese il controllo reale sui propri dati finanziari e consentirne la condivisione sotto autorizzazione con terzi (data users), favorendo innovazione nei servizi.

I dati interessati sono estesi: mutui, prestiti, risparmi, investimenti (inclusi strumenti finanziari, cripto-asset, immobili), pensioni, assicurazioni non vita, e dati sul merito creditizio.

FIDA punta quindi a rendere possibile un’offerta finanziaria su misura, basata sulla conoscenza del profilo reale dell’utente.


FIDA: principi, ambito d’applicazione, novità

Il quadro normativo prevede principi chiari:

  • Consenso informato e revocabile dell’utente.
  • Autorizzazione e vigilanza su chi accede ai dati (i cosiddetti FISP: Financial Information Service Providers), analoghi agli AISP di PSD2. Anche operatori extra-UE possono essere autorizzati, ma devono avere rappresentanti legali in uno Stato membro.
  • Accesso tramite API standard, non scraping, con interoperabilità garantita.
  • Possibilità per i data holder (banche, assicurazioni, ecc.) di richiedere compensi “ragionevoli” per l’accesso ai dati, purché trasparenti e non discriminatori.
  • Responsabilità e sicurezza: chi accede ai dati deve essere responsabile di eventuali violazioni, con meccanismi di risoluzione delle controversie.

Questo si inserisce nel più ampio pacchetto “Financial Data Access and Payments Package”, comprendente PSD3, Data Act, DORA, e altre iniziative trasversali UE.


Iter parlamentare e stato attuale

Dopo la proposta del giugno 2023, il regolamento ha attraversato diverse fasi:

  • Il 13 dicembre 2023 il relatore ECON ha pubblicato il progetto di rapporto, accolto con orientamenti su innovazione e interoperabilità.
  • Il 18 aprile 2024 il Comitato ECON ha approvato il mandato negoziale, con voto schiacciante (43 favorevoli, 1 contrario, 5 astensioni).
  • Entro il 4 dicembre 2024, il Consiglio ha adottato una posizione generale; nel complesso è partita la fase dei triloghi tra Parlamento, Consiglio e Commissione.

Secondo Deloitte, i requisiti dovrebbero essere applicabili 24 mesi dopo l’entrata in vigore, ma si raccomanda un approccio graduale. La Commissione ha recentemente avviato un “non‑paper” per semplificare il testo legislativo, percepito come troppo complesso. A luglio 2025, il panorama resta in bilico: i negoziati proseguono, ma il consenso tra settore finanziario, altre istituzioni e Commissione è fragile.


Opportunità e rischi emergenti

Il regolamento FIDA non è soltanto un esercizio normativo: porta con sé aspettative elevate e timori concreti. Da un lato, promette di ampliare lo spazio competitivo e di offrire nuovi strumenti a cittadini e imprese. Dall’altro, impone costi e sfide che potrebbero pesare su operatori e consumatori. Vale dunque la pena soffermarsi sulle principali opportunità e criticità che accompagnano l’open finance europeo.

Opportunità:

  • Incremento della concorrenza e dell’innovazione, grazie a servizi più diversificati e personalizzati.
  • Inclusione finanziaria, agevolata dall’accesso anche a segmenti attualmente sottoserviti.
  • Controllo reale sui dati finanziari da parte dei cittadini-per consentire loro di avere offerte migliori e pianificazioni automatizzate.

Criticità:

  • Costi di compliance elevati per gli intermediari e carico tecnico impegnativo su API e sicurezza.
  • Rischi legati alla privacy, alla sicurezza, e possibili usi impropri dei dati.
  • Sovranità digitale dell’UE a rischio: accesso ai dati da parte di giganti tech non europei (in primis GAFAM) potrebbe indebolire gli operatori locali e i consumatori più vulnerabili.

Le critiche si concentrano soprattutto sul rischio di demutualizzazione delle assicurazioni: se i nuovi operatori selezionano soltanto i clienti meno rischiosi, alle compagnie tradizionali rimangono i profili più fragili. Questo squilibrio farebbe crescere i premi assicurativi, con un impatto negativo proprio sulle fasce più deboli della popolazione.


FIDA: a che punto siamo e verso dove stiamo andando

Siamo nel cuore delle trattative. Il testo FIDA ha superato la fase di proposta e mandato negoziale, è attualmente in discussione tra Parlamento, Consiglio e Commissione. La Commissione ha avviato una revisione per renderlo più snello e pragmatico. La timeline prevede l’entrata in vigore entro un arco di 2 anni. L’implementazione reale richiederà standard tecnici robusti, supervisione efficace, coerenza con GDPR e altri pilastri (DORA, Data Act, ecc.).

È cruciale che la regolazione non resti ambizione astratta, ma si traduca in una serie di azioni concrete — regolamentazione chiara, capacità tecnica, vigilanza coesa e protezioni reali per i consumatori.

In definitiva, se l’Europa saprà costruire un contesto regolatorio chiaro e sostenibile, FIDA potrebbe dare nuovo respiro alla finanza digitale. Se invece si fermasse ancora alle ambizioni teoriche, rischierebbe di restare una dichiarazione di intenti. Il domani dell’open finance europeo dipenderà da questo passo e dalle scelte che stiamo compiendo ora.

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