7 Previsioni Fintech per il 2016

Dalle banche supermercato al controllo delle amicizie su Facebook, passando per la blockchain e gli investimenti in startup. Il 2016 sarà l’anno della tecnologia per la finanza. Ma c’è un lato oscuro…

Pubblicato il 01 Gen 2016

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Circa $800 milioni investiti solo in UK. Una crescita del 300% annuo nel mondo, e del 400% in Europa. Il 2015 è stato l’anno della tecnologia per la finanza (Fintech). Il 2016 si prepara a raddoppiare.Vivendo a Londra, questi numeri si trasformano in persone reali, con cui si condivide una birra e si chiacchierato fino a tarda notte. Spesso li ho visti prendere un autobus notturno, perché “una startup deve risparmiare”.

Qualche esempio. Seedrs— in cui sono un piccolo investitore ma un grande sostenitore — ha raccolto $15.6 milioni. eToro — basata da noi a Level39 — ha raccolto $39 milioni (il numero 39 è una coincidenza). $150 milioni per Funding Circle. Sono cifre inaspettate per l’Europa, ma lo stesso fenomeno si vede in Asia, e si inizia a intravedere in Africa.
Dopo un anno così intenso, ecco le mie previsioni per il 2016. Aggiungete pure le vostre nei commenti. A Dicembre 2016 le leggiamo insieme, ed al migliore offro una cena a Londra, o in Italia.

1. Le banche somiglieranno sempre meno ai supermercati e sempre più ad Amazon

Negli ultimi venti anni le banche sono diventate sempre più simili ai supermercati.
Quando un cliente entra in filiale per comprare un prodotto — ad esempio un mutuo — l’obiettivo è farlo uscire con il carrello pieno (conto corrente, carta di credito, investimento in azioni della banca, titoli di stato, assicurazione, etc.)
Questo modello di business aveva senso finché l’economia delle banche era basata sulle filiali — costose da costruire e da mantenere. Per recuperare l’investimento, la banca cercava di vendere qualunque prodotto avesse senso (e in alcuni casi, qualche prodotto che di senso ne aveva ben poco).

Oggi il business bancario si è spostato fuori dalle filiali — tra macchine ATM, lettori di carte di credito, computer e smartphone.
Per avere successo nel nuovo mondo, le banche hanno iniziato a spostarsi dal “Modello Supermercato” — basato sui prodotti — ad un Modello Amazon — basato sulla piattaforma tecnologica bancaria.

Amazon incassa più profitti affittando la propria tecnologia ad altri imprenditori, che vendendo direttamente ai clienti del suo commercio elettronico.
Le banche di maggiore successo seguiranno la stessa strada, aprendo la propria piattaforma sia alle startup, che alle grandi società (in cambio di un pagamento e dell’accesso ai dati).

2. Lo smartphone perderà il suo ruolo centrale

Il 2015 è stato l’anno dello smartphone. Conti in banca aperti con lo smartphone (Monese, Number26), possibilità di pagare con lo smartphone (Apple Pay), lo smartphone è il progresso. O forse no.

Da un sondaggio di Accenture, la percentuale di Nord Americani consapevoli di poter pagare con lo smartphone nel 2015 è salita al 52%. Nello stesso periodo la percentuale che ha effettivamente utilizzato lo smartphone per pagare è cresciuta solo dell’1%.

Se le banche vogliono avere successo, non devono adattare i prodotti bancari allo smartphone, ma costringere il mondo smartphone ad adattarsi al mondo bancario (dal “mobile first” al “banking first”).

Un esempio. Oggi è possibile pagare in molti negozi toccando un lettore con la carta di credito o con lo smartphone. Il gesto è lo stesso, il lettore è lo stesso, non c’è alcun vantaggio particolare per il cliente.

La situazione cambia se chi paga con lo smartphone può ottenere un mini-prestito. Il cliente si limita a toccare il lettore con lo smartphone per una frazione di secondo. Dietro le quinte, il sistema del negozio “dialoga” con il sistema bancario per decidere il livello di rischio di questo specifico cliente per questo specifico prodotto (dando anche un’occhiata alla sua pagina Facebook).

Questa è il vero business per le banche nel 2016. Lo smartphone di per se non è più l’obiettivo centrale, lo è il sistema che gira intorno allo smartphone. Sembra un gioco di parole, ma costringe le banche a ripensare completamente la loro strategia.

C’è un solo problema. Le banche fanno fatica ad innovare. E questo porta alla prossima previsione.

3. Le banche aumenteranno gli investimenti ed i rapporti con le startup fintech

Oggi i media presentano una visione eroica delle startup, una legione di innovatori che possono distruggere le banche e cambiare il mondo.

Non c’è niente di più improbabile.

Banche e startup sono molto più forti insieme che separate. Le banche possono offrire capitali, accesso ai grandi clienti ed una profonda conoscenza del mondo della finanza, burocratico e regolamentato. Le startup sono piccole e agili, bravissime ad innovare.

C’è solo un problema. Per creare soluzioni utili al mondo bancario, le startup hanno bisogno di accesso alla piattaforma bancaria. E questo porta alla previsione successiva.

4. Sempre più banche renderanno libero l’accesso alla propria piattaforma (API e Open Innovation)

Può sembrare inconcepibile nel mondo bancario, ma sta già succedendo. Nell’ultimo evento che ho seguito personalmente, Open Bank, Barclays, Lloyds, BNP ed altri, hanno passato un weekend da noi a Level39, insieme ad IBM e programmatori da tutta Europa. Accesso libero alle API bancarie per creare nuove applicazioni.

5. Si parlerà meno di Bitcoin è sempre più di Blockchain

Uno dei vantaggi di lavorare a Canary Wharf — il quartiere finanziario di Londra — è avere uffici molto particolari. Nel nostro caso, a Level39 abbiamo un’intera ala del 24° piano trasformata in un laboratorio Blockchain (la tecnologia alla base dei Bitcoin).

Bitcoin e Blockchain mi ricordano i genitori di Michael J Fox in “Casa Keaton”, il telefilm che lanciò l’attore negli anni ’80. Ex sessantottini Figli dei Fiori, nel tempo si erano trasformati in simpatici borghesi.

Nello stesso modo, Bitcoin e Blockchain da possibili distruttori dell’ordine costituito, sono diventati dei grandi alleati del mondo bancario.

Bitcoin e (soprattutto) Blockchain restano degli strumenti innovativi, ma non distruggeranno le banche. Anzi, nel 2016 sempre più banche inizieranno a sperimentare il Blockchain come strumento per trasferire e certificare informazioni.

6. Crescerà il fintech nei paesi in via di sviluppo (e potrebbe diventare l’anno dell’Africa)

Cosa succede se il cliente dell’esempio precedente, entra nel negozio ma può pagare solo con lo smartphone perché non ha la carta di credito?

Questa situazione sembra impensabile a noi occidentali, ma è molto comune nel resto del mondo. Qualche esempio.

  • In Indonesia, un paese con 255 milioni di abitanti, è possibile chiedere un prestito per spese di matrimonio (Wedlite).
  • In India, quasi 1.3 miliardi di abitanti, lo smartphone è in alcuni casi l’unico strumento con cui pagare un taxi (Oio Cab).
  • In Kenya, 45 milioni di abitanti, con lo smartphone è possibile organizzare campagne di crowdfunding tra i vicini per pagare le spese scolastiche e i funerali (M-Changa)

Nel 2015 solo in Asia gli investimenti Fintech hanno raggiunto $3.5 miliardi. Nel 2016 è prevista una crescita del 400%, con grossi investimenti direttamente dagli USA.

A Novembre ho avuto l’onore di essere invitato come speaker all’African Investment Summit, e la situazione è simile all’Asia dell’anno precedente.

L’Italia — paese a metà tra Europa e Africa — potrebbe cavalcare questa crescita meglio di qualunque altra nazione (ma solo se cambia modo di lavorare).

Se fossi il direttore di Hype — la startup di pagamento legata a Banca Sella — sarei un po meno interessato ad un mercato piccolo e difficile come l’Italia, è molto più interessato a sviluppare partnership nel continente Africano.

7. Diventeremo molto più attenti ad accettare amicizia su Facebook

Trustev è una startup che analizza i social media per anticipare le frodi nei pagamenti online. I loro clienti sono i siti di e-commerce e le piattaforme di pagamento.

Avevo conosciuto i fondatori di Trustev nel 2013, quando ho servito come giudice al Web Summit. Meno di due anni dopo, l’azienda è stata acquisita per $44 milioni.

Nel 2016 i social media saranno sempre più utilizzati per concedere prestiti ed autorizzare pagamenti. Il livello economico dei nostri amici su Facebook, il ristoranti da cui postiamo su Instagram, sono tutti indicatori utilizzati per capire se un cliente è abituato a restituire un prestito e se può permetterselo.

E’ inquietante ma è molto difficile che questa strada sia abbandonata per rispettare la nostra privacy (sempre che la parola privacy non scompaia del tutto dal vocabolario).

Una startup che ci permetta di controllare lo status sociale di chi ci ha chiesto l’amicizia su Facebook, non è più così improbabile. Questa tecnologia non è ancora disponibile ai consumatori, ma inizia ad essere utilizzata dalle banche e dalle grandi aziende.

Nel 2016 molte persone alla ricerca di un prestito inizieranno a rendersene conto (dolorosamente).

Il prossimo appuntamento

Bill Gates ripete spesso che “Quasi tutti sopravvalutano quello che è possibile fare in un anno, e sottovalutano quello che è possibile fare in dieci anni”. L’unico modo per esserne sicuri, è darci appuntamento al 31 Dicembre 2016.

Immagine: JD Hancock su Flickr

Per approfondire il tema dell’open innovation, conoscerla e soprattutto capire come guidarla e trarne vantaggio, si può far riferimento all’iniziativa del Gruppo Digital360: una piattaforma che a 360° tocca tutti i temi dell’innovazione aperta.

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