TECNOLOGIA SOLIDALE

L’importanza di promuovere la cultura digitale in Italia

È nata una Fondazione dedicata al sostegno e alla diffusione della cultura e delle politiche digitali. Perché? “Non ne esisteva ancora una che avesse questa missione”, dice il portavoce Francesco Nicodemo. “Il nostro primo scopo è accendere l’interesse dell’opinione pubblica sul tema”

Pubblicato il 23 Lug 2021

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“Siamo nati il 13 luglio. Abbiamo già iniziato a lavorare ma il calcio d’inizio ufficiale della nostra Fondazione lo daremo a settembre, con un evento che faremo (spero in presenza) a Roma con importantissime presenza istituzionali, economiche e culturali. Vogliamo far notare a tutti che Fondazione Italia Digitale è nata.”

Con queste parole Francesco Nicodemo, portavoce della neonata Fondazione Italia Digitale, inizia il nostro dialogo a proposito di questa nuova realtà del digitale italiano.

Nicodemo, perché creare l’ennesima fondazione che si occupa di digitale? Ce n’era davvero così bisogno?

“La risposta è scontata, caro Palmieri… Un anno e mezzo di pandemia ci dice che dal digitale non si può più tornare indietro. Per questo secondo noi fondatori sì, ce n’era e ce n’è bisogno e anche molto.”

Perché?

“Perché in Italia non esisteva ancora una Fondazione che avesse come missione quella di sostenere, divulgare, discutere delle politiche digitali in maniera specifica. Non è un pezzo del racconto, è il racconto.”

In che modo intendete “raccontare questo racconto”?

“Lo faremo con gli strumenti tipici delle fondazioni: eventi, convegni, ricerche, pubblicazioni…ma non è questo il punto. Lo strumento è funzionale allo scopo e il nostro obiettivo è quello di essere una parte terza, che promuove la cultura digitale e fa sedere allo stesso tavolo, istituzioni, stakeholder, impresa e accademia per discutere insieme sulle migliori politiche digitali per il Paese. Nei prossimi anni avremo davanti sfide enormi…”

Immagino lei si riferisca agli interventi legislativi della Commissione Europea con il Digital Service Act e il Digital Market Act oppure alla normativa sulla intelligenza artificiale…

“Certamente sì, ma c’è anche il tema della sovranità dei dati, il ruolo geopolitico della cybersicurezza, l’applicazione dell’automazione e dell’AI nella vita di ciascuno di noi, cittadino, studente, lavoratore, imprenditore, pensionato…”

Quindi avrete un taglio per così dire “generalista”?

“Avremo un approccio universale al tema digitale. Certo, alcuni temi ci stanno più a cuore, come la comunicazione, la sanità digitale o la cybersicurezza. Ma vorremo provare a stare su ogni tessera del puzzle che chiamiamo digitale. Come dicevo prima, non ci interessa un pezzo del racconto, ma il racconto nella sua interezza.”

In effetti, pur essendo nell’era digitale, un’era inedita nella storia dell’umanità, se ne parla molto poco nel dibattito pubblico, anche prima che il tema Covid lo monopolizzasse o quasi…

”Proprio così. Noi vogliamo colmare questa lacuna. Per questo abbiamo voluto nel nostro comitato scientifico accademici, rappresentanti dell’impresa e del terzo settore, con una fusione di età e competenze diverse, perché vogliamo essere una voce autorevole e dare un contributo di sostanza al dibattito pubblico.”

Da ultimo, che rapporti intendete avere con il governo e con i partiti politici? 

“Il nostro primo scopo è accendere l’interesse dell’opinione pubblica sul tema. Per quanto riguarda il rapporto con la politica, siamo una fondazione apartitica, aconfessionale e profondamente democratica e intendiamo avere rapporti con tutti, proprio perché vogliamo aiutare il dibattito pubblico e far sentire la nostra voce sul tema. Tutti sono i benvenuti, certo con i neoluddisti digitali non avremo molti punti di partenza in comune.

A proposito di punti di partenza in comune. Finora non mi ha detto da chi è nata l’idea…

“In un certo senso, questo è il secondo tempo di una esperienza bellissima che è PAsocial, l’associazione che abbiamo fondato sei anni fa e che si occupa di promuovere e sostenere la nuova comunicazione pubblica, analogica e digitale. Però occuparsi della comunicazione pubblica digitale, senza occuparsi dell’intero ecosistema rischiava di essere parziale, quasi “distorsivo”. Da questa riflessione è nata l’idea della nostra Fondazione, che ha coinvolto come fondatori diverse realtà della comunicazione e del digitale.”

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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