VENTURE CAP

Inutile sognare la Silicon Valley! Il nostro modello è biotech

Non saremo mai Israele o la California. Per tradizione scientifica possiamo puntare sul Life Science. Ma in Italia non c’è un fondo dedicato alle biotecnologie, nonostante tre recenti operazioni da 8 miliardi di dollari. Ecco 3 proposte per rimediare

Pubblicato il 24 Gen 2014

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Pierluigi Paracchi, founder and Ceo Medixea Capital, Investor and Board Member at EOS

Un’altra? Ma già si sapeva!

Ho letto domenica scorsa Maurizio Molinari @Maumol su LaStampa: dalla prima pagina partiva l’attacco dell’articolo “Silicon Valley in riva al mediterraneo”. Veniva narrata, per l’ennesima volta, l’epopea della creazione di imprese ad alta tecnologia, digitali e biotecnologiche, nello stato di Israele. Preciso quanto riportato, per noi italiani stupefacente: le parole magiche – start-up, crowdfunding, venture capital – all’incubatore Air Port City di Tel Aviv si intersecano, prendono forma e fanno piovere soldi e lavoro.

Correttamente l’articolo motiva il continuo miracolo con la situazione di eterna emergenza militare dello stato di Israele. L’innovazione, infatti, arriva in gran parte dai potenti investimenti militari. Non dimentichiamo che Internet trae le sue origini da un progetto del Dipartimento di Difesa USA.

Spacco pietre in Italia facendo venture capital dal 2002 e già allora si citavano questi due esempi. Ebbene, non eravamo la Silicon Valley nel 2002; in 12 anni non ci siamo neanche avvicinati. Non lo saremo mai. Se qualche d’uno di voi ha fatto il servizio militare in Italia, quando la naja era obbligatoria, non ha bisogno di spiegazioni. Per gli altri, un po’ di fantasia. Chi ha provato o sta provando a scimmiottare il modello “Valley” perde tempo e soldi. Spesso soldi di terzi.

Dobbiamo trovare il nostro modello, unico, non replicabile, vincente. Così com’è accaduto per Moda, Lusso e Food. Non basato sugli investimenti, che non ci sono – forse per fortuna – del settore difesa. Io ci vedo il Life Science: biotecnologie, farmaceutica e dispostivi medici. Ciò per tradizione scientifica storica e per track record recente.

Possibile che in Italia non ci sia un fondo dedicato alle biotecnologie quando, solo nel 2013, possiamo vantare tre operazioni che insieme valgono circa 8 Miliardi di dollari?

Tutte e tre competitive sul mercato azionario più competitivo del mondo per l’innovazione, il Nasdaq: Intercept Pharmaceutical, nata da un professore di Perugia e finanziata da investitori italiani; EOS, con sede a Milano e team tutto italiano finanziata anche da un venture italiano (qui scrivo in conflitto di interessi); Gentium con sede a Como e nata da una famiglia di imprenditori.

Ricetta:

i) forse si dovrebbero mettere in rete i quasi 50 IRCCS – Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, tra cui eccellenze assolute come, tra gli altri, il San Raffaele, lo IEO e l’Humanitas. E qui ci penserà, spero, il Ministro Salute @bealorenzin

ii) forse gli investitori istituzionali italiani – banche, fondazioni, assicurazioni, fondi pensione – dovrebbero rivolgere i loro investimenti nel settore redditizio delle Scienze della Vita. E qui ci penseranno, spero, ACRI, ABI, ecc. (non sono su Twitter..)

iii) forse i manager, gli investitori e i ricercatori che sono stati in grado di creare 8MLD di $ di valore nel biotech nel 2013 dovrebbero rimettersi in gioco e ri-startuppare. E qui qualche cosa si muove… (questi, almeno alcuni, sono persino su Twitter).

* Pierluigi Paracchi @pigiparacchi – CEO Medixea Capital

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