TECNOLOGIA SOLIDALE

Da un’idea di Pino Insegno l’app che restituisce la voce a chi l’ha perduta

Sulla piattaforma Voice for purpose chi ha perduto la voce per una malattia potrà sceglierne una fra quelle donate da persone di tutto il mondo. Una soluzione che mette insieme le neuroscienze con le tecnologie digitali

Pubblicato il 10 Feb 2023

Foto di Ana Flávia su Unsplash

Credo proprio che il progetto Voice for purpose sarebbe piaciuto a Cesare Scoccimarro, mio compagno di liceo che ha combattuto e convissuto da vero uomo con la SLA per diciotto anni, assieme a sua moglie, l’indomabile Stefania Bastianello.

Il progetto Voice for purpose

Lo penso perché Voice for purpose permette alle persone che hanno perso la voce a causa di questa malattia di comunicare con una voce artificiale ma dall’espressività umana, al posto della fredda voce metallica degli attuali sintetizzatori. Ciascuno potrà scegliere una voce  tra tutte quelle che verranno donate da persone di tutto il mondo oppure salvare la propria, registrandola prima di perderla.
Vai su voiceforpurpose.com e guarda il video di apertura. Pino Insegno, attore e doppiatore dalla cui intuizione è nato il progetto, ti accompagnerà nella migliore spiegazione possibile per capire l’importanza di questa piattaforma di tecnologia solidale.

Chi c’è dietro Voice for purpose

La piattaforma è stata presentata lunedì 6 febbraio. Essa è frutto di un lavoro comune tra Università Campus Bio-Medico di Roma, Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Centri Clinici NeMO, Nemo Lab – il primo hub italiano dedicato esclusivamente alla ricerca tecnologica per le malattie neuromuscolari e nato nel solco dell’esperienza clinica e scientifica dei Centri Clinici NeMO – e Translated, leader mondiale nell’applicazione dell’intelligenza artificiale alle lingue. Tutto questo con l’egida di AISLA, l’Associazione Nazionale Sclerosi Laterale Amiotrofica.

Come funziona la piattaforma

Voice for purpose è compatibile con PC, smartphone, tablet e può essere utilizzata con l’ausilio di dispositivi di Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Basate sulla sintesi con reti neurali di ultima generazione, le voci generate offrono intonazione, ritmo e quella espressività naturale che trasmette non solo i concetti ma anche gli stati d’animo, le emozioni, le preoccupazioni.
Naturalmente, oltre alle persone malate di SLA, possono usare Voice for purpose tutti coloro che vivono uno stato di salute che li espone al rischio di perdere la voce o che l’hanno già persa.

Gli sviluppi di Voice for purpose

La piattaforma presentata è l’avvio di un’ampia iniziativa che nei prossimi tre anni costruirà un vero “ecosistema digitale della voce”, il primo a mettere insieme le neuroscienze con le tecnologie digitali, l’intelligenza artificiale, la sensoristica avanzata e la robotica.
Le azioni si articoleranno in tre fasi:
– Fase 1: Sviluppo della “banca della voce” mediante una app dedicata per dispositivi mobili;
– Fase 2: Sviluppo e validazione clinica di una piattaforma per sintesi vocale attraverso input testuale o video;
Fase 3: Progettazione, sviluppo e validazione clinica di un ausilio basato su un sistema di sintesi vocale,
con interfaccia uomo-macchina personalizzabile e monitoraggio dei parametri psicofisiologici.
Ora, avendo letto fin qui, fai un ultimo passo: vai nel sito e dona un campione della tua voce. Io l’ho fatto. Non so se la giudicheranno utilizzabile, l’ho fatto anche per Cesare e Stefania.

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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