IL REPORT

Smart car: in Italia un’auto su 3 è connessa, in arrivo manutenzione preventiva e smart speaker

L’Osservatorio Internet of Things del Polimi prevede una crescita significativa delle Smart Car, che ad oggi sono 14 milioni e valgono oltre un miliardo di euro. Il 70% dei veicoli immatricolati nel 2018 è dotato di connessione SIM o bluetooth fin dalla produzione. In aumento i servizi abilitati dalla connettività

Pubblicato il 24 Apr 2019

Connected car

Sono 14 milioni i veicoli connessi in Italia, un terzo del parco auto circolante, valgono poco più di 1 miliardo di euro e rappresentano il 21% del mercato, un dato che nel 2018 è cresciuto del 37% rispetto all’anno precedente. È uno dei risultati emersi dalla Ricerca dellOsservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano presentata nei giorni scorsi a Milano al convegno “Buon compleanno Internet (of Things)”.

Sempre più auto nativamente connesse

I veicoli connessi sono nel 69% dei casi dotati di box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative, ma la crescita è trainata principalmente dalle auto nativamente connesse (31%): il 70% dei veicoli immatricolati nel 2018 è dotato di sistema di connessione SIM o bluetooth fin dalla produzione.

Smart car: obbligo allerta automatica e nuovi servizi

Nel report è prevista una crescita significativa delle Smart Car, con l’entrata in vigore da marzo 2018 per le nuove omologazioni dell’obbligo legato all’eCall (l’allerta automatica per attivare servizi di soccorso in caso di incidente) e per l’offerta dei nuovi servizi abilitati dalla connettività. Tra questi la manutenzione preventiva basata sul monitoraggio dei componenti e l’integrazione degli smart speaker nelle auto, che consentiranno agli utenti di interagire con il proprio veicolo tramite la voce. Sul fronte della guida autonoma siamo invece ancora in fase sperimentale: Modena e Torino sono tra le prime città che, nel corso del 2018, hanno permesso alle aziende di iniziare a testare anche in Italia queste soluzioni.

Smart city

Per una smart car serve (anche) una smart city. L’Osservatorio ne scatta una fotografia allo stato attuale. Oltre un comune italiano su tre (il 36%) ha avviato almeno un progetto di Smart City negli ultimi tre anni (2016-2018), in calo del 15% rispetto al triennio 2014-2016. L’80% dei progetti si ferma alla fase di sperimentazione, ma allo stesso tempo emerge la volontà di adottare soluzioni più innovative, che portino benefici tangibili per le comunità. È quanto rivela il sondaggio condotto dall’Osservatorio su 112 comuni italiani con più di 15mila abitanti. “La Smart City in Italia mostra timidi segnali di risveglio – commenta Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things – anche se complessivamente diminuisce il numero di progetti avviati, questi divengono più robusti e innovativi, con iniziative più strutturate, avviate con un approccio integrato e con progetti che vedono la collaborazione di diversi comuni. Pubblico e privato devono fare gioco di squadra per rendere le città più intelligenti. La creazione di opportuni ecosistemi che generino valore per l’intera comunità è il vero snodo cruciale su cui fare leva per il rilancio della Smart City in Italia”. La mancanza di competenze è la prima barriera all’avvio di progetti di Smart City, indicata dal 65% del campione, seguita dalla carenza di risorse economiche (62%). I comuni conoscono poco le novità tecnologiche e non hanno consapevolezza di come poterle sfruttare nell’offerta di servizi di valore: il 60% non sa dell’esistenza di reti IoT LPWA, adatte per le loro caratteristiche a supportare applicazioni per la Smart City. La terza barriera più frequente è la difficoltà di coordinamento tra i diversi attori coinvolti all’interno di un progetto Smart City (27%). La governance risulta spesso complessa: l’alternarsi di amministrazioni diverse nell’arco di pochi anni e la presenza di una moltitudine di enti proprietari degli asset presenti sul territorio rendono complicata la collaborazione tra attori eterogenei, pubblici e privati. Da un’analisi su 22 comuni e 43 aziende, inoltre, emerge come il livello di maturità dei comuni sia giudicato ancora insufficiente nel 97% dei casi, con un divario molto ampio rispetto alla maturità degli operatori dell’offerta (sufficiente nel 47% dei casi). Inoltre, i comuni faticano a utilizzare le informazioni raccolte sia internamente (il 78% segnala che i dati raccolti non sono rielaborati) sia esternamente (l’80% indica che non è presente alcuna forma di collaborazione con attori privati).

Internet of Things, il mercato

Più in generale il mercato italiano dell’Internet of Things continua a crescere a ritmi sostenuti anche nel 2018, raggiungendo il valore di 5 miliardi di euro, con un aumento del 35% rispetto al 2017. È spinto sia dalle applicazioni che sfruttano la “tradizionale” connettività cellulare (2,8 miliardi di euro, +27%), sia da quelle che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (2,2 miliardi, +47%). La crescita del mercato italiano è in linea con quella degli altri paesi occidentali, dove oscilla fra il +25% e il +40%, trainata soprattutto dai servizi abilitati dagli oggetti connessi che coprono ormai il 36% del mercato, pari a 1,8 miliardi di euro e in aumento del 44% rispetto all’anno precedente. Le soluzioni di Smart Metering e Smart Asset Management per le utility si confermano il principale segmento dell’Internet of Things, con il 28% del mercato e un valore di 1,4 miliardi di euro (+45%), per effetto soprattutto degli obblighi normativi che hanno portato all’installazione nel 2018 di 4 milioni di contatori del gas connessi e 5,2 milioni di contatori elettrici intelligenti di seconda generazione. Il secondo ambito più sviluppato è appunto costituito dalle Smart Car.

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