L'INTERVISTA

Massimiliano Di Silvestre (BMW Italia): innovazione e sostenibilità richiedono tempo, ora acceleriamo

Il presidente e amministratore delegato di BMW Italia Massimiliano Di Silvestre racconta che cosa c’è dietro la “scarica elettrica” della casa tedesca e lancia un appello: “Ci aspettiamo che il Governo metta in atto un piano ambizioso”. Vendere online le auto? “Sì, ma per il momento attraverso i concessionari”

Pubblicato il 24 Mar 2021

Massimiliano Di Silvestre, Presidente e Amministratore Delegato di BMW Italia

Innovazione e sostenibilità sono percorsi che richiedono tempo. Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di BMW Italia, invita a leggere così la “scarica elettrica” data, la scorsa settimana, alla presentazione del bilancio 2020 della casa di Monaco. “Due nuove vetture completamente elettriche, il primo SUV e la prima sportiva, non sono una dichiarazione di intenti ma un risultato assolutamente concreto”, dice.

Di Silvestre, 50 anni, ha lavorato in diverse aziende dell’automotive ma in Bmw ha fatto la sua prima esperienza professionale importante all’inizio degli anni Duemila e lì è tornato nel 2012, facendo Roma, Budapest, Roma. Ha quindi una memoria storica diretta. E da lì comincia per sottolineare che i4, la sportiva da 400 cavalli, iX, il SUV, e i 13 elettrici modelli annunciati per il 2023 arrivano da lontano.

“Nel 2007 è stato creato il brand BMWi, tra il 2013 e il 2014 ci sono stati i primi lanci ed è partito il processo che porterà all’elettrificazione della gamma. Nel 2020 è stato fatto un altro passo avanti con la Mini elettrica e adesso con questi due nuovi modelli abbiamo in gamma cinque vetture completamente elettriche, che saranno tutte disponibili anche in Italia entro la fine del 2021

Che cosa c’è dietro questo percorso cominciato quasi 15 anni fa?

Una visione chiara: sostenibilità, a due e a quattro ruote. Una visione che nel 2020 ci ha portato al primo posto nella categoria Automobiles del Dow Jones Sustainability Index. La nostra tecnologia sta contribuendo a ridurre le emissioni: proprio nel 2020 abbiamo raggiunto e superato l’obiettivo posto dalla UE (99 grammi per chilometro rispetto a 104 previsti). Dal 1995 al 2020 abbiamo ridotto le emissioni del 53%.

Per il 2030 avete obiettivi ancora più ambiziosi. Come riuscirete a raggiungerli?

Sì, ora vogliamo ridurre le emissioni C02 del 40% per chilometro percorso. Come? Lavorando sull’intera catena del valore, dalla produzione dell’energia al recycling, coinvolgendo quindi tutta la filiera dai fornitori. È questo l’approccio circolare definito dal nostro CEO Oliver Zipse.

Per il 2030 BMW conta di vendere il 50% di auto elettriche. Sarà una sfida con Tesla?

Noi non ci occupiamo di finanza. Abbiamo un duplice obiettivo: la trasformazione della tecnologia per rendere tutto il processo sostenibile. Ed è un obiettivo perseguito da tempo…

Presidente, torniamo ancora al tempo?

Sì. E andiamo ancora più indietro. Nel 1972, io avevo un anno, BMW presenta a Monaco in occasione delle Olimpiadi due vetture completamente elettriche. Nel 1973 apriamo ufficio di protezione ambientale a Monaco di Baviera. E guardi che non pensiamo solo elettrico. Nel 2021 avremo la prima flotta di auto a idrogeno, alimentato attraverso la batteria elettrica,

D’accordo, la sostenibilità è un mantra in BMW. Fatte le auto, poi bisogna venderle e questo non sembra un buon momento …

Questo è un altro pezzo della sostenibilità: rendere sostenibile il rapporto con il mercato e con il cliente, in un contesto cambiato. La pandemia ha sconvolto gli schemi dappertutto, ma ha riportato l’automobile al centro come mezzo sicuro per la mobilità individuale. Adesso dobbiamo rendere tutta questa nuova tecnologia umana, comprensibile e fruibile per il cliente. E anche su questo fronte lavoriamo da tempo….

A che cosa si riferisce?

Mi riferisco all’eDrive. Con questo sistema 20 anni fa abbiamo rivoluzionato la concezione della strumentazione di bordo. Fino al 2001 avevamo tantissimi pulsanti sul cruscotto. BMW ha rovesciato il paradigma, eliminando e semplificando. Una scelta che all’inizio fu molto criticata. Ma poi fu seguita da tutti. Ecco, questo è un esempio di tecnologia al servizio delle persone. Un approccio che ci guida anche adesso per migliorare sicurezza e qualità della vita a bordo.

La BWW iX, primo SUV elettrico della casa di Monaco

BMW venderà le sue auto online?

Stiamo lavorando su alcuni strumenti di vendita online. A fine 2020 abbiamo lanciato il garage online, dove i nostri clienti possono configurare l’auto o sceglierne una fra gli stock di tutti i nostri concessionari. Posso quindi avviare anche una trattativa d’acquisto, ma passando sempre attraverso la rete di vendita.

Quindi i concessionari restano il canale di vendita principale?

Al momento lavoriamo per digitalizzare tutta la filiera ma continuiamo a studiare tutte le possibili forme per essere sempre più competitivi e vincenti con tutti gli stakeholder del processo. Abbiamo lanciato tanti nuovi servizi per migliorare la relazione con i clienti, come il pickup and delivery o il test and drive at home, mettendo assieme la forza del digitale e del fisico.

Che cosa può fare una casa automobilistica per la smart mobility, la nuova mobilità urbana?

Molto. E BMW lo sta facendo con un contributo determinante all’interno del piano Aria/Clima. Da due anni abbiamo cominciato a studiare la connettività estesa dei nostri veicoli, per valutare la qualità di strada percorso in modalità elettrica nei veicoli ibridi plugin. Grazie alla tecnologia IDrive zone, le nostre auto ibridi passano a modalità elettrica pura non appena entrano in una zona definita, come le ZTL, zona ecologica o a traffico limitato. La gestione intelligente dei veicoli ibridi è un punto importante in un piano di smart mobility per cui non c’è mai una sola soluzione, infatti noi contribuiamo anche con gli scooter elettrici e presto anche con una bici a pedalata assistita.

La BMW i4, prima sportiva elettrica della casa di Monaco

Che cosa serve a questo punto per accelerare sulla smart mobility?

La mobilità urbana non può che essere un progetto condiviso. Siamo assolutamente convinti che questo sia il momento giusto in cui avviare un confronto serio e costruttivo fra ricerca, istitutizoni, e università e aziende come la nostra per progettare la mobilità del futuro tenendo conto delle necessità infrastrutturali poste da evoluzioni come il 5G o la mobilità elettrica.

Vuol dire che non possono fare tutto aziende come BMW?

I nostri concessionari, circa 160 outlet, diventeranno tutti punti di ricarica veloce. Ma dobbiamo e vogliamo sviluppare partnership. E ci aspettiamo che il Governo metta in atto un piano ambizioso. Ci sono le competenze, adesso ci sono le risorse, quindi è il momento di fare la sintesi e mettersi all’opera.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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