La diffusione della mobilità elettrica dipende da molteplici fattori: il costo iniziale di acquisto del veicolo, autonomie sempre più estese, tempi di ricarica rapidi e, non ultimo, la facilità di accesso ai punti di ricarica. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta ancora oggi un freno significativo per molti potenziali acquirenti.
Nonostante da anni siano disponibili app e software che facilitano la pianificazione delle ricariche, il processo di ricarica richiede ancora un’organizzazione che va ben oltre il semplice “fermarsi a ricaricare quando la batteria è quasi scarica”. Questo aspetto rappresenta una barriera psicologica e pratica alla diffusione delle auto elettriche.
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Siti di ricarica e stazioni di rifornimento: lo stesso numero
n Italia, la rete di infrastrutture di ricarica, pur non essendo ancora tra le più avanzate in Europa, ha registrato negli ultimi anni una crescita significativa. Secondo il recente (luglio 2025) Libro bianco sulla mobilità elettrica a opera di Motus-E, associazione italiana che riunisce operatori industriali dell’automotive, operatori dell’energia ed esperti dal mondo accademico, allo scorso marzo erano attivi oltre 65.000 punti di ricarica, più che triplicati in soli quattro anni. Le location di ricarica superano le 22.000, un numero ormai paragonabile a quello delle tradizionali stazioni di rifornimento di carburanti fossili. Secondo l’anagrafica del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, le stazioni di rifornimento tradizionali di carburanti fossili presenti sul territorio nazionale sono circa 23.000. Di queste, circa 500 situate lungo le autostrade. Anche questo dato risulta ormai comparabile a quello delle infrastrutture di ricarica elettrica, che coprono circa la metà delle aree di servizio lungo la rete autostradale italiana.
Non va inoltre dimenticato che, mentre le infrastrutture di ricarica sono in continua espansione e continueranno a crescere nei prossimi anni, le stazioni di rifornimento tradizionali, in particolare quelle di dimensioni più ridotte, sono progressivamente in chiusura a seguito di una riorganizzazione della rete distributiva.
Di conseguenza, le location dotate di uno o più punti di ricarica saranno sempre più numerose, già a partire dai prossimi mesi, anche in un paese come l’Italia. Va sottolineato che l’Italia è uno dei Paesi europei con il maggior numero di stazioni di rifornimento tradizionali per carburanti fossili; tuttavia, il trend attuale indica chiaramente una crescita continua e sostenuta delle infrastrutture di ricarica elettrica, che a breve supereranno in numero quelle dei carburanti convenzionali.
È possibile ricaricare ovunque l’auto elettrica?
Eppure, nonostante questi dati inequivocabili e ampiamente confermati, la percezione di difficoltà nella ricarica, soprattutto al di fuori dei grandi centri urbani, continua a rappresentare un importante freno all’acquisto di veicoli elettrici.
La soluzione ideale sarebbe semplice e diretta: poter ricaricare ovunque. La domanda, allora, è: è possibile? La risposta è sì, e in alcuni contesti è già realtà.
I vantaggi della ricarica lenta
Il cosiddetto “uovo di Colombo” è rappresentato dalla ricarica lenta, adatta a quando l’auto rimane parcheggiata per molte ore, di giorno o di notte. Questo è un grande vantaggio, quasi un lusso se non fosse una semplice banalità: per oltre il 95% del tempo l’automobile rimane ferma, parcheggiata, ad esempio mentre si è al lavoro o a casa. In queste occasioni è possibile ricaricare comodamente la batteria senza sottrarre tempo alle proprie attività quotidiane. Un’opportunità impensabile per un’auto a combustione interna, che richiede invece una sosta dedicata anche se di breve durata.
Per questo tipo di ricarica sono sufficienti prese di bassa potenza, equivalenti a una normale presa domestica da 3,7 kW, che consentono di ricaricare completamente un’auto durante la sosta notturna o diurna al lavoro.
Questa soluzione non richiede infrastrutture complesse, interventi edili o autorizzazioni particolari, come invece accade per le stazioni di ricarica ad alta potenza o per i distributori di carburante tradizionali. La risorsa fondamentale, infatti, è già presente e capillarmente distribuita: l’energia elettrica lungo le strade, garantita dall’illuminazione pubblica.
Ricaricare l’auto nei lampioni stradali, le sperimentazioni in Italia
Se quindi i lampioni stradali fossero dotati di prese per la ricarica, la percezione dell’accessibilità cambierebbe radicalmente: sarebbe possibile ricaricare ovunque, a costi molto inferiori rispetto al rifornimento tradizionale di benzina o diesel.
Va inoltre sottolineato che questo tipo di installazione non richiede spazi di parcheggio riservati esclusivamente ai veicoli elettrici, i quali sono spesso percepiti negativamente dagli automobilisti non elettrici come una riduzione delle già scarse possibilità di parcheggio lungo le strade. Al contrario, tali sistemi si integrerebbero nel normale regime di parcheggio, rispettando le consuete norme e le colorazioni delle strisce, che vanno da quelle riservate a specifiche categorie, a quelle a pagamento o libere.
In Italia sono già in corso alcune sperimentazioni, spesso promosse da piccoli comuni. A Milano, ad esempio, A2A ha realizzato un progetto pilota – come a Brescia – dotando alcune vie di punti di ricarica a bassa potenza, con centralina unica e potenza condivisa, distribuendo circa una dozzina di punti su un tratto di strada lungo circa 50 metri. Tuttavia, siamo ancora lontani da una diffusione capillare e su larga scala.
La ricarica dai lampioni stradali è realtà nel Regno Unito
Ma questa non è una mera utopia: è già realtà in altri Paesi.
Nel Regno Unito, paese simile all’Italia per dimensioni, popolazione e abitudini di guida, molte aree residenziali dei sobborghi di Londra dispongono di lampioni dotati o predisposti per la ricarica elettrica. Alcuni sono già attivi, mentre altri attendono di essere messi in funzione. La visibilità di queste infrastrutture è notevole e consente di parcheggiare ovunque in queste strade con la certezza di poter ricaricare facilmente il proprio veicolo.
La ricarica a bassa potenza, inoltre, comporta costi significativamente inferiori rispetto alle colonnine di media e alta potenza, grazie al minore impegno infrastrutturale, rappresentando così una soluzione efficiente ed economicamente sostenibile.
Questa è una strada che l’Italia dovrebbe percorrere con decisione e rapidità, sfruttando infrastrutture già esistenti e semplici adattamenti tecnici. In molti casi, infatti, la soluzione è letteralmente sotto i nostri occhi.
La mobilità elettrica offre opportunità impensabili per la mobilità tradizionale, a partire proprio dalla possibilità di ricaricare ovunque e in ogni momento in cui l’auto non viene utilizzata.
Il rifornimento tradizionale, invece, richiede sempre un tempo dedicato e specifico, da investire nelle stazioni di servizio.
Rientrare a casa, parcheggiare, collegare la spina come si fa con qualsiasi dispositivo elettronico (smartphone, tablet, computer) e proseguire con le proprie occupazioni è una rivoluzione di praticità che può davvero contribuire a sbloccare la diffusione dell’auto elettrica in Italia.






